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Cronaca

Casamonica, dalle origini al "brand": la storia del clan che si è preso Roma

La mappa aggiornata l'ha presentata il professor Nando Dalla Chiesa con una ricerca sul clan affidata dall'Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio

Quasi nessuno gli dava credito. Come può un gruppo di sinti stanziali, giunti dall'Abruzzo e dal Molise, far paura? Eppure, dopo decine di anni, i Casamonica sono passati dall'essere un gruppo di nomadi con roulotte e cavalli, a clan che incute timore solamente quando si nomina il proprio cognome. Un brand della mala fatto di spaccio, estorsioni e ostentazione del lusso.

La voglia di superare tutti gli ostacoli, senza condizioni, ha permesso agli "zingari" di diventare i padroni di Roma. Almeno di una parte, quella della periferia sud-est della capitale: Romanina, Anagnina, Porta Furba, Tuscolano, Spinaceto e più giù, verso sud, in altri comuni fino ad arrivare a Frascati e Monte Compatri.

La mappa, aggiornata, l'ha presentata il professor Nando Dalla Chiesa con una ricerca sul clan affidata dall'Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio all'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata (CROSS) dell'Università degli Studi di Milano con la direzione scientifica del prof. Dalla Chiesa e la partecipazione nella realizzazione e la stesura di Ilaria Meli. Uno studio che è una fotografia precisa delle ramificazioni e delle attività criminali del clan a Roma.

Le origini del clan

Alcune testimonianze e documenti ritrovati durante l'attività di indagine dai Carabinieri del nucleo investigativo di Frascati, fanno risalire l'epoca del primo trasferimento a Roma al 1939, quando Luciano Casamonica e Adelaide Spada, arrivarono da Tortoreto (TE) nella zona del Mandrione, a Porta Furba. Qualche tempo più tardi, negli anni Cinquanta si aggiunse stabilmente un'altra coppia, formata dal fratello di Luciano e dalla sorella di Adelaide. 

La presenza di alcuni nuclei delle famiglie Casamonica, Spada, Di Silvio e Spinelli nella zona intorno agli anni Cinquanta trova riscontro anche in diversi racconti raccolti da Opera Nomadi. Ulteriori conferme emergono poi dall'analisi della stampa dell'epoca, che raccontava di diversi episodi di cronaca (in particolare risse) avvenuti nell'insediamento di Porta Furba che avevano per protagonisti i membri degli attuali clan. E da lì che inizia la loro storia romana. 

Il mondo scopre i Casamonica

Il mondo ha scoperto i Casamonica, però, solamente in un pomeriggio dell'agosto 2015, quando petali di rosa lanciati da un elicottero e una banda musicale hanno accompagnato il carro funebre di Vittorio Casamonica, il "Re" morto e celebrato con le canzoni de Il Padrino e la sfarzosa carrozza nera trainata da cavalli nel giorno del suo funerale. Già allora, però, quello dei Casamonica era un nome ben conosciuto alle forze dell'ordine e, soprattutto, tra le strade della Capitale: gente con cui, si è sempre saputo, fosse meglio non avere nulla a che fare.

Il "Re" Vittorio amava il karaoke, ma soprattutto ha frequentato la scuola criminale di Renatino De Pedis, il 'Dandy' del Romanzo Criminale, diventando l'addetto al recupero crediti di Enrico Nicoletti, il cassiere della Banda della Magliana. Sono gli anni della formazione. Per lui e per il clan. Così impara il "mestiere" e l'esercito, man mano, si sviluppa nel corso degli anni con i tanti assoldati, "abili" anche a trasformare la nobile arte della boxe in un'arma di riscossione (dei crediti usurai) di massa. 

Durante la "reggenza" del "Re" Vittorio, la famiglia si è arricchita. I Casamonica, negli anni, hanno costruito ville (perlopiù abusive), con arredi in marmo e d'oro, e comprato case. Si sono spinti fuori i confini bussando alle porte del Principato di Monaco e di San Marino, aprendo conti correnti. Insomma, da gruppo di sinti con cavalli e roulotte si sono fatti un nome. 

L'arcipelago Casamonica 

Una volta gettato il seme, la pianta ha germogliato e infestato ciò che la circondava. Come la gramigna, nome appunto della pianta, ma anche dell'operazione che sgominò il clan prima nel 2018 e poi nel 2019. Contrariamente alla narrazione che indica il già ricordato Vittorio Casamonica come "Re", capo indiscusso del clan, i collaboratori di giustizia concordano però sull'assenza di un unico boss. Chi comanda è solo la famiglia. Un "arcipelago" come lo definiscono gli inquirenti per descrivere il coacervo di cognomi e rami genealogici uniti tra loro da matrimoni combinati.

Omonimie e diramazioni di sangue rendono complesso disegnare la struttura dell'organizzazione, ma i capi di questi "arcipelaghi", i soggetti più rappresentativi, si parlano e a volte si passano pure le vittime, succede che alcune vittime vengono usurate da un Casamonica e poi da un cugino. Per questo, come spiega il report presentato dall'Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, i Casamonica mal volentieri si imparentano con famiglie considerate "inferiori", e ancora meno tollerate sono le unioni con donne "gagè", ossia le non rom. Questo tipo di matrimonio non rappresenta infatti solo un problema dal punto di vista reputazionale, ma rischia di costituire un vulnus rispetto alla compattezza del clan, come dimostra la storia di Debora la "gagè" che si è ribellata all'ex compagno Massimiliano Casamonica svelando le logiche del clan.

Le donne del clan

Come la 'Ndrangheta, la Mafia o la Camorra: il gruppo sinti ha inserito i propri valori della tradizione modellandoli in chiave moderna. Onore, omertà e solidarietà sono le colonne portanti. Abusivismo edilizi, conti off shore e atti criminali le mura e il tetto. Ma il segnale è anche un altro: le donne sono numerose quanto gli uomini. Se il compagno va in galera a vigilare sul loro territorio ci sono loro, e per dirlo si ricorre generalmente ad una festa in casa. Tutti lo devono sapere. Un codice chiaro, definito negli anni.

Stando al report presentato dalla Regione, inoltre, "sia le mogli che le amanti partecipano alle attività illecite della famiglia. Le prime sono più frequentemente impegnate nelle attività di cessione degli stupefacenti, poiché lo spaccio si svolge principalmente intorno alle abitazioni familiari, mentre entrambe possono essere coinvolte nella riscossione dei prestiti usurai, che portano avanti anche ricorrendo ad atteggiamenti violenti. Le amanti, poi, non essendo direttamente riconducibili alla famiglia possono anche svolgere il ruolo di prestanome per le attività lecite utilizzate per il riciclaggio".

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Il brand Casamonica

E poi, c'è la regola numero uno: ostentare, bisogna apparire. Se in tv o sui social è meglio. Ma non in atti criminali, anzi. Nel 2010 su YouTube diventa virale un video: centinaia di membri della famiglia Casamonica si recano con un corteo di macchine attraversando il Raccordo Anulare verso la villa della promessa sposa di Victor. Con i parenti e gli amici c'è anche un cantante neomelodico napoletano incaricato di eseguire la serenata. Insomma, anche questo è marketing. 

Ancore, le foto di Luciano Casamonica, cugino del boss del clan, insieme al candidato e sindaco uscente Gianni Alemanno nel 2013 fecero il giro dei media e dei social. Dopo il funerale di Vittorio Casamonica, ci fu l'ospitata a Porta a Porta nel 2015. E poi i cavalli, intesi come animali sì, ma anche come simboli d'oro da sfoggiare in casa. Lo "stile" Casamonica diventa quasi un brand, sinonimo di marchiana ostentazione del lusso, esibita sui social oltre che nel quartiere.

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Un brand talmente riconoscibile da essere stato al centro di una - non riuscita - gag durante il festival di Sanremo del 2019, quando i due conduttori scherzarono sui vistosi abiti di scena dicendo: "Hanno chiesto se la mia costumista lavorasse con i Casamonica". "L'eccentrico gusto estetico riprende elementi tradizionali rom, miscelandoli, però, con una sensibilità sempre più caratterizzata da influenze campane e vicine all'alfabeto culturale e simbolico della camorra di città", si legge nel report presentato dal professor Nando Dalla Chiesa.

La passione per i cantanti neomelodici, genere di riferimento dei molti artisti della famiglia, si affianca a un più recente interessamento anche per la musica trap. Se dunque la struttura organizzativa richiama quella delle 'ndrine, l'ostentazione della ricchezza e del potere conduce, invece, a un inevitabile paragone con i clan del napoletano.

Dalle automobili (Ferrari e Rolls Royce, le preferite sin dai tempi di Vittorio Casamonica) fino ai dettagli dell'arredo delle case, nulla viene lasciato al caso. L'oro e il marmo che rivestono le ville comunicano opulenza e potere. Anche l'abbigliamento degli uomini riflette la necessità di trasmettere un'immagine di forza e ricchezza e così, tratto distintivo del gruppo è il Rolex spesso esibito anche sui social.

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I dieci anni che hanno colpito il clan

Negli anni, tuttavia, la morsa delle forze dell'ordine si è fatta sempre più stringente e i guai - per così dire - sono arrivati a cascata. A gennaio del 2012, a seguito di una maxi operazione contro lo spaccio di sostanze stupefacenti, sono stati arrestati 39 esponenti del clan e sequestrati beni per milioni di euro. Per la prima volta nella loro storia criminale, contro i Casamonica viene formalizzata l'imputazione di associazione per delinquere nei confronti di alcuni esponenti della banda. 

I fari degli inquirenti puntano forte sulle aree di dominio della maxi famiglia. Il 1 aprile 2018 il pestaggio al Roxy Bar è il grimaldello: Antonio Casamonica, Alfredo, Vincenzo ed Enrico Di Silvio, responsabili degli atti di violenza ed intimidazione, vengono arrestati per lesioni, minacce e danneggiamento. Il tutto con l'aggravante del metodo mafioso e a pochi mesi da altre infiltrazioni dal metodo mafioso, quelle del clan Spada, contiguo proprio a quello dei Casamonica. L'operazione Gramigna e Gramigna bis sono stati un doppio duro colpo. Poi un'altra scoperta, l'ennesima: Porta Furba è la loro roccaforte.

Il prestigio guadagnato nei mercati illegali della città continua però a crescere, tanto che Salvatore Casamonica (già impegnato con il narcotraffico del Sud America) assume in almeno un caso una importante funzione di rappresentanza, trattando un accordo di pace per conto dei cugini Spada. A raccontarlo è l'indagine Tom Hagen del 2020 che ha permesso di descrivere un incontro tra Fabrizio Piscitelli detto 'Diabolik' e appunto Salvatore Casamonica, durante il quale i due rappresentavano due diversi clan di Ostia che si stavano fronteggiando sul territorio lidense. Una pax mafiosa che solo i grandi capi possono stipulare.

L'ultima ondata di arresti, nel 2020, ha portato altri membri del clan dietro le sbarre, ma confermato anche la forza che ormai i Casamonica sentivano di avere. Guido Casamonica, in una intercettazione, la racconta bene: "Devono far entrare organizzazioni forti a Roma, ecco perché ce devono distrugge a noi! La camorra e la 'ndrangheta. Noi proteggemo Roma! Devono fa entrà i napoletani e i calabresi che mangiano. Je da fastidio perché noi proteggemo Roma". Ma più che a "proteggere Roma", secondo la Procura e la Squadra mobile capitolina, i Casamonica pensavano a grossi giri estorsioni e usura, oltre al controllo di diverse attività economiche facendoli difatto diventare una "mafia orizzontale", come ha scritto il Gip Zsuzsa Mendola.

Casamonica, l'abbattimento di 8 ville 3-2

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