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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca San Basilio / Via Maiolati

Da Secondigliano a San Basilio per paura di morire, così la Camorra gestiva il traffico di cocaina a Roma

Sono 19 le ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri. Gli arresti anche a Nettuno e nella provincia di Napoli

Da Secondigliano a San Basilio passando per la città di Nettuno. Queste le tre tappe che hanno portato la Camorra nella Capitale. Ad importare il 'sistema' dell'Alleanza di Secondigliano, Salvatore e Gennaro Esposito (Genny e Sasa), figli di Luigi, detto "Nacchella" (arrestato nel 2012), braccio destro di Gennaro Licciardi, "a Scinnia", uno dei vertici del clan camorristico che negli anni '90 fece del narcotraffico di cocaina la base per creare il proprio impero criminale nell'hinterland napoletano. Morto Licciardi, il suo braccio destro preferì fuggire dal capoluogo partenopeo, anche per il timore di essere ucciso dal nuovo corso post Licciardi. 

Camorra a San Basilio 

Due organizzazioni criminali, una di matrice camorristica operante a Roma e l'altra legata alle cosche di ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria, le famiglie Filippone e Gallico. A mettere fine al 'business' dei due gruppi operanti a Roma e sul litorale laziale i carabinieri del Comando Provinciale. Gli investigatori, alle prime luci di oggi 21 marzo, hanno infatti dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, con l'esecuzione di 19 arresti (16 in carcere e 3 agli arresti domiciliari), a cui se ne sono aggiunti altri due in flagranza di reato nell'ambito delle perquisizioni scattate stamattina nel popolare quartiere del IV Municipio Tiburtino. 

Modalità mafiose a Roma 

Per gli arrestati, tra i quali c’è anche una donna ed altri soggetti di origine albanese, le accuse rivolte sono, a diverso titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, aggravata dall’uso delle armi, spaccio di droga e a due di essi viene contestato il reato di lesioni gravi, commesse con arma da fuoco e con modalità mafiose.

Modello Scampia a San Basilio 

A presentare i risultati dell'indagine convenzionalmente denominata "Gallardo" il Generale Antonio De Vita, il Tenente Colonnello Lorenzo D’Aloia, Comandante del Nucleo Investigativo di via In Selci e Michele Prestipino, Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma (DDA). Secondo quanto accertato dalle investigazioni uno dei due gruppi criminali aveva strutturato la principale piazza di spaccio di San Basilio, in via Maiolati, sul modello tipico del quartiere napoletano Scampia. A coordinare gli 'affari' erano i fratelli Salvatore e Gennaro Esposito arrestati oggi dai Carabinieri nell'ambito della maxi operazione che ha smantellato due gruppi criminali, uno di stampo camorristico e l'altro legato alle 'ndrine calabresi. 

Operazione Gallardo

Gomorra a Roma 

A quanto ricostruito dagli inquirenti, la compagine diretta dai due fratelli era organizzata con il classico modello napoletano, ovvero capi piazza, collegati direttamente a loro, numerosi pusher ai quali veniva imposto l'esclusivo approvvigionamento della droga dal sodalizio e vedette per avvistare qualunque movimento sospetto. Un cugino degli Esposito, gestore della piazza, si sarebbe perfino tatuato sul braccio i diminutivi dei nomi dei suoi capi "Sasa'" e "Genny". 

Da Secondigliano a Roma 

"Negli anni 90 la famiglia Esposito si é trasferita a Roma - ha ricostruito il Procuratore Aggiunto della DDA di Roma, Michele Prestipino, durante la conferenza stampa -  il gruppo ha stretto rapporti criminali e relazioni portando un know-how significativo nella gestione delle piazze di spaccio, portando a Roma il modello di spaccio delle piazze napoletane, in particolare Scampia". 

Armi, droga e controllo del territorio

Una organizzazione criminale spietata che aveva importato a San Basilio i 'valori' dell'Alleanza di Secondigliano. Con notevoli disponibilità economiche e di armi, i capoclan chiedevano ai loro sodali una "fedeltà esclusiva". Valori che dovevano essere rispettati in tutto e per tutto. Non è un caso che nel 2015 uno dei due fratelli Esposito abbia sparato, assieme ad uno dei capo piazza dello spaccio di via Maiolati, a tre pusher, gambizzati in via Amandola come punizione per essersi approvigionati di cocaina in maniera autonoma rispetto al "sistema" imposto dai vertici dell'associazione criminale. "Le indagini ci hanno consentito di ricostruire il movente ma anche di individuare due responsabili delle gambizzazioni - ha spiegato ancora il procuratore aggiunto della DDA, Michele Prestipino -. Azioni ad opera di uno dei capo piazza di San Basilio e di uno dei fratelli Esposito".

Cosche calabresi a Nettuno

San Basilio e la piazza di spaccio di via Maiolati come Secondigliano, con il gruppo criminale legato, come detto, anche da rapporti trasversali con le cosche calabresi della 'ndrangheta operanti soprattutto nel territorio di Nettuno, dove i fratelli Esposito si trasferirono assieme al padre intessendo stretti rapporti collaborativi tesi a creare il sistema del narcotraffico a Roma e nella sua provincia. 

Approviggionamento della cocaina

In questo ambito la compagine diretta da Vincenzo Polito, era invece impegnata nell'approviggionamento e successiva consegna di ingenti quantitativi di cocaina a Roma e provincia, avvalendosi della collaborazione della cosche di 'ndrangheta Filippone e Gallico. Ma cosa ha determinato il trasferimento della famiglia di Luigi Esposito da Nettuno a Roma? Un incontro fra "Nacchella" ed il boss Michele Senese (detto "Michele o Pazz'"), avvenuto alla Casa di Cura Sant'Alessandro di Roma dove i due uomini di vertice si incontrarono. Da qui il patto, con gli Esposito che trovarono nella piazza di spaccio di San Basilio il quartiere dove importare il modello dell'Alleanza di Secondigliano a Roma. 

Indagine trasversale 

Il corposo quadro probatorio acquisito a carico degli indagati si basa su attività tecniche e dinamiche, analisi documentale e rilevanti riscontri conseguiti sul campo che hanno già consentito, nel tempo, di arrestare 6 persone, procedendo al sequestro di armi e ingenti quantitativi di sostanza psicotropa, in convergenza con altre attività investigative in carico ad altre Autorità Giudiziarie, tra cui Cagliari, Velletri e Catanzaro.

Armi e cocaina 

In particolare, il lavoro degli inquirenti ha permesso di sequestrare, nel periodo oggetto di indagine, 25 chili di cocaina, che avrebbero fruttato al dettaglio circa 6 milioni di euro, una pistola tipo revolver cal. 38 “Smith & Wesson” ed una pistola semiautomatica cal 9x21 marca “Beretta mod. 98FS", entrambe oggetto di furto e nella disponibilità di uno degli indagati. 

Perquisizioni a Roma e Napoli 

Contemporaneamente all’esecuzione delle misure cautelari sono state effettuate 44 perquisizioni, a carico di soggetti risultanti gravitare nell’orbita dei suddetti gruppi criminali, per lo più residenti nel quartiere romano di San Basilio, ma anche a Napoli, Nettuno e paesi limitrofi a Roma. Si tratta di pusher, vedette e vari galoppini delle associazioni colpite dall’operazione dell’Arma dei Carabinieri e della D.D.A. di Roma.

Elicotteri a San Basilio 

Proprio nel corso delle perquisizioni di questa mattina a San Basilio, i Carabinieri del Nucleo Investigativo hanno arrestato altre 2 persone in flagranza di reato: una per detenzione ai fini dispaccio di sostanza stupefacente; una per la detenzione di un fucile a canne mozze, trovato nella cucina della sua abitazione.


 

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