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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Prostituzione: tratta di transessuali dalle favelas brasiliane, 28 arresti

La presunta organizzazione criminale, composta da italiani e brasiliani, era specializzata nel reclutare i transessuali nel Sud America

I carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno scoperto una presunta organizzazione criminale che commerciava persone del Brasile per farle prostituire sul territorio nostrano.

Nelle prime ore di questa mattina, i Carabinieri del Gruppo di Roma hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 28 persone (24 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, al favoreggiamento/sfruttamento della prostituzione maschile di tipo transessuale, nonché all’introduzione e alla permanenza nel territorio nazionale di transessuali da destinare alla prostituzione. L’ordinanza è stata emessa dal GIP del Tribunale di Roma, Dott.ssa Adele Rando, accogliendo la richiesta del PM, Dott.ssa Barbara ZUIN, nell’ambito dell’indagine convenzionalmente denominata “Fungo”.

Nel corso dell’operazione sono stati eseguiti anche 30 decreti di perquisizione a carico dei destinatari delle predette misure restrittive, nonché 14 sequestri penali preventivi di immobili già destinati all’attività illecita.

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Con quelli di oggi salgono a 62 gli arresti eseguiti nel corso degli ultimi anni. L’attività d’indagine, svolta tra gennaio 2010 e giugno 2011 dal Nucleo Operativo della Compagnia CC di Roma Eur, ha permesso di individuare e circoscrivere una banda criminale composta da cittadini brasiliani ed italiani, specializzati, a vario titolo, in diverse attività illecite ed operanti attivamente nella prostituzione di transessuali brasiliani sul territorio nazionale. Le vittime venivano reclutate con l’inganno di una vita migliore, per poi essere alloggiati in appartamenti dislocati a Roma, in Toscana ed in Campania. Giunti in Italia venivano, invece, avviati alla prostituzione in strada o all’interno delle stesse abitazioni in uso all’organizzazione.

In particolare è stato accertato che un gruppo di transessuali brasiliani, da tempo stabilitisi in Italia, era dedito al reclutamento di nuovi connazionali da sfruttare ed avviare alla prostituzione sul territorio nazionale. Il traffico di esseri umani veniva concordato e coordinato, in tutti gli aspetti logistici e di trasporto, con altri appartenenti all’organizzazione residenti in Brasile, tramite i quali veniva gestito l’intero tragitto che, spesso, vedeva i transessuali partire dal Sud America ed arrivare in Italia attraverso i confini di altri Paesi dell’Est Europa. Le vittime della “tratta”, per la maggior parte abitanti nelle favelas brasiliane, ricevevano direttamente a casa, via posta, il biglietto aereo con il quale imbarcarsi all’aeroporto di Rio de Janeiro per poi giungere a Parigi, Madrid, Budapest, Bucarest, Zurigo. Approdati in Europa, a cura di altri appartenenti all’organizzazione ottenevano ulteriori titoli di viaggio per trasporto in treno o autobus, con i quali attraversavano il confine fino ad arrivare a Milano o Firenze. Da qui, dopo aver soggiornato per alcuni giorni in appartamenti di passaggio, completavano la loro traversata fino a Roma.

Giunti a Roma, veniva loro comunicato che, per saldare quel debito con il sodalizio criminale, avrebbero dovuto versare una somma totale che variava dai 12.000 ai 18.000 euro in contanti, esercitando la prostituzione in strada nel settore a loro di volta in volta assegnato (zona Eur- Fungo, Piazza Navigatori e Via Longoni-zona Mattatoio). Tra gli obblighi imposti alle vittime vi era il pagamento di altre “tasse”, fra cui quella per l’alloggio e quella per occupare il suolo pubblico. Inoltre dovevano rigorosamente rispettare gli orari in cui presentarsi in strada per prostituirsi. I responsabili della banda avevano il compito di controllare l’attività di prostituzione in strada dei transessuali, oggetto di vessazioni pressoché quotidiane, anche con la minaccia che se non avessero onorato il debito contratto, le loro famiglie sarebbero state oggetto di ritorsione e violenze da parte delle ramificazioni dell’organizzazione presenti in Brasile. Nel corso delle indagini, erano già state tratte in arresto in flagranza 7 persone.

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