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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Vita e morte dei cinema porno romani: cronaca di un'agonia a luci rosse

La Capitale ne era piena fino a pochi anni fa, dal centro alla provincia. Poi il tempo, o i tempi, li hanno cambiati e infine quasi tutti chiusi. Viaggio nelle ragioni del declino, dalla tecnologia alla clientela

Uno, il Mercury, stava proprio di fronte al Vaticano. Ai tempi, parliamo di anni '80, incassava – si dice – tre milioni al giorno: mille presenze giornaliere, a 3mila lire il biglietto. Oggi al suo posto c’è una libreria. Era uno dei moltissimi cinema a luci rosse sparsi per la Capitale, quasi tutti spariti nel giro di pochi anni all’inizio dei ’90. Sono rimasti in tre, semideserti. L’androne spoglio, il box biglietteria in un angolo. I clienti entrano alla spicciolata, coi soldi in mano e lo sguardo basso dietro gli occhiali scuri, li porgono al cassiere senza parlare e si avviano nel buio che si intravede oltre i pesanti tendaggi neri. Funziona così: si paga un biglietto – circa 7 euro – che vale tutta la giornata, tutti gli spettacoli che si vuole.

I cinema a luci rosse romani, ce n’erano così tanti che è difficile elencarli tutti. Molti di loro sono diventati multisala famosi, come il Warner di Piazza della Repubblica che prima erano Moderno e Modernetto di piazza Esedra.

“Oggi stiamo morendo”, ne è convinto un dipendente di uno dei cinema, che fa eco a tutti gli altri. Ma perché questo declino, cosa è successo, e cosa sta succedendo ai cinema porno? La batosta peggiore si potrebbe pensare l’abbia data Internet, ma non è del tutto vero. D’altronde c’è gente che giura che l’esperienza del cinema porno, per tutta una serie di suggestioni, non potrebbe mai essere sostituita dal computer.

Forse è meglio sentire chi ci sta dentro, il proprietario di uno dei cinema: “Problema principale sono i film, non c’è più mercato: il porno non si gira più in pellicola ma solo in dvd. E noi al cinema per legge non possiamo usarli, siamo costretti a continuare a mandare a ripetizione gli stessi film. Poi il noleggio: costa troppo e rientriamo a stento con le spese. E poi la qualità del prodotto: negli anni ottanta i film erano lunghi, con una trama, anche gialli per esempio, con 4 scene di sesso al massimo. Era il tempo delle attrici famose, la Fraiese (moglie del noto giornalista), la Carati, oggi è il tempo dell’amatoriale”. “Mi ricordo – continua il cinematografaro con un pizzico di nostalgia – che usciva la programmazione sui giornali. Poi magari se uno se l’era perso un film veniva anche da Napoli. E venivano avvocati, professionisti, gente con la ventiquattrore. Oggi invece è malfrequentato”.

E chi è che malfrequenta i semideserti cinema a luci rosse della Capitale? Chi la vive, quest'agonia delle sale? Uno che sta alla cassa tutto il giorno ne è sicuro, sono “quattro vecchietti a passare il tempo”. Internet però, racconta un’altra storia: nei forum si parla di orge in sala, pratiche indicibili dietro le colonne e in galleria; si millanta sesso di gruppo tra maschi nei bagni (perché essenzialmente di maschi è composta la clientela); rapporti tra persone che sui forum e su facebook si danno appuntamento in un determinato cinema a una determinata ora.

Si legge di uomini che entrano, in corridoio si travestono da signore ed in platea si offrono. Uomini-schiava alla completa mercé di una sala smaniante. Questa è la verità? Tra gli annunci e gli appuntamenti e i commenti, la rete ovviamente è piena di deliri. Ma nelle sale a luci rosse romane qualcosa succede. Intanto, una persona che nel circuito dei cinema a luci rosse c’è stato, ma oggi possiede un multisala, confida: “Al cinema a rimorchiare? Qualcuno mi ha detto che li vuole trasformare direttamente in saune, così magari le attività non muoiono, si riadattano”.

Un cinema di questo tipo si frequenta anche per fare determinati incontri. Quello che l’occhio attento nota da fuori, sono le marchette di pasoliniana memoria, giovani dell’est soprattutto, che girano intorno, entrano o escono. Poi certe immagini tornano in mente quando è un dipendente di uno dei locali che, se da una parte giura di non mandare mai film gay, ridendo confessa: “Certo che devo scendere ogni tanto a controllare, mica li posso lasciare in balìa delle onde”.

“A Roma, punti di ritrovo del genere, i cinema porno, ma anche luoghi all’aperto, ci sono sempre stati. E’ preoccupante il fatto che le persone siano ancora costrette a frequentarli, credendoli gli unici luoghi dove esprimere la propria sessualità, mettendo peraltro a serio pericolo la propria salute” ha dichiarato Fabrizio Marrazzo di Gay Help Line, “è preoccupante che molte persone ancora non si sentano in grado, o che la società non li metta in condizione di fare coming out”.
 

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