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Cronaca

Sentenza Cucchi, infermieri e agenti assolti esultano: "Giustizia è fatta"

"E' finito un incubo Sono stati quattro anni di vero inferno". Duro l'avvocato di un agente: "Giornalisti sono stati asserviti ai voleri della famiglia Cucchi"

Per una famiglia delusa e affranta per la mite sentenza, nell'aula bunker di Rebibbia si è registrata la gioia dei tre infermieri e dei tre agenti penitenziari assolti. Il loro coro è unanime: "La giustizia ha trionfato".

Nicola Minichini, agente penitenziario, è felice e sorridente: "E' finito un incubo. Finalmente, questa è giustizia. Sono stati quattro anni di vero inferno". Con lui la moglie con cui ha fatto ritorno a casa. Soddisfatto Giuseppe Flauto, infermiere del Pertini: "Per fortuna è emersa la verità che ha alleviato una sofferenza di 4 anni. E' stata proprio una liberazione. Ringrazio l'avvocato, tutti quelli che ci sono stati vicini che sanno come sono andate le cose. Sanno come ci siamo comportati, abbiamo sempre fatto di tutto per aiutare questo ragazzo, non solo noi ma anche i medici. Questo però non é stato capito. Spero che anche i medici verranno assolti con formula piena".

L'avvocato Corrado Oliviero, difensore di un'altro agente penitenziario, Corrado Santantonio, tralascia la diplomazia e attacca duramente la stampa: "I giornalisti sono stati asserviti ai voleri della famiglia Cucchi, dovevano seguire il processo e capire non inseguire sempre Ilaria Cucchi. Stefano è arrivato nelle celle del Tribunale già pestato".

"E' una vittoria sia dal punto di vista umano che dal punto di vista professionale". Commenta così l'avvocato Diamante Ceci, legale di due dei tre infermieri. Secondo la penalista "finalmente è stata ristabilita la verità tanto attesa dagli infermieri dopo quattro anni di un lungo processo e di tante sofferenze. L'assoluzione è stata ampia perché sono stati dichiarati totalmente innocenti e riconosciuto che non hanno commesso quei fatti così ostinatamente la Procura e le parti civili gli contestavano".

Il Sappe, sindacato di polizia penitenziaria, ha così commentato la sentenza: "L'assoluzione dei poliziotti penitenziari coinvolti loro malgrado nella vicenda connessa alla morte di Stefano Cucchi conferma quel che abbiamo sempre sostenuto. E cioé che nel palazzo di giustizia di Piazzale Clodio a Roma, così come quotidianamente avviene nelle oltre 200 carceri del Paese, la Polizia Penitenziaria ha lavorato come sempre nel pieno rispetto delle leggi, con professionalità e senso del dovere. Ciò detto, rinnoviamo le sincere espressioni di rispetto per la triste e dolorosa vicenda che ha visto coinvolta la famiglia di Stefano Cucchi." A parlare è Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. "Ribadisco una volta di più - aggiunge - che il Sappe ha il massimo rispetto umano e cristiano per il dolore dei familiari di Stefano come lo abbiamo per tutti coloro che hanno perso un proprio caro in stato di detenzione. Ma non possiamo accettare una certa (tendenziosa e falsa) rappresentazione del carcere come luogo in cui quotidianamente e sistematicamente avvengono violenze in danno dei detenuti come alcuni hanno detto e scritto nei giorni immediatamente successivi la morte del ragazzo. Ricordo a me stesso che la rigorosa inchiesta amministrativa disposta dal Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria sul decesso di Stefano Cucchi escluse responsabilità da parte del Personale di Polizia penitenziaria, in particolare di quello che opera nelle celle detentive del Palazzo di Giustizia a Roma. La nostra convinzione è che a Piazzale Clodio la Polizia Penitenziaria ha lavorato come sempre nel pieno rispetto delle leggi, con professionalità e senso del dovere. Oggi mi sembra lo confermi anche la sentenza della Terza Corte d'Assise di Roma. Di sicuro rigettiamo ogni tesi manichea che ha associato e associa più o meno velatamente al nostro lavoro i sinonimi inaccettabili di violenza, indifferenza e cinismo".

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