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Cronaca

Carabiniere ucciso, "l'amico delle guardie" e l'intervento in borghese: i misteri chiariti sull'omicidio di Mario Cerciello Rega

Secondo l'ordinanza del GIP Chiara Gallo Sergio B. ha avuto almeno tre contatti con i carabinieri la notte in cui è stato ucciso il vicebrigadiere Cerciello Rega

Non ci sono dubbi, per la Procura è stato Finnegan Lee Elder a colpire a morte undici volte il carabiniere Mario Cerciello Rega. Una tesi certificata dai fatti e dal coltello, uno di quelli usati dai marines, trovato nella stanza 109 dove l'americano alloggiava con Gabriel Natale-Hjorth.

Qualcosa, però, secondo qualcuno ancora non torna. O meglio, va chiarito. Nella serata di ieri i carabinieri hanno reso nota la procedura di intervento iniziata a Trastevere, quando quattro militari liberi dal servizio e in abiti civili, notano due sospetti in piazza Trilussa per bloccare un pusher in flagranza. Con gli atti ufficiali in possesso di RomaToday facciamo chiarezza sui presunti misteri:

Perché quindi i carabinieri sono intervenuti in borghese?

I carabinieri Mario Rega Cerciello e Andrea Varriale furono chiamati a intervenire per "il cavallo di ritorno" perché erano di pattuglia in abiti civili, dunque non con i colori di istituto: niente divise e armi in vista, tutto per non dare nell"occhio. Si fa sempre così in casi del genere. 

Il loro compito, la notte tra giovedì e venerdì, era quello di presentarsi all'appuntamento con i due americani al posto del derubato Sergio B., al quale avevano chiesto soldi e droga in cambio dello zaino rubato. Si fossero presentati in uniforme, l'operazione sarebbe stata a rischio perché i ladri alla vista di una gazzella del 112 sarebbero scappati. Poi le cose sono andate diversamente.

L'incontro con Brugiatelli due ore prima dell'omicidio

I carabinieri Varriale e Rega vengono chiamati in piazza Mastai da 4 colleghi che, liberi dal servizio, hanno visto alcune persone muoversi con fare sospetto. Salgono su un motorino e provano a inseguire quelle persone.

Provano a fermare Sergio B., poi lo spacciatore, quindi Natale Hjorth, l'americano che viene accompagnato a comprare lo stupefacente e che viene sorpreso a raccogliere un involucro da terra, che spiegherà essere aspirina prima di consegnarlo al militare. Il carabiniere non può sapere che due ore più tardi quel ragazzo dai capelli biondi, riuscito a dileguarsi, assisterà all'omicidio del suo collega. 

Perché il carabiniere Varriale non ha sparato? 

Leggendo gli atti e confrontandoli con le dichiarazioni dei due ragazzi americani, vi è la certezza che l'aggressione è stata immediata, nel momento in cui i due militari si sono qualificati. Il vicebrigadiere Rega è stato colpito ripetutamente all'addome ancora prima che potesse azzardare un disperato tentativo di difendersi. 

"Fermati, siamo carabinieri, basta!" ha provato a gridare la vittima prima di accasciarsi a terra. I due aggressori, hanno fatto intendere, che pensavano fossero due loschi personaggi mandati dal Sergio B. ma quando i carabinieri si sono avvicinati gli sono saltati addosso. Quando la rissa è finita Varriale ha pensato a soccorrere il collega colpito da 11 coltellate anziché sparare al buio.

L'ordinanza smonta la difesa degli americani

La pista dei maghrebini sulla morte di Mario Cerciello Rega

Ma come nasce questa storia dei maghrebini? E' Sergio B., vittima del furto e della tentata estorsione, a indicare i due in fuga dopo l'omicidio come cittadini nord africani. 

Quando li incontra per lo stupefacente ricorda il loro accento inglese, ma poi vedendoli fuggire con il cappuccio della felpa, non si sa se li confonde o meno, ma parla di maghrebini e così li descriverà ai carabinieri anche se in un secondo momento parlerà di cittadini dall'accento inglese. "Mente sapendo di mentire", per il gip.

Il carabiniere Varriale, sotto choc per il compagno trafitto da 11 coltellate, dirà quel che piano piano ricorda: ovvero che erano cittadini occidentali. A complicare le ricerche sui maghrebini forse anche la confusione dovuta alla presenza di un cittadino egiziano, tale Tamer.

Chi era Mario Cerciello Rega

Dettagli che nelle fasi convulse delle indagini portano a diramare ricerche su soggetti maghrebini diffuse nelle chat delle forze dell'ordine e arrivate alla stampa.

Prati è sotto choc: le voci del quartiere

I funerali di Mario Cerciello Rega

Il funerale di Mario Cerciello Rega

"Sergio B. non è confidente dei carabinieri"

L'uomo, che sarà indagato insieme al pusher per spaccio di stupefacenti, "non è un informatore" e lo dimostrerà nel colloquio con la centrale operativa del 112. A confermarlo più volte anche il Comandante Provinciale il colonnello Francesco Gargaro.

In questa vicenda Sergio B. vittima di furto prima e di tentata estorsione poi, non ha droga con sè, e per questo indicherà ai due americani l'amico spacciatore. Vuole riprendersi il suo vecchio Nokia al quale i due americani rispondono, decisi a fargli pagare non solo l'acquisto mancato ma anche la truffa della tachipirina spacciata al posto della cocaina. 

Sergio B. però crea confusione quando, ai carabinieri sul posto, dirà di non avere i documenti dietro, di non aver fatto niente e di essere "amico delle guardie". Un frase gergale e non un identificarsi come "informatore".

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