rotate-mobile
Cronaca

Bimbo nel Tevere, il padre resta in carcere: "Non so darmi pace"

Interrogatorio di garanzia a Regina Coeli poi la convalida del fermo. Si teme che il padre del possa compiere atti di autolesionismo. Il bimbo non è stato trovato

Solo pochi giorni fa la tragedia: il 4 febbraio Patrizio Franceschelli getta suo figlio nel Tevere da Ponte Mazzini e, dopo un inseguimento sul Lungotevere viene arrestato. Quindi la confessione: “Sono stato io”.
Il bambino invece non è mai stato ritrovato e le ricerche sembrano fermarsi perché trovare un bimbo così piccolo, di soli 16 mesi, in un Fiume come il Tevere dopo 5 giorni è improbabile.
Intanto Franceschelli ha parlato con il Gip al quale ha dichiarato: “Non riesco a darmi pace per quanto accaduto. Lo amo più di qualsiasi cosa al mondo." E' durato circa quaranta minuti, a Regina Coeli, l'interrogatorio di garanzia al termine del quale il gip Riccardo Amoroso ha convalidato il fermo, emettendo contestualmente un provvedimento di custodia cautelare in carcere per l'accusa di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela.

Il giudice ha, inoltre, disposto che Franceschelli venga sorvegliato a vista perché si teme che possa compiere atti di autolesionismo, così come ha confermato il suo legale, l'avvocato Andrea Gatto, al termine dell'interrogatorio. Il disoccupato di 26 anni ha ammesso le sue responsabilità, non riuscendo però a spiegare il motivi del suo gesto. "Non si dà pace per quanto successo - ha detto l'avvocato Gatto - Ha ammesso di averlo fatto. E' un qualcosa che va al di là di un discorso di degrado sociale. E' consapevole che non potrà vedere mai più suo figlio che sostiene di amare più di qualsiasi cosa al mondo". Non è escluso che la difesa di Franceschelli chieda che l'uomo sia sottoposto ad una perizia psichiatrica. (Fonte Ansa)
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Bimbo nel Tevere, il padre resta in carcere: "Non so darmi pace"

RomaToday è in caricamento