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Cronaca

Al via la raccolta firme contro Cartellopoli

Alcuni comitati di quartiere hanno redatto una delibera popolare per evitare che Roma diventi il regno dei cartelloni pubblicitari. Per raggiungere l’obiettivo bisogna raccogliere 5 mila firme in 3 mesi

In tutte le principali capitali europee e città italiane è stata stabilita, ormai da tempo, la superficie complessiva da destinare all’esposizione pubblicitaria ed è stata fatta una distribuzione diversificata dei tipi di impianti pubblicitari. Lo scopo è mantenere il decoro della città in tutte le sue varie parti. Il Comune di Roma purtroppo deve ancora dotarsi di un Piano Regolatore delle Affissioni Pubblicitarie ed è a causa anche della mancanza di questo fondamentale strumento di pianificazione che nella Capitale imperversa il fenomeno dell’abusivismo.

“Proprio per tutelare la città storica, le aree e le zone sottoposte a vincolo nonché la sicurezza stradale e il decoro delle periferie dall’invasione indiscriminata e comunque finora senza freni dei cartelloni pubblicitari abusivi – si spiega sul blog Cartellopoli - comitati e associazioni ritengono necessario procedere alla più sollecita abrogazione di tutte quelle disposizioni, contenute sia nella delibera n. 37/2009 che nelle delibere che l’hanno preceduta, che hanno determinato la situazione attuale di degrado”.  

Per fare questo hanno promosso una delibera di iniziativa popolare, presentata lo scorso giovedì 6 maggio nel corso di una conferenza stampa presso la sede del municipio centro storico di Roma, che propone seri correttivi all’intero sistema delle affissioni pubblicitarie e sollecita regole su cui impostare la redazione del Piano Regolatore nel pieno rispetto di tutti i divieti di affissione prescritti dalla normativa vigente in materia, senza nessuna deroga, fissando in generale un tetto massimo di esposizione pubblicitaria sul modello di quanto avviene in tante altre città europee e italiane.

 La delibera -  Per giungere all’attenzione del Consiglio Comunale la delibera dovrà essere accompagnata da almeno 5 mila firme, raccolte in 3 mesi. La delibera d’iniziativa popolare è stata promossa e sostenuta dai seguenti comitati e associazioni: Comunità Territoriale del X Municipio, Cartellopoli Blog, Comitato per la Bellezza, Comitato Parco Archeologico di Centocelle, Consulta Vivibilità per Centro Storico, Coordinamento Residenti Centro Storico, Associazione residenti Campo Marzio, Cittadinanzattiva, Associazione Rete Nuovo Municipio IV, Ass. Piazza Navona e Dintorni, VAS Verdi Ambiente e Società, Italia Nostra sez. di Roma.

Le cause dell’attuale degrado -  Secondo tali comitati la situazione di degrado e di disordine a cui è esposta attualmente Roma è dovuta alla concomitanza di diverse cause che si sono succedute nel tempo.

In primo luogo la regolamentazione dell’esposizione pubblicitaria a partire dagli anni ’90 ha determinato una serie di contenziosi legali con le ditte proprietarie degli impianti a causa delle difficoltà di interpretazione di alcune delle norme e di conseguenza della loro applicazione. Il contenzioso si è concluso con l’annullamento degli avvisi di rettifica emessi conseguentemente alla errata applicazione del relativo disposto di legge.

In secondo luogo la procedura di riordino ha permesso all’attuale amministrazione, da un lato di portare nelle casse del Comune un enorme gettito e dall’altro ha determinato una dilagante installazione di nuovi impianti. Questo strumento infatti ha demandato alle ditte l’autocertificazione, emanando una sorta di bando pubblico nel quale si chiedeva a tutti coloro che ne avessero l’interesse di segnalare al Comune, entro il 9 maggio del 1997, tutti gli impianti di propria pertinenza regolarmente autorizzati, per poter ottenere la conferma dell’autorizzazione per un nuovo periodo contrattuale.

A tale bando hanno potuto partecipare anche tutti coloro che, avendo negli anni precedenti presentato domanda per ottenere l’autorizzazione a collocare nuovi impianti, non avevano avuto ancora risposta. In totale hanno partecipato al riordino 516 ditte e sono state presentate 35 mila domande.  

Ogni ditta che ha dichiarato i propri impianti installati regolarmente, ha pagato per essi il canone dovuto, ma le ditte hanno anche autodenunciato i cartelloni installati abusivamente, per i quali avrebbero dovuto pagare la dovuta indennità pari al canone, oltre ad una sanzione amministrativa pecuniaria.
 
Ma per gli impianti abusivi man mano accertati dall’attuale amministrazione, l’indennità per lo più non è stata richiesta direttamente ai titolari delle installazioni abusive, ma pretesa dai soggetti che si sono serviti di quegli stessi impianti abusivi. Tutto questo ha reso molto più conveniente, da un punto di vista economico, presentare domande di regolarizzazione di impianti già installati, poiché le ditte hanno ricavato da questo sistema di regolamentazione un guadagno: il tempo che occorrerà per rilasciare ad essi l’autorizzazione o per provvedere alla loro rimozione materiale è lungo.
 
Si è venuto così a determinare un meccanismo che ha portato ad un aumento vertiginoso dei cartelloni pubblicitari.

“Non avviando il procedimento di rimozione dei medesimi impianti e senza nemmeno provvedere alla copertura immediata della pubblicità su impianti accertati come abusivi – spiegano i comitati sul blog - si è consentito di fatto alle imprese pubblicitarie di continuare a sfruttare un commercio illecito, peraltro in posizione dominante con violazione della concorrenza sul mercato”.

Infine anche le deroghe al Codice della Strada e al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio hanno contribuito ad acuire il fenomeno dell’abusivismo dei cartelloni pubblicitari. E’ stata di fatto permessa la permanenza di numerosi impianti, installati in totale difformità dai divieti prescritti tanto dal Codice della Strada quanto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e dalle misure di salvaguardia dei parchi e delle riserve naturali. Le deroghe sono state reiterate sino ad oggi e  rischiano di essere recepite nel Piano Regolatore delle Affissioni Pubblicitarie, se non verranno abrogate prima della sua redazione.

“I cittadini già diversi anni fa si mobilitarono contro il cartellone selvaggio, ottenendo l'abbattimento di ben 33.500 impianti abusivi, proprio grazie a molteplici iniziative e a una enorme raccolta di firme. E' il momento di tornare a far sentire la propria voce, per questo aderiamo con convinzione all'iniziativa di una delibera di iniziativa popolare su questo tema”, ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, partecipando alla conferenza stampa di presentazione.

“I regolamenti comunali parlano chiaro ma gli ultimi atti del Comune hanno provocato una vera e propria 'deregulation' nel settore, finalizzata in teoria alla creazione di una banca dati ma in realtà realizzando una sorta di condono di fatto, che ha portato all'invasione dei cartelloni pubblicitari nella nostra città. Il fenomeno va bloccato - ha concluso Parlati – è una battaglia di civiltà e legalità prima ancora che una scelta necessaria per la tutela del decoro e delle bellezze paesaggistiche ed artistiche della nostra splendida città”.
 

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