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Cronaca Ostia

Ostia, case popolari occupate dagli Spada con metodo mafioso: la sentenza della Cassazione

Il processo nasce dallo scontro per il controllo di Ostia tra gli Spada e il gruppo dei 'Baficchio'

Confermate in Cassazione le condanne col riconoscimento dell'aggravante del metodo mafioso per sette esponenti del clan Spada nel processo legato al cosiddetto 'racket' delle case popolari di Ostia, il mare di Roma. 

I giudici della Corte d'Appello di Roma il 21 dicembre 2018 avevano condannato gli imputati a pene per un totale di 50 anni di carcere. 

Le accuse contestate nel processo nato dall’inchiesta della Dda, con i pm Ilaria Calò e Eugenio Albamonte, andavano dalle minacce alla violenza, agli sfratti forzosi da alloggi popolari e a una gambizzazione. Nel processo erano parte civile anche la collaboratrice di giustizia, Tamara Ianni insieme al marito Michael Cardoni.

Le accuse contestate, già in primo grado, vanno dalle minacce alla violenza, agli sfratti forzosi da alloggi popolari e a una gambizzazione. I fatti risalgono tutti all'operazione 'Sub-Urbe'

Il business delle case popolari degli Spada

Un blitz, quello, che portò alla luce il racket delle case popolari, usate per gestire il traffico di droga sul litorale romano, ma anche una serie di episodi di violenza e di usura. Le indagini scattarono dopo il ferimento di Massimo Cardoni, uno dei soggetti del sotto-clan cosiddetto dei 'Baficchio'. L'uomo fu colpito da due proiettili un pomeriggio d'ottobre del 2015 davanti a un supermercato di Ostia Nuova

"La sentenza della Cassazione conferma il carattere mafioso del clan Spada attraverso il riconoscimento dell’esercizio del metodo mafioso per sette esponenti del clan", dichiara in una nota il Presidente dell’Osservatorio Sicurezza e Legalità della Regione Lazio, Gianpiero Cioffredi.

"Un'inchiesta – prosegue Cioffredi - che si è avvalsa della coraggiosa e lucida testimonianza della collaboratrice di giustizia Tamara Ianni. Oltre al controllo delle piazze di spaccio degli stupefacenti, gli Spada con minacce, intimidazioni e uso della violenza avevano provato ad impossessarsi di numerose abitazioni popolari, attraverso l'estorsione e l'intimidazione. Questa sentenza aggiunge un tassello significativo alla ricostruzione dello scenario criminale di Ostia, particolarmente inquietante. Ora – conclude il Presidente - facciamo diventare la lotta contro le mafie a Roma un fatto popolare ancor più in un momento di particolare fragilità economica che rischia di rappresentare  per la criminalità organizzata un’occasione per consolidare i propri affari nell’economia romana".

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