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Cronaca

Carabiniere ucciso, i magrebini e le verifiche sui turni in caserma: restano dubbi sull'omicidio Cerciello

La Procura di Roma ha acquisito la turnazioni della stazione dei carabinieri. Brugiatelli: "Mai parlato di magrebini"

I dubbi restano. Nonostante la verità raccontata dal comandante dei carabinieri, il colonnello Francesco Gargaro, ancora altri aspetti vanno chiariti compreso il perché Mario Cerciello Rega abbia dimenticato la pistola in caserma.

A certificarlo è la Procura di Roma che continua a indagare e ha acquisito documentazioni per determinare chi fosse realmente in turno la maledetta notte in cui è morto il 35enne. E ancora si deve capire la paternità della diffusione di quella che, al momento, è la fake news di un coinvolgimento attivo di fantomatici magrebini.

Chi era in turno quando è morto Mario Cerciello Rega 

In questa storia alcuni punti chiari ci sono, due tra tutti: è stato Finnegan Lee Elder a uccidere Mario Cerciello Rega (così come lui stesso ammesso e la Procura ha certificato), il vicebrigadiere era sul luogo della tragedia senza la pistola, "l'aveva lasciata nell'armadietto. Solo lui sapeva il perché", ha sottolineato il colonnello Gargaro.

Allora, il dubbio è lecito: Cerciello era davvero in servizio quella notte? Il comandante provinciale dell'Arma ha assicurato di sì, sottolineando anche come il 35enne avesse anche "portato i gelati per tutti in caserma, prima di uscire".

Fatto sta che nella giornata di ieri la Procura della Repubblica di Roma ha disposto anche l'acquisizione dei turni di presenza dei militari in servizio della stazione Farnese. Un tipo di acquisizione che, insieme a quella di altri documenti, ha lo scopo di certificare la presenza in turno dalla mezzanotte alle 6 del 26 luglio del vicebrigadiere dei Carabinieri, insieme al suo collega, Andrea Varriale. Un atto che fa presumere come, quanto meno, ci siano legittimi dubbi. A tal proposito sarà fondamentale l'apporto testimoniale del maresciallo Sansone il cui nome compare nell'ordinanza come persona che ha segnalato la persona di "soggetti da identificare" in piazza Mastai. 

I dubbi sulla morte di Cerciello Rega

Gargaro, anche in conferenza stampa, ha sottolineato come a copertura ci fossero "quattro pattuglie" pronte in zona e ha espresso "disappunto e dispiacere per le ombre e i presunti misteri sollevati e diffusi, laddove una ricostruzione attenta e scrupolosa dell'intervento dei carabinieri ha dimostrato la correttezza e la regolarità dell'intervento, tra l'altro ricorrente a Roma. Tutti interventi eseguiti con le stesse modalità nel rispetto delle regole".

Ma è stato fatto tutto in maniera così impeccabile? La difesa, su questo punto, prova a far leva. "Stiamo cercando di ricostruire tutti i passaggi di una vicenda che presenta ancora aspetti poco chiari. In particolare mi riferisco alla dinamica dei fatti, nella fase finale, quella con la colluttazione che non mi risulta sia quella rappresentata dalle fonti investigative", ammonisce l'avvocato Renato Borzone, uno dei difensori di Finnegan Lee Elder.

L'inchiesta sulla foto dell'americano bendato

La notizia dei magrebini coinvolti

Le verifiche sulle documentazioni e l'ascolto dei testimoni dovranno far luce anche sul caso dei presunti magrebini coinvolti, al momento una fake news.

Brugatelli dopo aver inizialmente indicato ai carabinieri in due magrebini i soggetti che avevano incontrato Varriale e Cerciello Rega, avrebbe poi ritrattato. Questa la versione riportata dell'Arma: "La sera in caserma, davanti all'evidenza ha ammesso che i due erano americani", ha aggiunto Gargaro, durante la conferenza stampa di martedì. 

La questione, che ha avuto anche risvolti politici, però anche in questo caso presenta alcune macchie. 

Brugiatelli, che ieri ha scritto una lettera raccontando la sua versione dei fatti, "non ricorda di aver detto subito dopo l'omicidio di Cerciello Rega  che gli aggressori fossero maghrebini" ha reso noto l'avvocato Andrea Volpini, legale di fiducia dell'uomo che tra il 25 e il 26 luglio aveva avvisato i carabinieri per denunciare di aver subito il furto dello zaino da parte dei due americani Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth. 

"L'unica cosa che ha detto in quel momento, in cui per altro era sotto choc per quanto accaduto, è che si trattava di persone con accento straniero", aggiunge il legale, annunciando inoltre che il suo assistito intende costituirsi parte civile come persona offesa, per il furto subito e la tentata estorsione".

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