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Cronaca

La banda dei biglietti falsi delle partite di Roma e Lazio

L'organizzazione si è poi specializzata nella clonazione di carte di credito con le quali prelevavano le somme sui conti bancari delle vittime

Biglietti falsi per le partite di Roma e Lazio. Quindici incontri di coppa e serie A dove le ignare vittime si sono viste respingere ai tornelli, in quanto in possesso di biglietti clonati, e pertanto non validi. Ad allestire il sistema una banda che ha poi alzato l'asticella della truffa con la clonazione di carte di credito e credenziali per i servizi di internet banking trasferendo le somme depositate in conti correnti intestati a prestanome. Il denaro così sottratto veniva poi prelevato in contante e inviato su numerosi altri conti correnti. Sei le persone che avevano allestito il business, tutti campani, nei confronti delle quali sono state disposte altrettante misure cautelari. Sono gravemente indiziati di numerose frodi informatiche. A eseguire il provvedimento emesso dal gip del tribunale di Napoli i finanzieri del comando provinciale di Roma che con il supporto dei colleghi partenopei. 

Biglietti falsi per le partite di Roma e Lazio 

Le indagini hanno avuto inizio il 13 gennaio 2020, a seguito del sequestro di alcuni titoli di accesso - contraffatti - relativi all'incontro di calcio poi giocato allo stadio Olimpico fra la Roma e la Juventus e, successivamente, degli smartphone delle persone ipotizzate quali responsabili della commercializzazione dei biglietti. Una decina i tifosi che poi si sono visti i tornelli sbarrati. Da qui le indagini che hanno accertato la vendita - con lo stesso sistema - di almeno altre 14 partite giocate nell'impianto sportivo romano da Roma e Lazio. Biglietti clonati che venivano pubblicizzati su alcuni profili Instagram. Le vittime pagavano con bonifici ma il ticket d'accesso non era valido. I finanzieri hanno poi constatato l'avvenuta truffa per 15 match e per altri eventi sportivi e concerti tenutisi a Roma dal 2020 al 2022. 

Dai biglietti falsi alle clonazioni 

Dall’esame degli apparecchi sono emerese, in particolare, numerose chat indizianti l’esistenza di una più vasta rete, radicata nella provincia di Napoli, dedita alla commissione di frodi informatiche. I successivi approfondimenti condotti dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma hanno permesso di tracciare circa 40 episodi di truffa perpetrati dagli indagati nei confronti di ignari clienti di istituti di credito. Per attuare le frodi, gli indagati in primo luogo acquisivano sul dark web informazioni sulle banche presso cui le vittime erano intestatarie di conti correnti. Successivamente, gli stessi sottraevano alle vittime le informazioni utili a garantirsi l’accesso al loro conto attraverso una telefonata o sms originati da un numero apparentemente riconducibile all’istituto di credito, segnalando presunte movimentazioni anomale registrate sugli stessi. L’utilizzo dei proventi illecitamente acquisiti venivano poi utilizzati per pagare soggiorni in hotel, residenze di lusso e per l’acquisto di beni preziosi, tra cui orologi di lusso e dispositivi elettronici di ultima tecnologia.

Sequestro di beni per 250mila euro  

Arresti domiciliari sono stati disposti nei confronti di tre persone e l’obbligo di presentazione alla p.g. nei confronti di altre tre persone, tutte gravemente indiziate di essere partecipi, a vario titolo, di un più ampio gruppo attivo sul territorio nazionale, dedito alla commissione di numerose frodi informatiche e alla clonazione di strumenti elettronici di pagamento e titoli di accesso. Con il medesimo provvedimento è stato anche disposto, nei confronti degli indagati, il sequestro preventivo - anche per equivalente - di disponibilità finanziarie e beni del valore di circa 250.000 euro, quale profitto del reato. 
 

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