Raid dei Casamonica: quattro arresti per le aggressioni di Pasqua al Roxy Bar
Le violenze si consumarono lo scorso 1 aprile a danno di un barista e di una ragazza disabile che si oppose al sopruso
Quattro persone sono state arrestate dalla polizia per l'aggressione avvenuta la domenica di Pasqua in un bar alla Romanina. Ad essere raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare, Antonio Casamonica, Alfredo Di Silvio, Vincenzo Di Silvio ed Enrico Di Silvio, accusati a vario titolo di lesioni, minacce, danneggiamento aggravate dal metodo mafioso. La duplice aggressione si consumò al Roxy Bar di via Salvatore Barzilai (qui la notizia) a danno del gestore dell'esercizio commerciale, un cittadino romeno di 39 anni, ed una donna disabile che si oppose al sopruso compiuto da due apparteneneti alle famiglie di origini sinti.
Le accuse
Alle 4:00 di stanotte il blitz nelle abitazioni dei quattro arrestati ad opera del personale della Squadra Mobile di Roma, del Servizio Centrale Operativo (Sco) e del Commissariato Romanina, coadiuvato dal Reparto Mobile e dalle Volanti, che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Roma, su richiesta della DDA presso la Procura di Roma, nei confronti dei 4 appartenenti al Clan Casamonica - Di Silvio, ritenuti responsabile di violenza privata e lesioni personali pluriaggravate dall’aver agito in concorso, dai futili motivi, dall’aver ostacolato la privata difesa, e dall’utilizzo di un’arma impropria, con l’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso, nei confronti del gestore del Roxy Bar e di una donna, cliente del locale.
Il video dell'aggressione alla ragazza disabile
I quattro arrestati
Nel dettaglio ad essere raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare sono stati Alfredo Di Silvio, 22 anni, con precedenti di polizia per spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale con relativo sequestro di beni. Vincenzo Di Silvio, (27 anni) con precedenti di polizia per spaccio di sostanze stupefacenti, sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale con relativo sequestro di beni, sottoposto ad avviso orale. Antonio Casamonica, 26 anni, nato a Roma, con precedenti di polizia per estorsione, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale, falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità personale, sottoposto ad avviso orale. Ed Enrico Di Silvio, 70 anni, nato a Grottaferrata, con precedenti di polizia per rissa, danneggiamento, oltraggio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale con relativo sequestro di beni (con la misura restrittiva degli arresti domiciliari).
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Il raid dei Casamonica al Roxy Bar
I fatti risalgono al pomeriggio dell’1 aprile scorso, giorno di Pasqua, allorquando all’interno del Roxy Bar di via Salvatore Barzilai, nel quartiere Romanina, Antonio Casamonica e Alfredo Di Silvio, infastiditi con il barista poiché in quel momento non li stava servendo, si erano rivolti ad una cliente che era in fila alla cassa per pagare un caffè, dicendole "questi rumeni di merda non li sopporto proprio"; irritati dal fatto che la donna avesse preso le difese del titolare del Bar, Antonio Casamonica le sfilava gli occhiali che indossava, mentre Alfredo Di Silvio la picchiava con la cinta.
L'aggressione alla donna disabile
Nonostante la vittima avesse supplicato i due di cessare la loro violenta condotta, informandoli anche del fatto di essere portatrice di handicap e invalida civile, i due continuavano, imperterriti, con la loro azione violenta: in particolar Alfredo Di Silvio ha continuato ad aggredirla prendendola per il collo e dandole dei violenti calci sul ventre, facendola rovinare più volte in terra; l’ha poi schiaffeggiata, costringendola in un angolo del Bar, stringendole energicamente il collo e la gola con entrambe le mani fino a farle mancare il respiro; tale circostanza ha procurato vistose ecchimosi ed ematomi sul collo.
"Se chiami la polizia ti ammazzo"
Dopo essersi divincolata, la ragazza è riuscita a prendere il proprio telefono cellulare per chiamare i soccorsi ma l’apparecchio le veniva strappato dalle mani e portato via da Alfredo Di Silvio al fine di impedirglielo; questi, inoltre, la minacciava pesantemente dicendo: "io ti ammazzo…ti ammazzo se chiami la polizia…". Solo dopo aver supplicato Alfredo Di Silvio, rassicurandolo che non avrebbe chiamato la Polizia, questi gli ha riconsegnato il telefono.I due poi si allontanavano dal bar a bordo di una Ferrari di colore nero.
"Qua comandamo noi"
Trascorsi pochi minuti, Alfredo Di Silvio, è rientrato nel bar insieme al fratello Vincenzo Di Silvio, con il chiaro e premeditato scopo di aggredire e malmenare, il proprietario, proferendo la frase: “Qua comandamo noi". Subito dopo si avvicinavano al bancone, inveendo contro il gestore, per poi passare alle mani, schiaffeggiandolo più volte fino a raggiungere il bancone, dove poi hanno continuato a percuoterlo con maggior violenza, sferrandogli diversi pugni al volto e colpendolo in testa con delle bottiglie di vetro.
"Questa è zona nostra"
Non contenti, subito dopo mettevano a soqquadro il locale, sfasciando diversi suppellettili, ma anche alimenti e bevande e proferendo testualmente le seguenti frasi: …“non ti scordare che questa è zona nostra”………”ti ammazzo...ti sistemo io…ti ammazzo”…….”ti faccio chiudere questo bar…devi chiudere questo bar altrimenti ti ammazzo”……”qui comandiamo noi e devi fare quello che ti diciamo”.
Barista e ragazza in ospedale
A seguito delle violenze fisiche subìte, la cliente è stata costretta a recarsi presso l’ospedale dove è stata refertata con la diagnosi di ”trauma torace/addominale con prognosi iniziale di giorni 20"; anche il proprietario del bar è stato costretto a ricorrere alle cure mediche ospedaliere per trauma cranico con ferita lacero contusa al cuoio capelluto che necessitava di diversi punti di sutura, un trauma contusivo all’avambraccio sinistro ed un’escoriazione al fianco sinistro, con prognosi iniziale di 8 giorni.
Le riprese delle telecamere
Le indagini effettuate, grazie alle ricostruzioni testimoniali e dalle immagini registrate nel sistema di videosorveglianza dell’esercizio commerciale, hanno consentito di individuare sin da subito i responsabili della violenta aggressione, ben conosciuti dagli investigatori. Nondimeno però sono stati minuziosamente ricostruite tutte le fasi dell’aggressione ed i rispettivi ruoli di ciascun reo che hanno poi determinato le singole responsabilità penali.
Cintate e calci contro la donna
Alfredo Di Silvio e Antonio Casamonica hanno specifiche imputazioni in concorso per lesioni personali pluriaggravate dai futili motivi, consistite nell’aver percosso la donna, parzialmente disabile ed invalida civile, e con l’utilizzo di una cintura; per aver costretto la medesima con violenza e minacce reiterate a non contattare le forze dell’ordine, sottraendole il cellulare.
L'aggressore al barista
Alfredo Di Silvio e Vincenzo Di Silvio, in concorso per lesioni personali aggravate dai futili motivi, consistite nell’aver colpito violentemente il gestore del bar con un’arma impropria; per aver costretto i coniugi romeni con violenza e minacce reiterate a tenere il bar chiuso per 2 giorni; per aver distrutto molti arredi e suppellettili o comunque averli resi in tutto o in parte inservibili.
"Allora volete la guerra"
Enrico Di Silvio, per aver tentato con violenza e minacce reiterate di costringere i gestori del locale a ritirare la denuncia presentata nei confronti dei suoi nipoti, offrendo anche soldi, e pronunciando la frase fortemente intimidatoria “allora volete la guerra” . Con l’aggravante per tutti dell’utilizzo del metodo mafioso.
L'egemonia dei Casamonica
La prepotente rivendicazione dell’egemonia dei Casamonica, finalizzata a garantirsi il silenzio omertoso delle vittime e, conseguentemente, l’impunità delle condotte criminose, è proseguita anche nei giorni successivi ai fatti. Infatti, i coniugi romeni, dopo l’aggressione e la devastazione del bar, hanno subito una pressante, reiterata e studiata attività intimidatoria da parte del nucleo familiare Di Silvio, al fine di convincerli a non presentare o ritirare la denuncia nei loro confronti.
In ospedale dai gestori del bar
Lo stesso giorno delle aggressioni (1 aprile), i Casamonica con Alfredo Di Silvio, detto Cristian, tentavano un avvicinamento cauto e non aggressivo al cospetto dei coniugi Roman già in ospedale. Il successivo 3 aprile, Enrico Di Silvio, si presentava presso l’attività commerciale delle vittime offrendo denaro per ripagare i danni fatti dai nipoti ed al diniego ricevuto, passava alla fase delle minacce in maniera quasi metodica.
Ritorno al Roxy Bar
Successivamente, il 7 aprile, Vincenzo Di Silvio si presentava davanti al bar dei romeni a bordo di un’autovettura, sgommando coi pneumatici al fine di carpire la loro attenzione ed una volta ottenuta, li iniziava a fissare in modo intimidatorio ed in senso di sfida. Alfredo Di Silvio, sopraggiungeva davanti al locale a bordo di un’autovettura, mentre Roxana Roman era fuori dal locale, indirizzando lo sguardo verso la donna scrutandola con aria di sfida e facendo inequivocabili movimenti con la testa come a voler far intendere che avrebbe sistemato lui le cose.
Aggravante del Metodo mafioso
Importante è rilevare il riconoscimento da parte del G.I.P. nei confronti dei Casamonica - Di Silvio dell’aggravante del “metodo mafioso”, prevista dal nuovo art. 416 bis.1 del codice penale, consistito nell’ostentare in maniera evidente e provocatoria una condotta idonea ad esercitare sui soggetti passivi quella particolare coartazione e conseguente intimidazione proprie delle organizzazioni di stampo mafioso ed individuata per la prima volta verso questo numeroso e noto gruppo familiare.
Risposta forte
Le violenze di Pasqua avevano trovato la condanna di tutto il mondo politico. La sindaca Virginia Raggi, dopo aver commentato i fatti come una "aggressione inaccettabile", è andata al Roxy Bar: "Le immagini dell'aggressione dei Casamonica nei confronti di una donna e un barista sono inaccettabili - ha poi scritto la Raggi a commento di un video postato sulla sua pagina facebook -. Le istituzioni non abbassano lo sguardo. Oggi ho portato la solidarietà di Roma alla moglie del titolare del bar in cui è avvenuta la vile aggressione. Sentirò il Prefetto e il ministro dell'Interno perché sono convinta che anche loro non vorranno abbassare lo sguardo. Chi denuncia deve essere sempre tutelato. Noi siamo e resteremo sempre con i cittadini onesti. #FuoriLaMafiaDaRoma".
Il ministro dell'Interno
Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, si è complimentato con il Capo della Polizia, Franco Gabrielli ed ha espresso, altresì, uno speciale ringraziamento alla Procura della Repubblica di Roma che con straordinaria professionalità ha coordinato le indagini. Il ministro Minniti, spiega una nota del Viminale, ha inoltre sottolineato, che questa cooperazione interistituzionale conferma che in Italia non c'è spazio per alcuna impunità.