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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Tivoli / Via Maremmana Inferiore

Clinica Colle Cesarano, un'ex lavoratrice racconta la sua odissea

Si chiama Lucia Tertibolese ed è stata licenziata all'interno di una procedura di riorganizzazione del personale. Nel giugno del 2012 aveva vinto una causa contro la Cassa Integrazione

Dopo il caso sollevato con un'interrogazione regionale del gruppo del Movimento Cinque Stelle sul Centro Clinico Colle Cesarano per malati con problemi psichici di cui abbiamo dato notizia nei giorni scorsi, arriva la denuncia di Lucia Tertibolese, un'ormai ex lavoratrice nonché rappresentante sindacale che ci ha contattato per raccontarci la sua storia. “Nel luglio di quest'anno sono stata licenziata dalla società che gestisce il centro, la Geress srl” racconta. In totale, nel maggio del 2013, la procedura di licenziamento è stata aperta per dieci persone. Solo poche settimane prima, il 9 aprile 2013, è stato firmato un decreto con cui il commissario ad acta per la sanità nel Lazio, il presidente Nicola Zingaretti, ha determinato l'incremento del 5% rispetto a quanto percepito nel 2012 del livello massimo di finanziamento per il 2013 per le strutture che nel Lazio si occupano di assistenza neuropsichiatrica. Un budget che in totale per la struttura di Colle Cesarano ammonta a 8.976.240.

“Ho iniziato a lavorare in quella clinica nel 2003 come capo del personale svolgendo mansioni dirigenziali” racconta Tertibolese. “Nel 2008 ho chiesto di adeguare il mio stipendio alle mansioni che stavo svolgendo ma il risultato è che sono stata spostata di ufficio e mi sono state tolte le mansioni a me affidate”. E' anche per questo che nel novembre del 2009 Lucia diventa rappresentante sindacale dell'Ugl.

“Nel marzo del 2010 la Geress srl apre una procedura di riorganizzazione e riconversione del personale per 28 unità. La cassa integrazione per i lavoratori (si tratta di ammortizzatori sociali in deroga) inizia il 31 luglio di quell'anno e sarebbe dovuta terminare a dicembre anche se poi è stata prorogata per due anni e mezzo. E io ero tra le persone coinvolte”. La procedura, secondo quanto riportato nell'interrogazione regionale che porta la firma di Barillari e Porrello, non avrebbe potuto essere aperta perché in contrasto con la delibera 905 del 24 settembre del 2004 e di una precedente determina (la N. DO122 del 21/12/2004) nelle quali ci si impegnava a non 'procedere a licenziamenti di personale'. Inoltre, si legge sempre nell'interrogazione, non è mai stato “dichiarato ufficialmente lo stato di crisi”.

Lucia decide così di impugnare di fronte al Tribunale di Tivoli la lettera con cui è stata messa in Cassa Integrazione. Nel giugno del 2012, con sentenza n.1858 il giudice accoglie il ricorso obbligando l'azienda a pagare la differenza tra quanto percepito con l'ammortizzatore sociale e quanto avrebbe preso se fosse rimasta al lavoro. “In totale circa 70mila euro lordi che però non mi sono ancora stati versati così come non mi è ancora stato pagato il TFR” denuncia Tertibolese. Inoltre il giudice stabilisce anche che Lucia deve tornare al lavoro.

“Rientro in Clinica a fine agosto, dopo dieci giorni di ferie assegnate d'ufficio dietro la motivazione della necessità di organizzare la mia nuova postazione presso l'accettazione. Ma al mio rientro non trovo nè il posto per sedermi né mansioni da svolgere. Tutte le mattine infatti dovevo cercare negli altri uffici una sedia, spostare una cassettiera sotto la scrivania per poterci infilare le gambe e aspettare la fine della giornata fissando il muro” racconta Lucia.

Tre mesi dopo, il 14 novembre 2012, la Geress srl apre una nuova procedura per la messa in mobilità e il licenziamento collettivo per dieci persone. “E io sono di nuovo tra quelle”. Il 17 maggio 2013 la Geress srl apre una nuova procedura sempre con la motivazione di riorganizzazione e riconversione. “Ma se mi avevano affidato solo tre mesi prima a quell'ufficio, perché tre mesi dopo era da riorganizzare licenziando il personale?” si chiede Tertibolese Lucia che annuncia azioni legali a riguardo.

In relazione ai fatti qui raccontati, abbiamo interpellato anche la Geress srl ma fino a questo punto non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Rimaniamo a disposizione per eventuali chiarimenti.
 

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