Omicidio Budroni, la commemorazione sul Gra a tre anni dalla morte: "Dino vive"
A due settimane dalla sentenza di assoluzione del poliziotto che sparò a Bernardino Budroni, la famiglia di Dino si è recata sul luogo dell'uccisione. Presenti anche le famiglie Cucchi, Magherini, e i rappresentanti di Acad
Tre anni dall'uccisione di Bernardino Budroni. E una commemorazione lì, dove il 40enne di Fontenuova è stato trafitto da un colpo mortale, sparato da un poliziotto che lo inseguiva, all'alba del 30 luglio del 2011, sul Grande Raccordo Anulare.
C'erano tutti ieri dove Dino, come lo chiamavano gli amici, ha perso la vita. La famiglia Budroni e con loro, in una battaglia diventata ormai comune, anche i familiari di Stefano Cucchi, 31enne morto nel 2009 in circostanze misteriose dopo una settimana di custodia cautelare, e Riccardo Magherini, morto durante un fermo dei Carabinieri a Firenze. E poi l'avvocato Fabio Anselmo, che da tempo segue i casi di 'malapolizia'.
Presenti anche i rappresentanti di ACAD, l'Associazione Contro Gli Abusi in Divisa, che hanno appeso uno striscione: "Basta con il silenzio, vogliamo giustizia per Dino". Gli stessi dell'iniziativa #giustiziaperdino: una serie di immagini in cui gente comune si fa portavoce della loro stessa battaglia, tenendo alto il cartello "Giustizia per Dino Budroni, basta agli abusivi di polizia".
Chiedono giustizia, ma non quella emersa dalla sentenza di primo grado. Per il magistrato che il 15 luglio scorso ha emesso il verdetto, il poliziotto che quella notte ha premuto il grilletto esplodendo quel proiettile mortale ha fatto uso legittimo della pistola e pertanto è stato assolto. "Il fatto contestato non costituisce reato". L'accusa aveva chiesto omicidio colposo aggravato dall'eccesso di uso delle armi.
"Come se l'avessero ammazzato un'altra volta" commentava Claudia Budroni, sorella di Dino, presente ieri in prima fila, nell'abbraccio dei presenti e nel ricordo del fratello, per il quale non ha mai smesso di chiedere giustizia.
