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Cronaca

Ucciso da un poliziotto sul Gra, appello rinviato: "Si va verso l'omicidio volontario"

Prima udienza spostata al 14 novembre. L'avvocato Anselmo: "Il giudice ha ritenuto di dover discutere della modifica dell'imputazione in apposita sede, valutandola come dirimente"

Da omicidio colposo a volontario. Il capo d'accusa nei confronti di Michele Paone, il poliziotto che all'alba del 30 luglio 2011 sparò e uccise Bernardino Budroni durante un inseguimento sul Raccordo, potrebbe cambiare. La Corte d'Appello, chiamata a discutere l'assoluzione in primo grado, ha rinviato oggi la prima udienza al 14 novembre, riconoscendo priorità al primo punto del ricorso avanzato dalle parti: la modifica dell'imputazione.

"Quei proiettili sono stati sparati con l'intento di uccidere, sono cinque anni che lo diciamo, e il fatto che la Corte ritenga dirimente discutere l'eventuale cambio di accusa ci fa pensare che vi sia l'intenzione di restituire gli atti in primo grado". Esce dall'Aula soddisfatto Fabio Anselmo, avvocato della famiglia Budroni e stesso legale della famiglia Cucchi, ormai specializzato nei più noti casi italiani di malapolizia. "E' un ribaltamento importantissimo che non ci aspettavamo, visto l'esito del primo grado" commenta a Romatoday. Ancora la decisione non è presa, ma "il fatto che la qualificazione giuridica dell'accaduto sia stata considerata tanto dirimente da rinviare l'udienza per discuterne appositamente, ci fa ben sperare"

Quasi commossa la sorella Claudia. "Non me lo aspettavo, è un segno più che positivo, finalmente si comincia a capire qual è la direzione giusta da prendere. Devo ringraziare anche Acad (Associazione contro gli abusi in divisa), che ci appoggia cercando di portare alla luce aspetti poco noti della vicenda, ma importantissimi", come nella conferenza stampa del 30 marzo alla Camera, dove presenti la famiglia e i legali, si è tornati a puntare i riflettori sul caso del 40enne romano di Fonte Nuova, ammazzato da un agente con un colpo di pistola. 

VERSIONI IN TRIBUNALE - Un episodio di uso legittimo delle armi secondo quanto riportato nelle motivazioni della sentenza emessa il 15 luglio 2014. Per il magistrato il poliziotto avrebbe sparato per interrompere una "grave e prolungata resistenza" dopo una folla corse partita da Cinecittà, dove l'allora ex fidanzata di Budroni chiamò la Polizia denunciando l'uomo per stalking. Tutt'altra la versione sostenuta da Procura e parte civile: non c'era alcun bisogno di fermare l'auto facendo ricorso alla pistola, perchè l'auto, di fatto, si era già fermata. 

"Dino è morto per un colpo sparato ad altezza uomo e con una traiettoria diretta che ha trapassato i polmoni ed è arrivato al cuore" ha ribadito l'avvocato Anselmo in conferenza. Per la famiglia Budroni si tratta di “dimostrare l'insussistenza dei presupposti su cui si basa l'assoluzione”. Uno in particolare: la velocità delle auto al momento degli spari. Per Anselmo è chiaro che “l'auto di Dino era ferma con il freno a mano tirato e la prima marcia inserita”.

LE REGISTRAZIONI - A provarlo ci sarebbero le registrazioni delle conversazioni tra un carabiniere, che insieme ai poliziotti ha partecipato all'inseguimento e quindi era sul posto, e il centralino del 112. In quale circostanza sono avvenuti gli spari? A esplicita richiesta il carabiniere risponde: “Nel momento in cui ci fermavamo”. E ancora. “L'abbiamo stretto e lui ha sbattuto sul guardrail e quindi non poteva andare da nessuna parte”. In un'altra registrazione il brigadiere spiega: "Nel momento in cui lo stavamo fermando.. proprio nel momento in cui lo abbiamo stretto, lo stavamo fermando, io ho sentito due botte e ho detto: “Avranno sparato in aria”.

Nella conversazione vengono descritti anche i tragici momenti della morte di Dino: “Tant'è che io questo qua ce lo avevo davanti a me perchè praticamente gli stavo quasi a fianco e mi guardava, perchè anche io gli avevo puntato la pistola addosso per non farlo muovere ma non avevo messo neanche un colpo in canna, era giusto per intimorirlo […] mi guardava e poi.. dopo un po' ho visto che si è accasciato”. 
 

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