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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Aumentano i casi di scarlattina (sintomo dello streptcocco) nelle scuole di Roma

Il direttore del dipartimento di emergenza, accettazione e pediatria generale dell'ospedale Bambino Gesù: "C'è un aumento di casi di positività allo streptococco"

A Roma c'è un allarme per lo streptococco beta-emolitico del Gruppo  A, il batterio che causa la scarlattina. A dirlo è una circolare del ministero della salute inoltrata agli istituti da quello dell'Istruzione nei giorni scorsi, ma anche e soprattutto i pediatri. I casi di scarlattina nella Capitale sono saliti del 30% secondo i pediatri, con picchi del 50%, e nelle scuole si sta diffondendo la richiesta di effettuare un tampone di controllo.

A sottolineare che le malattie infettive bisogna affrontare la questione "in maniera decisa" è il professore Walter Ricciardi, ordinario di Igiene presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, interpellato dai cronisti in merito alla forma violenta di streptococco che si sta diffondendo nelle scuole: "Non è più come un tempo in cui si considerava che le malattie infettive fossero trascurabili o addirittura sparite, oggi stanno ritornando in maniera fortissima e importante e, purtroppo, abbiamo sempre meno strumenti per combatterle perché l'antimicrobico resistenza significa che per molte di queste malattie ormai non abbiamo più strumenti terapeutici".

Per questo, secondo Ricciardi, è "straordinariamente importante la vaccinazione, quando ci sono i vaccini per prevenire queste malattie - ha sottolineato - ed è molto importante l'organizzazione degli ospedali e delle strutture assistenziali per prevenire le infezioni". 

Perché a Roma mancano i pediatri. E perché a breve andrà anche peggio 

Il tampone dopo i sintomi

Dello stesso avviso anche Alberto Villani, direttore del dipartimento di emergenza, accettazione e pediatria generale dell'ospedale Bambino Gesù, interpellato dalla Dire: "Sicuramente c'è un aumento di casi di positività allo streptococco Beta Emolitico di gruppo A".

Ma qual è il comportamento corretto da tenere in merito all'esecuzione dei tamponi? "Se un bambino ha dei sintomi, che sono in genere una faringotonsillite febbrile, cioè avere la tonsillite, le placche, la febbre e magari anche delle macchie sulla cute, allora è giusto fare il tampone su consiglio del pediatra - ha risposto Villani - Se il tampone venisse positivo si somministra un antibiotico". 

Il tampone, insomma, va eseguito"nel caso ci siano dei sintomi che giustifichino la sua effettuazione. Avere la positività di un tampone in un bambino che non ha sintomi non è invece meritevole di attenzione - ha spiegato ancora Villani - e senz'altro non deve essere praticata nessuna terapia".

L'intervista: "Va curato bene, altrimenti può avere conseguenze importanti"

Il consigli per i genitori

Il consiglio per i genitori, quindi, è che se ci sono sintomi bisogna interpellare il pediatra, il quale in base ai sintomi consiglierà l'esecuzione o meno di un tampone: "Se il tampone venisse positivo è giusto fare una terapia antibiotica - ha ribadito il pediatra del Bambino Gesù - Non c'è nessun motivo di fare terapie antibiotiche nei soggetti che siano stati accanto o vicino a dei bambini che erano positivi e che fanno la terapia, perché non c'è una contagiosità di questo tipo, ma soprattutto se non ci sono sintomi. Quindi se un bambino è stato accanto ad un altro bambino, che è risultato positivo e sta facendo la terapia, se non ha sintomi deve stare tranquillo". In conclusione, il tampone ha una sua indicazione e "quando e se c'è indicazione a farlo venisse positivo, solo allora va praticata la terapia antibiotica", ha concluso Villani.

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