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Cronaca

Roma Liverpool, è febbre da biglietto: la lunga maratona dei tifosi fuori dal Roma store

Cronaca di 24 ore di attesa sul marciapiede di viale Marconi. Tra liste, appelli, “numeretti”, è guerra all’ultimo biglietto

Sono le 9 e Mauro aspetta fiero in cima alla fila. Sarà tra i primi, all’apertura delle porte, a conquistare un biglietto per la semifinale di Champions, Roma Liverpool del 2 maggio, dopo un tour de force di 24 ore. Terminate le vendite con prelazione per gli abbonati, partono stamattina quelle aperte a tutti. E fuori dal punto vendita giallorosso di viale Marconi, oltre 200 tifosi hanno passato la notte sul marciapiede

Mentre scriviamo sono tutti ancora in fila. Distrutti dalla notte quasi insonne, ma in trepida e speranzosa attesa di un posto assicurato tra gli spalti dell’Olimpico. Perché a ieri, quinto giorno di vendita riservata agli abbonati, erano circa 20mila i tagliandi emessi. Per tutti gli altri, circa 35mila, è una “guerra” all’ultimo biglietto. 

C’è chi ha occupato una panchina, chi si è accampato su un cartone appoggiato alle serrande dei negozi o su un seggiolino portato da casa, chi ha fatto la spola tra un paio di bar rimasti aperti fino all’alba. I più fortunati hanno aspettato in macchina. Ma per dormire quasi non c’è tempo. Gli organizzatori della fila, i primi supporter arrivati già alle 10 di martedì mattina, hanno preso in mano la situazione, con appelli dei presenti ogni ora, per 18 ore, da mezzogiorno alle sei del mattino. E guai a chi si allontana. 

“Tutti devono stare in fila, non sarebbe giusto che qualcuno resta a garantire l’ordine e altri se ne vanno a dormire”. Marco, tifoso storico (“c’ero a Roma Liverpool dell’84”) tiene le redini del gruppo. Al vetro del Roma store, su tre fogli bianchi, sono segnati a penna tutti i nomi dei prenotati in ordine di arrivo. Chi prima arriva meglio alloggia e più in alto si posiziona in lista, ma se non risponde agli appelli perde il posto. Vietato addormentarsi quindi, se non per fugaci mezz’ore con la sveglia del telefonino attaccata all’orecchio. 

I ritardatari, quelli dal numero 100 in poi che rischiano di restare a bocca asciutta, puntano tutto sulle defezioni. “Magari qualcuno non regge fino a domani mattina - commentano gli strateghi che addirittura scomodano le calcolatrici per ipotizzare eventuali chance - ci sarà chi si è segnato in altri store”. Già, quelli centrali di piazza Colonna, via Arenula, via Nazionale, ugualmente presi d’assalto.

“Una prova di forza” come la definisce Simone addentando un panino prima della chiamata delle tre del mattino. “Non mi pronuncio finché non ho il biglietto in mano”. Si scorrono i nomi sulla lista per capire in quanti hanno mollato. Si chiacchiera e si scherza, di Roma e non, tra gli appelli che scandiscono come rintocchi d’orologio la lunga notte giallorossa. All’alba gli ultimi appelli, la città che si risveglia, i tifosi che si confondono tra i semplici passanti. 

Anzi no, anche le file, tre distinte a seconda dei numeri, vanno fatte immediatamente, proprio per evitare il caos e gli “infiltrati” dell’ultimo minuto. “È un classico che arrivano 50 furbetti e provano a passare avanti”. Ma non stavolta, l’organizzazione è ferrea. Tanto che c’e chi addirittura si complimenta per il servizio d’ordine impeccabile seppur autogestito. La risposta è quasi scontata: “Per la Roma questo e altro”.

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