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Cronaca

Omicidio Cerciello, i giudici: "Indubbia capacità criminale e nessun pentimento di Elder e Hjorth"

Diffuse le motivazioni della sentenza di condanna all'ergastolo per i due giovani americani, emessa lo scorso 5 maggio: "Atteggiamento sempre volto a sminuire le loro responsabilità” per l'uccisione del vicebrigadiere

Una “personalità allarmante”, una “indubbia capacità criminale evidente nonostante la giovane età”. Così i giudici della prima Corte d’Assise descrivono Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, i due giovani americani condannati all'ergastolo per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega.

Nelle motivazioni della sentenza, i giudici sottolineano una “sconcertante perpretazione di gravi reati posti in essere in un’inquietante escalation di illegalità”, puntando il dito contro quello che definiscono “modelli comportamentali devianti”. E cioè “l’esaltazione delle droghe e l’ostentazione di armi e denaro quali simboli di affermazione, documentati dalle immagini rinvenute sui loro telefonini”.

Omicidio Cerciello Rega, i giudici: "Nessun pentimento"

I giudici, nel motivare la condanna all’ergastolo stabilita lo scorso 5 maggio, descrivono “la frustrazione di due ragazzi entrambi di famiglie benestanti, che si trovano in Italia, in vacanza, e quella sera cercavano lo ‘sballo’ a Trastevere. Volevano assumere alcol e cocaina, ricevuta la sola da Brugiatelli e da Pompei pianificano la richiesta estorsiva non già perchè la somma loro sottratta sia importante, tutti e due ammettono che 80 euro non era un importo rilevante per loro, ma la frode subita suscita in loro rabbia, voglia di rivalsa, devono dimostrare a loro stessi che nessuno può raggirarli cosiì facilmente”.

I giudici sottolineano inoltre come l’atteggiamento degli imputati nel corso del processo sia stato “sempre volto a sminuire le loro responsabilità” e non abbiano mai dimostrato “nessun pentimento. A fronte di tali risultanze - spiegano quindi - non si ravvisano elementi positivamente apprezzabili per riconoscere le circostanze attenuanti generiche”.

Elder e Hjorth condannati all'ergastolo: "Azione delittuose condivisa e voluta da entrambi"

Nelle motivazioni della sentenza i giudici della prima Corte d’Assiste parlano di “un programma condiviso e voluto da entrambi, l’azione delittuosa inizia insieme e termina insieme", spiegando così anche la decisione di condannare sia Elder sia Natale all’ergastolo, nonostante che sia stato di fatto Elder a sferrare le 11 coltellate che hanno ucciso il vicebrigadiere Cerciello. E smontano la tesi della difesa secondo cui avrebbero reagito spinti dal panico e dalla paura, senza sapere di avere di fronte un carabinieri.

"Nel caso in esame deve escludersi la sussistenza di un atteggiamento difensivo. I due imputati sono ben consapevoli di trovarsi in una situazione di illiceità da loro stessi provocata e dalla quale non possono ritenersi legittimati ad uscire mediante il ricorso a una simile violenza, non siamo di fronte ad una reazione armata ma al contrario ad un’azione finalizzata all’offesa volta ad evitare il verosimile arresto da parte delle forze dell’ordine intervenute sul posto e qualificatesi”.

"Il vicebrigadiere Cerciello non può più riferire la sua versione, ma il suo corpo martoriato parla per lui e attesta la furia omicida di Elder", continuano i giudici, che aggiungono: "La volontà omicidiaria è evidente, anche l’arma, un coltello da combattimento, con lama lunga circa 18 centimetri lo conferma, le ferite riportate dalla vittima escludono che i fendenti possano essere stati inferti a scopo di difesa, tutte le lesioni risultano molto gravi".

La condanna all’ergastolo per Elder e Hjorth era arrivata dopo oltre 13 ore di camera di consiglio e un lungo e difficile processo. I giudici avevano accolto la richiesta della pm Maria Sabina Calabretta, mentre gli avvocati dei due giovani americani hanno da subito annunciato l’intenzione di fare appello: “Questa sentenza rappresenta una vergogna per l'Italia. con dei giudici che non vogliono vedere quello che emerso durante le indagini e il processo - aveva detto Renato Borzone difensore di Finnegan Lee Elder - Non ho mai visto una cosa così indegna. Faremo appello: qui c'è un ragazzo di 19 anni che è stato aggredito. Abbiamo assistito al solito tandem procure e giudici".

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