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Cronaca

Carminati e Buzzi condannati in via definitiva: la Cassazione rigetta il ricorso

Con la sentenza dei supremi giudici, che hanno accolto le richieste della procura generale della Cassazione, sono state confermate così le condanne decise nell'Appello bis nel marzo 2021

Diventano definitive le condanne per i due principali protagonisti dell'inchiesta Mondo di Mezzo, Salvatore Buzzi, a 12 anni e 10 mesi, e Massimo Carminati, a 10 anni. I giudici della seconda sezione penale della Cassazione hanno rigettato i ricorsi presentati dalle difese dei due imputati scrivendo così l'ultimo atto del processo, a quasi otto anni di distanza dai primi arresti.

Condanne confermate

Con la sentenza dei supremi giudici, che hanno accolto le richieste della procura generale della Cassazione, sono state confermate così le condanne decise nell'Appello bis nel marzo 2021. Processo a cui si era arrivati dopo che la Suprema Corte il 22 ottobre del 2019 aveva fatto cadere per tutti gli imputati il 416bis, l'accusa di associazione mafiosa.

Cosa succede adesso

Secondo quanto riportato dall'agenzia Ansa, Carminati, presente in Cassazione ad assistere all'udienza, potrebbe usufruire delle misure alternative. Per Buzzi invece potrebbero riaprirsi le porte del carcere, per la parte residua di pena da scontare dopo la lunga carcerazione al 41bis.

La Procura generale

Nel corso dell'udienza il sostituto procuratore generale Lidia Giorgio ha sottolineato, come già riportato nella requisitoria scritta, il ''curriculum criminale'', la ''gravità della vicenda associativa accertata ('inquinando persistentemente e pesantemente, con metodi corruttivi persuasivi, le scelte politiche e l'agire pubblico dell'ente locale', definito una 'mucca da mungere') e il ''ruolo apicale'' ricoperto da Carminati.

Per quanto riguarda invece il ricorso presentato dalla difesa di Buzzi, il sostituto procuratore generale ha evidenziato il ''ruolo apicale svolto'' dall'ex ras delle cooperative ''unitamente al Carminati'' oltre al ''numero e alla gravità delle condotte accertate (…) al pesante e grave inquinamento della cosa pubblica, nonché -tra gli indici rivelatori della peculiare modalità dell'attività delittuosa e della connessa allarmante gravità- all'assoluto disinteresse di Buzzi per i controlli pubblici, al completo ribaltamento della logica ispiratrice del mondo delle cooperative, oltre che all'appoggio di concorrenti ex art. 110 c.p. e di altro gruppo associativo caratterizzato da strategie criminali violente ed estorsive, ovvero l'associazione di corso Francia, per il recupero dei crediti''.
 

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