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Cronaca Montespaccato / Via Guido di Montpellier

Clan Gambacurta: condanne per 370 anni di carcere al gruppo di "zio Franco"

Le accuse sono a vario titolo quelle di usura, estorsioni, riciclaggio, spaccio e traffico di droga, aggravate dal metodo mafioso

Una quarantina di condanne per un totale di circa 370 anni di carcere sono state emesse dal Tribunale di Roma al processo contro il clan Gambacurta e i suoi affiliati attivi nel quartiere di Montespaccato nel zona nord della Capitale. Le accuse sono a vario titolo quelle di usura, estorsioni, riciclaggio, spaccio e traffico di droga, aggravate dal metodo mafioso. In particolare, Franco Gambacurta, detto 'zio Franco', ritenuto il capo, è stato condannato a 30 anni, come chiesto dal pm Francesco Cascini mentre Massimiliano e Roberto Gambacurta sono stati condannati rispettivamente a 18 anni e a 13 anni e 9 mesi. Sei anni di carcere a Salvatore Nicitra. Al processo si erano costituiti parti civili tra gli altri il Campidoglio e la Regione Lazio.

Il processo prende spunto dalla maxi operazione Hampa dei carabinieri, coordinata dalla Dda di Roma, che nel giugno 2018 portò all'arresto di 58 persone. L'inchiesta aveva portato alla luce un sodalizio criminale al centro di una rete di rapporti con elementi apicali della 'ndrangheta, della camorra e di altri sodalizi della criminalità organizzata romana.

Un nome importante quello di Zio Franco. "Non esiste intercettazione nell'ambito della criminalità organizzata romana - le parole del Procuratore Aggiunto della DDA di Roma Michele Prestipino all'epoca degli arresti nel 2018 - nel quale non viene indicato il nome di Franco Gambacurta". Un nome pesante, la cui caratura criminale è riconosciuta come tale anche dai gruppi operanti ad Ostia e da Massimo Carminati, con il nome di Franco Gambacurta, citato diverse volte nelle intercettazioni riguardanti le indagini che portarono a suo tempo ad arrestare l'ex Nar.

Le indagini dei Carabinieri avevano documentato anche il coinvolgimento di Salvatore Nicitra, ex esponente della Banda della Magliana. Secondo le accuse, grazie alla sua fama delinquenziale, Nicitra era stato chiamato a fare da 'arbitro' in una controversia insorta tra Franco Gambacurta ed esponenti del gruppo criminale di Michele Senese, in ordine alla titolarità dei crediti vantati nei confronti dell'imprenditore, imponendo a quest'ultimo, con modalità mafiose, di corrispondere la somma di 100mila euro a ciascuno dei contendenti.

"La sentenza sul clan Gambacurta rende giustizia ai romani e soprattutto agli abitanti del quadrante nord della città. Il processo ha riguardato  un sodalizio criminale capeggiato da Franco Gambacurta detto zio Franco, protagonista importante di un reticolo di rapporti e relazioni con elementi apicali della ‘ndrangheta, della camorra e di altri sodalizi della criminalità organizzata romana” Il commento del presidente dell’Osservatorio per la legalità e la sicurezza della Regione Lazio, Giampiero Cioffredi, a seguito delle condanne del Tribunale di Roma al clan Gambacurta.

“La sentenza  - prosegue Cioffredi - conferma il grande e robusto  lavoro investigativo della Procura Distrettuale Antimafia della Procura di Roma e del Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri che sono riusciti a delineare i contorni di un’associazione a delinquere finalizzata a reati quali usura, estorsioni, riciclaggio, intestazione fittizia dei beni, traffico e spaccio di droga aggravati dal metodo mafioso. La Regione Lazio si è costituita parte civile al processo per rappresentare un segnale concreto di sostegno all’attività investigativa, alle vittime e ai cittadini di Montespaccato che in questi anni hanno subito la forza di intimidazione del clan”.

“Insieme all’Asp “Asilo Savoia” – conclude il presidente Cioffredi - abbiamo raccolto la sfida della gestione dell’impianto sportivo sequestrato a Montespaccato al clan Gambacurta per contribuire attraverso il calcio e tante altre iniziative di volontariato a ricostruire l’orgoglio di una comunità oltraggiata per anni dall’egemonia criminale. Cos’altro deve succedere a Roma affinché il tema della lotta alle mafie assuma centralità nel dibattito pubblico della Capitale?”.
 

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