rotate-mobile
Cronaca

Clan Senese a Roma, riconosciuta l'aggravante mafiosa: 120 anni di carcere per il clan di Michele O' Pazz

Il processo dopo la maxi operazione del luglio 2020 "Affari di famiglia"

Più di un secolo di carcere. E' stata infatti riconosciuta l'aggravante dell'agevolazione al clan mafioso di stampo camorristico capeggiato da Michele Senese dai giudici del tribunale di Roma. Oggi, mercoledì 20 ottobre la senteza con una ventina di condanne per quasi 120 anni di carcere.  

I giudici hanno inoltre riconosciuto l'aggravante del metodo mafioso per i reati di usura ed estorsione. Tra gli imputati, il capo clan Michele Senese, detto Michele O' Pazz, è stato condannato a 15 anni di carcere, mentre il figlio del boss, Vincenzo, è stato condannato a 16 anni e mezzo. Condannata a 7 anni la moglie del capoclan, Raffaella Gaglione mentre il fratello Angelo Senese a 7 anni. 

Condannato il clan Senese a Roma 

Nei confronti degli imputati il pm della Dda di Roma Francesco Minisci contestava reati che vanno dall'estorsione, all'usura, riciclaggio e trasferimento fraudolento dei valori, con l'aggravante, per alcune posizioni, di avere agito con il metodo mafioso. Al processo si è arrivati con l'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Ilaria Calò, che ha portato nel luglio 2020 alla maxi operazione 'Affari di Famiglia', eseguita dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza e dalla Squadra Mobile. Durante le udienze del dibattimento sono stati ricostruiti i flussi finanziari e sentiti diversi collaboratori giustizia che hanno svelato le attività del clan, in particolare nei settori di auto, ristorazione e abbigliamento, oltre che nella Capitale, anche a Verona, Milano e Napoli.

Affari di Famiglia 

Dall'indagine era emerso che Michele Senese detto 'O' Pazz', nome di spicco della camorra a Roma e attualmente detenuto nel carcere di Catanzaro dove sta scontando una condanna quale mandante dell'omicidio del 'boss della Maranella' Giuseppe Carlino, continuava a fare affari anche dietro le sbarre scambiando 'pizzini' con i familiari durante i colloqui, in particolare con il figlio Vincenzo, e con la moglie, Raffaella Gaglione.

In almeno due occasioni, stando all'operazione 'Affari di Famiglia',Senese si era scambiato con il figlio, senza farsi notare dal personale di vigilanza, le scarpe rispettivamente indossate per scambiarsi messaggi. "Cioè, qui stiamo parlando de… che è il capo di Roma! No il capo di Roma, il capo…il boss della camorra romana!!! Comanda tutto lui!!", diceva uno degli arrestati riferendosi Senese in un'intercettazione riportata nell'ordinanza del gip.

L'arrivo a Roma, la sua ascesa e rapporti con la Banda della Magliana

Negli anni '80 Senese si trasferisce nella Capitale, dove inizia la sua ascesa criminale.  Successivamente, nell'ambito dell'operazione 'Orchidea', eseguita nel gennaio del 2009 nei confronti di "zio Michele " e altre 40 persone, veniva ricostruita parte della sua carriera criminale.

L'operazione si basava anche sulle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia che avevano riferito come Senese, arrivato a Roma per dare la caccia agli affiliati della Nuova Camorra Organizza che erano scappati nel Lazio, per ucciderli, aveva dato vita, nella Capitale, ad un'autonoma organizzazione che operava essenzialmente nel settore del traffico e dell'importazione di sostanze stupefacenti (cocaina ed hashish), pur mantenendo sempre attivi i suoi rapporti con le associazioni camorristiche campane alle quali il Senese assicurava il suo aiuto partecipando ad omicidi che gli venivano commissionati e per l'esecuzione dei quali si recava in Campania per poi fare ritorno a Roma o, viceversa, rivolgendosi ai suoi amici camorristi per richiedere l'invio da Napoli di killer per commettere omicidi nell'area romana di controllo e sviluppando poi, grazie al suo carisma criminale, nuovi rapporti ed alleanze con altre organizzazioni criminali come quelli con Banda della Magliana, e la famiglia Nicoletti, il cassiere della Banda.

L'omicidio Carlino e gli affari con i Pagnozzi

Senese, riuscito ancora una volta a evitare il carcere, è stato nuovamente arrestato nel giugno del 2013, a seguito della riapertura delle indagini sull'omicidio di Giuseppe Carlino, commesso il 10 settembre 2001 a Torvajanica che hanno portato alla condanna, in primo grado (sentenza del 31 ottobre 2014) e in appello (sentenza del 29 gennaio 2016) di Michele Senese e Domenico Pagnozzi, il primo quale mandante e il secondo quale esecutore materiale dell'efferato delitto.

L'omicidio era stato eseguito per vendicare l'assassinio del fratello Senese, Gennaro, commesso a Roma il 16 settembre 1997 dai fratelli Carlino e per punire i fratelli che avevano anche contratto un debito nei confronti di altri gruppi criminali attivi nel narcotraffico internazionale, riaffermando in tal modo il prestigio e la forza intimidatrice della citata associazione per delinquere.

Le condanne hanno trovato il commento di Gianpiero Cioffredi, presidente dell'Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio: "La sentenza emessa dal Tribunale di Roma,  di condanna per oltre 120 anni di carcere nei confronti di Michele Senese, dei suoi familiari e di altri affiliati decapita un clan protagonista assoluto dello scenario criminale romano. L'inchiesta, con il coordinamento del procuratore aggiunto della Dda Ilaria Calò e il pm Francesco Minisci aveva portato nel luglio 2020 alla maxi operazione eseguita dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza e dalla Squadra Mobile della Questura di Roma.  La sentenza emessa oggi dal Tribunale di Roma conferma l’impianto accusatorio in relazione ai reati  di estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego di proventi illeciti con l'aggravante di avere agito con il metodo mafioso. L’inchiesta “Affari di Famiglia” ricostruisce gli investimenti e le operazioni economiche dei Senese. Michele Senese, attualmente detenuto a Catanzaro,  attraverso il figlio Vincenzo, come emerge dall’inchiesta, ha avviato poderosi investimenti grazie a prestanome e strutture commerciali create ad hoc in vari asset, tra cui  commercio, ristorazione  e abbigliamento a Roma, Frosinone, Milano e Verona.  Una presenza storica, quella del clan Senese attestata nella Capitale sin dagli anni ’90, quando emersero gli interessi  nello spaccio di droga e, in tempi più recenti, con infiltrazioni nei settori imprenditoriali. Tale consorteria, pur mantenendo forti legami con gli ambienti camorristici di provenienza, di cui rappresentava il punto di riferimento su Roma, ha realizzato, da anni, un proprio agglomerato criminale romano autonomo, capace di aggregare sia soggetti di origine campana stabilitisi nella Capitale che pericolosi criminali locali. Il clan, che opera prevalentemente nell’area sud della Capitale, zona Tuscolana-Cinecittà, per l’autorevolezza del suo capo è stato coinvolto nelle più importanti dinamiche criminali romane. Le varie attività investigative hanno, infatti, evidenziato l’esistenza di una sorta di cartello criminale ossia l’esistenza di gruppi dotati di una propria autonomia, ma federati con i Senese al punto che lo ritroviamo  in moltissime inchieste sulle mafie a Roma, tra cui quelle su Fasciani, Gambacurta, Fragalà, Piscitelli, Nicitra e Casamonica".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Clan Senese a Roma, riconosciuta l'aggravante mafiosa: 120 anni di carcere per il clan di Michele O' Pazz

RomaToday è in caricamento