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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Velletri

La piazza di spaccio dei Castelli contesa tra italiani e albanesi

L'ultima operazione dei carabinieri ha certificato come Velletri sia una piazza di spaccio florida, ambita e strategica

Velletri negli ultimi due anni è diventata una piazza di spaccio ricca con giri d'affari da quasi cento mila euro al mese. Fatti di cronaca che hanno raccontato anche di piani - falliti - per sequestrare un imprenditore, e gruppi di albanesi in guerra e italiani ben organizzati che, da parte loro, con i sodalizi stranieri proprio non vogliono aver nulla a che fare. Bande di pusher che nell'ultimo anno e mezzo sono state decapitate dai carabinieri e che, raccontano gli investigatori, ora disegnano una situazione fluida. Uno scenario che ora potrebbe essere nuovamente "preso" da boss emergenti.

La posizione strategica di Velletri

Ma come può un comune della provincia di Roma di poco più di 50mila abitanti interessare così tanto? Dall'Arma un'idea ben chiara se la sono fatta. Velletri ha una posizione strategica. La Capitale è a due passi, il mare altrettanto e la zona ricca dei Castelli Romani anche. In più i due supermercati della droga più attivi nel Lazio, quelli di Tor Bella Monaca e di Latina, sono a qualche decina di chilometri di distanza. 

Uno snodo importante che può anche contare su una economia locale florida che consente un ricircolo di denaro importante. Traducendo, soldi che girano con una certa facilità, possibilità di reperire qualsiasi sostanza stupefacente messa a disposizione nei supermarket dello "sballo" aperti h24 e, non ultimo, i canali di vendita vicini, tra il litorale sud e la zona dei castelli con aree della movida che fanno gola a tanti. 

L'ultima operazione

L'ultimo blitz, quello della mattinata di martedì 7 giugno, ha portato all'arresto di 9 persone di cui otto in carcere, tutti italiani di Velletri e Marino. Locali appunto e, quindi, molto radicati nel tessuto sociale. Una radicalizzazione, secondo gli inquirenti, quasi paragonabile alla forza intimidatrice che possono dare le armi. I carabinieri della compagnia di Velletri, coordinati dalla procura, hanno così sgominato una piazza di spaccio gestita gestita da Federico e Valentino Luciani, figli del noto imprenditore edile locale Antonio (non indagato). Indagini che hanno portato al sequestro di oltre 4.000 dosi di cocaina e oltre 20.000 dosi di hashish. Il tutto nell'ambito di un volume d'affari stimato in circa 80.000 euro.

Stando a quanto emerso i due, come spiegano dall'Arma, sono gravemente indiziati di gestire gran parte del traffico di droga della zona. I fratelli Luciani, infatti, organizzavano lo spaccio smistando schede telefoniche intestate a persone del tutto ignare, usavano veicoli a noleggio e per non farsi scoprire, si mandavano messaggi criptici soprattutto via sms. Ma ci sarebbe di più. I due, infatti, secondo quanto ricostruito individuavano anche persone preposte alla custodia della droga e altri dedicati allo spaccio al dettaglio. 

La forza degli albanesi e del boss Demce

Insomma, erano ben organizzati e avevano voglia di espandere. In passato anche altri fratelli ci avevano già provato. Marco e Gabriele Bianchi, già detenuti in carcere per l'omicidio di Willy Duarte Montero, avevano tentato di entrare in quel giro fiutando la possibilità di guadagno a Velletri. Una espansione che non aveva fatto piacere a un pezzo grosso: Elvis Demce, l'amico di Diabolik che si proclamava "Dio". Lui è il protagonista più cruento della Gomorra albanese raccontata dalle indagini del gennaio 2022 dei carabinieri, della procura di Roma e della direzione distrettuale antimafia.

Non un romanzo, ma forse il primo capitolo più recente (e cruento) della faida criminale per il predominio dello spaccio a Velletri. Chi parlava di lui, intercettato a sua insaputa, non lesinava argomentazioni che ne sottolineavano la voracità della sua ambizione: "Vuole diventare il capo dei capi. Mi disse 'ascolta, noi due dobbiamo prendere tutta Velletri' e gli ho risposto 'non solo Velletri, possiamo prendere tutto il Lazio'".

La faida con Ermal Arapaj detto 'Ufo'

A frapporsi tra Demce e il suo desiderio di espandersi, era Ermal Arapaj, anche lui albanese. 'Ufo', così lo chiamano i suoi, come emerso dall'operazione di 6 mesi fa aveva messo in piedi un altro gruppo di albanesi e italiani capace di fare soldi - e molti - con la droga. Da quanto accertato, il gruppo criminale aveva svolto a Velletri "la propria attività mediante consegne di narcotico effettuate in forma itinerante e a domicilio", per evitare di incorrere in frequenti controlli. Una banda che aveva preso la piazza di spaccio di Demce, quando era fuori gioco perché in carcere. Il suo ritorno in campo, però, ha rimescolato il mazzo.

Le conversazioni intercettate hanno confermato l'astio nutrito da Demce nei confronti del connazionale tanto che Demce aveva progettato un attentato contro il rivale. Una guerra, quella della Gomorra albanese, che sarebbe finita nel sangue se gli arresti di Arapaj prima e di Demce poi, non avessero interrotto - almeno per ora - questa faida. 

Il "piccolo" mondo di Velletri

Altre inchieste, che hanno visto coinvolto anche un produttore cinematografico, hanno svelato invece i rapporti tra Elvis Demce e il clan camorristico D'Amico Mazzarella, operante nella zona di San Giovanni a Teduccio a Napoli. Il clan camorristico, secondo alcune intercettazioni, aveva chiesto a Demce - data la sua forza - di organizzare il rapimento di Antonio Luciani, padre dei due fratelli arrestati ieri. L'obiettivo, mai realizzato, era quello di recuperare 90 mila euro dall'imprenditore con interessi in società edili, ponteggi e nella società calcistica Cavese.

Luciani, anche in quella indagine, non risulta coinvolto. Demce, dal canto suo per farlo, aveva incaricato un uomo di fiducia per comprare "un bazooka da utilizzare contro la casa dei Luciani. I fratelli pusher arrestati ieri non si intromisero. Il movito non è chiaro, forse per una questione di equilibri. Un dato però è certo: lo scenario è sempre lo stesso, il "piccolo" mondo di Velletri che fa gola a tanti e che ora, secondo gli investigatori, dopo la serie di inchieste e arresti attende nuovi papabili boss che vogliono fare la voce grossa nelle piazze del comune alle porte di Roma.

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