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Cronaca Centro Storico / Via Vittorio Veneto

Cafè de Paris, continua la protesta dei dipendenti: "Intervenga il custode giudiziario"

Il locale era stato sequestrato perché in mano all'ndrangheta. la protesta dei lavoratori: "Non ci stiamo, se deve chiudere vogliamo starci fino alla fine. Vogliamo assistere al funerale"

Dopo l’occupazione di ieri, i 16 dipendenti licenziati dal Cafè de Paris di via Veneto, confiscato alla 'ndrangheta e gestito da alcuni mesi da una nuova società, sono tornati a protestare. Un gruppo di baristi, camerieri, cuochi, amministrativi, italiani e stranieri, compreso l'ex direttore dello storico locale della Dolce Vita si sono riuniti in un presidio all'esterno. Il locale dovrebbe chiudere a fine mese perché un gruppo straniero ha comprato l'intero palazzo. Così anche per lo storico locale è arrivato lo sfratto esecutivo.

“Vogliamo l'intervento del custode giudiziario” ha detto Alfredo Ballati che ha lavorato 31 anni al Cafè. “Questa gestione ha affossato il locale con prodotti scadenti e tanti errori. Ora licenziano tutti i vecchi dipendenti a tempo indeterminato e si tengono i giovani precari. Non ci stiamo, se deve chiudere vogliamo starci fino alla fine. Vogliamo assistere al funerale”.

La società che ora gestisce il locale, Le Qualitè srl, si difende: “Oggi abbiamo subito chiamato la polizia per evitare guai” spiega il titolare della società, Aldo Berti. “Con i sindacati e la Regione Lazio abbiamo firmato un accordo che gli garantisce 36 mesi di sussidio di mobilità invece di 8. Con lo sfratto esecutivo sulla testa non possiamo fare altrimenti”. Berti ha anche annunciato che querelerà una rappresentante della Filcams Cgil che avrebbe accostato la nuova gestione del Cafè de Paris alla vecchia, in mano alla 'ndrangheta.

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