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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Casamonica, per i giudici si sostituiscono allo Stato: le motivazioni della condanna

Il clan Casamonica "esercita il suo predominio sfruttando la fama criminale conquistata negli anni dall'intera rete familiare"

"Il clan Casamonica non è un'associazione mafiosa che fa uso generalizzato delle armi da fuoco o della violenza fisica (che viene utilizzata solo per difendersi da minacce esterne, ovvero per 'sollecitare' il pagamento dei debiti usurari), ma è un sodalizio che esercita il suo predominio sfruttando la fama criminale conquistata negli anni dall'intera rete familiare, ottenendo - grazie alla condizione di assoggettamento e di intimidazione della popolazione - prestazioni contrattuali non retribuite, servizi e pratiche non consentite (come avvenuto in occasione del funerale di Vittorio Casamonica) e, in generale, trattamenti di favore".

È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza del Tribunale di Roma dello scorso luglio che ha disposto nove condanne in abbreviato fra il clan Casamonica con pene fino a dieci anni. La sentenza del giudice Andrea Fanelli ha confermato nella sua quasi interezza l'impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia di Roma in merito all'associazione a delinquere di stampo mafioso. A sostenere l'accusa in aula il pm Edoardo De Santis.

Al processo abbreviato dello scorso 16 luglio sono stati condannati Guerrino Casamonica detto Pelè a 10 anni e due mesi di reclusione, Cristian Casamonica a 8 anni, Sonia Casamonica a 7 anni, Dora Casamonica, 2 anni e 8 mesi, Manolo D'Aguanno, 3 anni e due mesi, 2 anni e 8 mesi per Anna Di Silvio, Danilo Menunno 3 anni e sei mesi. Daniele Pace, invece, 6 anni mentre la sua compagna, Vanessa Manzo, è stata assolta. L'operazione 'Noi proteggiamo Roma', quella da cui è partito il procecimento, era scattata il 16 giugno del 2010.

Casamonica, dalle origini al "brand": la storia del clan che si è preso Roma

"Il clan Casamonica, anche agli occhi della cittadinanza, si presenta come una comunità 'autarchica' ed autosufficiente che si pone in rapporto sostitutivo con l'autorità statale, il che costituisce un'ulteriore tipica connotazione delle associazioni di stampo mafioso".

Nelle motivazioni il giudice ricorda che "l'attività prevalente del clan è l'usura che, però, viene praticata in modalità tali da ridurre quasi sempre il debitore ad uno stato di assoggettamento tipico delle consorterie mafiose". A tal proposito il magistrato cita il racconto di una delle vittime del clan che sentito dagli inquirenti ha affermato che "chi contrae debiti con i Casamonica, anche dopo aver saldato il dovuto, rimane debitore a vita e ha l'obbligo nei loro confronti di riconoscergli quanto indebitamente richiesto".

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