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Cronaca

La "camorra romana", i clan che si son reinventati per fare affari dal centro storico alle periferie

Dalle figure storiche come quella di Michele Senese detto 'O Pazzo', passando ai clan come i Moccia o i Pagnozzi: a Roma in tanti "partenopei" hanno fatto e stanno facendo affari

La camorra a Roma in questi anni ha mostrato tutta la sua capacità di inventarsi e reinventarsi. Da nord a sud, passando per le periferie come Tor Bella Monaca fino al centro storico. In ogni area della Capitale, in ogni affare, in ogni potenziale consorteria.

Da sempre Roma, data la vicinanza geografica e le possibilità che può offrire, è meta ambita dai clan della camorra. Nel corso degli anni, tuttavia, lo scenario è modificato, le nuove generazioni hanno preso sempre più potere tant'è che il magma criminale partenopeo si è reinventato, sino a dividersi in due: quella parte malavita infiltrata storicamente nel territorio romano e quella derivata, la cosiddetta "camorra romana", rinata e rinnovata nella contaminazione con il tessuto socio-economico.

La "camorra romana"

A riaccendere un faro sulla "camorra romana", è il Rapporto Mafie nel Lazio redatto dall'Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio in cui è stata disegnata una mappa del Narco traffico nella Capitale.

Le indagini portate a termine in questo ultimo periodo preso in esame dal Rapporto fotografano la "consapevolezza da parte dei clan attivi in città dell'esistenza di una "camorra romana", in cui il termine "camorra" porta con sé la storia violenta e piuttosto nota delle organizzazioni criminali campane, attive soprattutto nel traffico di droga e nel reimpiego di capitali illeciti. E l'aggettivo "romana" che sta per "autonoma dalla camorra e radicata nel territorio in cui opera", si legge.

Un connubio che, secondo quanto emerge nel Rapporto Mafie nel Lazio, è "un combinato disposto che racconta molto delle evoluzioni generate negli anni dentro lo scenario criminale romano", che è piuttosto variegato. 

I tentacoli della camorra a Roma 

Effettivamente come scrive la Direzione Investigativa Antimafia nella sua ultima relazione del primo semestre del 2019, a Roma sono storicamente attivi "alcuni clan nella zona Esquilino, con interessi che spaziano dal contrabbando agli investimenti commerciali; il clan Zaza, forte dei rapporti con il clan Mazzarella, è presente nel quartiere Ostiense con interessi che spaziano dalla gestione di attività alberghiere e di ristorazione, alla commercializzazione di autovetture e alla gestione di scuderie di cavalli da corsa; il clan Moccia forte dei rapporti con la famiglia Nastasi, è presente nella zona di Tor Bella Monaca con interessi nell’ambito del traffico e spaccio di sostanze stupefacenti; il clan Contini è operante in varie zone della Capitale, tra cui il centro storico in cui concentra l'attività di reinvestimento, in particolare nei settori della ristorazione ed immobiliare".

Il denaro riciclato nella Roma bene

Insomma, c'è spazio per tutti. In diversi quartieri. I boss campani, d'altronde, hanno sempre scommesso una parte dei capitali illeciti sul mercato legale della ristorazione e dell'immobiliare e un'altra in quello illegale e ancora più redditizio del narcotraffico, come certifica anche l'ultima operazione che ha colpito il clan Moccia che ripuliva soldi di provenienza in beni immobiliari e attività di ristorazione, soprattutto nella zona della Roma bene tra Castel Sant'Angelo, Quirinale e Piazza Navona.

Le ombre oscure di Michele 'O Pazzo' e 'Mimì o Professore'

Per descrivere il fenomeno della "camorra romana", il Rapporto Mafie nel Lazio prende in prestito le parole dell'intelligence antimafia per spiegare la genesi del clan di Michele Senese detto 'O Pazzo', un punto riferimento della "camorra romana".

Gli investigatori scrivono: "Una presenza della camorra che risale agli anni '90, con il clan Senese che si dedicava allo spaccio di droga e, in tempi più recenti, ad infiltrare l’imprenditoria. I Senese, pur mantenendo forti legami con gli ambienti camorristici di provenienza, hanno dato corpo, su Roma, ad un agglomerato criminale autonomo, capace di aggregare sia soggetti di origine campana stabilitisi nella Capitale che pericolosi criminali locali. Il clan opera prevalentemente nell’area sud della capitale, zona Tuscolana-Cinecittà ed è risultato coinvolto in importanti dinamiche criminali romane".

Tant'è che l'esistenza di clan di derivazione camorristica è stata suggellata anche dalla sentenza definitiva in Cassazione a carico del clan Pagnozzi, gruppo attivo nell'area della Tuscolana, con le condanne per 'Mimì o Professore' e i cosiddetti napoletani della Tuscolana.

Nella sentenza della Corte di Cassazione i giudici confermano l'esistenza di una "parallela operatività di due distinte associazioni facenti capo a Pagnozzi, l'una finalizzata al traffico di stupefacenti, l'altra camorristica, finalizzata a riciclaggio, estorsioni e intestazione fittizia di beni, frutto di espansione in Roma, zona Tuscolana".

Secondo un processo di scomposizione, dunque, alcuni clan camorristici dopo alcuni anni hanno assunto le caratteristiche dei clan autoctoni romani ma con il vantaggio di custodire un passato criminale rilevante rispetto ai primi.

"Camorra in Centro dagli anni '80. Cosche si sono spartite territorio"

Ma ci sono anche altri gruppi, emergenti o meno, con caratteristiche simili. L'ex prefetto di Roma Gerarda davanti alla Commissione parlamentare Antimafia, lo scorso gennaio, aveva così parlato: "La camorra è presente a Roma fin dagli anni '80, anche in aree di prestigio come il Centro della Capitale, il clan dei Casalesi è attivo in zona Ostiense" e ancora il "clan Moccia a Torre Angela e Tor Bella Monaca". 

E poi c'è il litorale che fa gola, con Ostia e con "i napoletani" che hanno minacciato un imprenditore per continuare i lavori e, ancora prima, era emersa la loro ambizione criminale nel tentativo di spodestare gli Spada proprio ad Ostia. Insomma la presenza è variegata e Roma è grande e il motto è uno: confini definiti e accordi chiari per fare fruttare i propri interessi.

La Dia disegna la mappa dei clan, ecco chi comanda nella Capitale

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