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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Bimbo morto per latte in vena: si indaga per omicidio colposo

Sarebbero sei - sette gli indagati per la morte del bambino appena nato al quale è stata iniettata, probabilmente per errore, una flebo di latte. L'accusa è di omicidio colposo

Omicidio colposo è il reato ipotizzato per chi ha gestito, all'interno dell'ospedale San Giovanni, l'iter clinico del neonato morto lo scorso 29 giugno. Il piccolo, nato prematuro, ha ricevuto in vena un'iniezione di latte al posto di quella di fisiologica prevista e, stando ai primi elementi emersi dall'inchiesta aperta dalla Procura, si potrebbe trattare di un tragico scambio di flaconi. Al momento comunque le indagini sono in corso e le ipotesi ancora al vaglio. A dare corpo alle ipotesi vagliate ci sarebbero anche alcune presunte contraddizioni nella ricostruzione dei fatti. La prima questione aperta riguarda le tempistiche con le quali è venuto a conoscenza della morte del neonato e l'ha comunicata all'autorità giudiziaria. Tempistiche che, per la Direzione Generale del San Giovanni, sarebbero ineccepibili.

TEMPISTICHE - "Io, sebbene fosse festa, ero presente in ospedale il 29 giugno (quando il neonato è morto, ndr), e anche il giorno successivo, il 30 di giugno. L'ho messo nero su bianco. Non è che quando è festa l'ospedale chiude": a riferirlo è il direttore sanitario del nosocomio a chi gli chiedeva dettagli appunto sui tempi della vicenda.

Il 29 giugno è la festa di San Pietro e Paolo, patroni della città di Roma, e quest'anno è caduto di venerdì. Il lunedì successivo, il 2 luglio, è la data che il direttore generale Gian Luigi Bracciale ha indicato come quella in cui Corea lo ha avvertito dell'accaduto, e Corea ha spiegato oggi di non aver lasciato tempo in mezzo tra il momento in cui ha saputo dell'accaduto e quello in cui ha avvertito il manager dell' ospedale. "Lo stesso giorno in cui i medici si sono presentati a me - ha affermato infatti il direttore sanitario - ho fatto i dovuti passaggi, scrivendo al direttore cosa stava accadendo, e abbiamo convenuto di 'autodenunciarci' alla magistratura".

CREMAZIONE - Detto questo, altro particolare che emerge preopotentemente dalle indagini riguarda l'avvio di una procedura di cremazione del cadavere del piccolo subito dopo i funerali, procedura che sarebbe stata immediatamente fermata dalla Procura che ha ordinato tutti gli accertamenti del caso e l'autopsia. Sui cosa avrebbe spinto l'ospedale a segnalare l'accaduto il Direttore Generale Bracciale dichiara: "Se ho avuto l'impressione che qualcuno volesse minimizzare o nascondere qualcosa? No. E' una regola che esiste e che io ho seguito: segnalare alla Procura tutti quegli eventi che non sono 'normali'". Il manager ha riferito di aver saputo del presunto scambio di flaconi dal 2 di luglio scorso. "Io - ha aggiunto infatti - ho parlato con il primario di Neonatologia, con il direttore sanitario. C'era stata una constatazione di fatti che sarebbero accaduti che non mi hanno convinto, e che mi hanno indotto a fare denuncia. Poi sarà il magistrato a decidere cosa fare, se archiviare sentiti i periti, o procedere".

Bracciale ha spiegato che l"anormalità" che lo ha spinto a rivolgersi alla magistratura era nel fatto che "sembra che ci sia stata una terapia mal fatta, una nutrizione enterale per via endovenosa. Non è stata quindi seguita la prassi normale". "Tutto è partito da una segnalazione del direttore sanitario - ha aggiunto - e insieme alla segnalazione alla magistratura ho avviato una indagine interna. Non ho avuto bisogno della certezza: solo il dubbio che potesse essere accaduto è stato per me sufficiente".

Intanto i commenti alla vicenda si sprecano. "Un episodio di inaudita gravità che getta ombre inquietanti sulla sanità laziale e per il quale occorre fare subito chiarezza": lo afferma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, sul caso del neonato che sarebbe morto al San Giovanni per un errore dovuto allo scambio tra una flebo di soluzione fisiologica con del latte. "I responsabili di tale morte devono essere individuati e puniti - aggiunge - ma il problema è a nostro avviso più generale, e riguarda le condizioni di lavoro di medici e personale ospedaliero. Con i tagli alla sanità annunciati dal Governo, infatti, il rischio è quello di un sovraccarico di lavoro per i dipendenti degli ospedali pubblici, con conseguente incremento dei casi di malasanità, anche tragici come quello del San Giovanni".

"Nell'interesse degli utenti della sanità - sottolinea Rienzi - invitiamo le autorità nazionali e quelle del Lazio ad eseguire i tagli laddove si annidano gli sprechi, come ad esempio nel settore dei vaccini pediatrici, dove ogni anno si gettano al vento quasi 120 milioni di euro per vaccini inutili se non addirittura pericolosi. Argomento che proprio in questi giorni è oggetto di una interrogazione parlamentare presentata dal senatore Elio Lannutti".
 

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