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Cronaca

La provocazione dell'Isis: la bandiera dello Stato Islamico sventola su San Pietro

I jihadisti del califfato islamico tornano a minacciare Roma. Sulla rivista "Dabiq" appare un fotomontaggio con la bandiera nera dell'Isis che domina San Pietro

Una bandiera nera in San Pietro. Il vessillo dell'Isis nel cuore del Vaticano. Come a voler indicare il prossimo obiettivo, come a voler dire che l'avanzata dei jihadisti non si fermerà all'Iraq. I miliziani dell'Isis, l'autoproclamato Stato islamico del Califfo, hanno pubblicato sulla loro rivista web, "Dabiq", un articolo intitolato la "Crociata fallita". A rendere il tutto più sinistro, un fotomontaggio con la bandiera nera jihadista che domina piazza San Pietro.

"Conquisteremo Roma, spezzeremo le vostre croci e schiavizzeremo le vostre donne, ad Allah piacendo", si legge nella rivista, che cita il portavoce dell'Isis, Abu Mohamed al-Adnani. Quindi in un articolo intitolato "Il ritorno della schiavitù prima del Giorno del Guidizio", l'Isis afferma: "Si dovrebbe ricordare che ridurre in schiavitù le famiglie dei non credenti e prendere le loro donne come concubine è un aspetto costitutivo della sharia". Nell'articolo si precisa che le donne e i bambini yazidi sono stati considerati "bottino di guerra", dopo la cattura delle loro città e dei loro villaggi nel nord dell'Iraq lo scorso agosto: "Le donne e i bambini yazidi sono stati divisi nel rispetto della sharia tra i combattenti dello Stato islamico che hanno partecipato alle operazioni a Sinjar".

"Nel giorno più sacro per la cristianità, la domenica, lo Stato Islamico (IS) ha diffuso il quarto numero della sua rivista in inglese 'Dabiq', che riporta la data islamica del Dhul-Hijjah 1435 uno dei mesi più sacri per l'Islam, quello del Pellegrinaggio, e sulla cui copertina compare Piazza San Pietro con la bandiera dell'IS issata sull'obelisco antistante la Basilica. L'IS dimostra ancora una volta la sua maniacale attenzione ai simboli. Non è la prima volta che un'organizzazione jihadista cita testualmente la città di Roma come terra di conquista, ma se a farlo in modo sempre più costante è l'organizzazione che attualmente riesce a richiamare centinaia di combattenti da tutto il mondo, tale simbologia assume un valore più forte e certamente più preoccupante sotto il profilo della sicurezza". A scriverlo su Il Tempo è Bernard Selwan El Khoury, Direttore di Cosmonitor (Center for Oriental Strategic Monitoring). "Per evitare allarmismi controproducenti", si legge nel pezzo "è necessario analizzare in modo lucido e scientifico tre elementi in particolare, collegati tra loro: il nome della rivista, il significato di Califfato e la simbologia di Roma. Dabiq è una citta della Siria in cui nel 1516 gli Ottomani sconfissero i Mamelucchi, instaurando l'ultimo Califfato islamico. Ed è proprio il Califfato, vale a dire un sistema religioso-politico, culturale e sociale islamico, l'obiettivo sublime e ultimo della jihad, la lotta sacra. Considerate queste premesse, la scelta di aprire il 4° numero di Dabiq con l'immagine del Vaticano rende la minaccia di un attacco al cuore della cristianità più concreta che mai. Non è la prima volta che in ambienti jihadisti si fa riferimento alla 'conquista di Romà (Fateh Roma) come azione sublime della jihad e segno tangibile dell'instaurazione del Califfato".

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