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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Tor Bella Monaca / Via San Biagio Platani

I Due Leoni come Gomorra: banda spacciava un chilo di cocaina a settimana, a capo un "boss" 24enne

Centocinque i capi di imputazione contestati alla banda di "Benny Capoccione" che operava in via San Biagio Platani con turni di 24 ore, vedette, pusher e luogotenenti

Un giro d'affari da 20mila euro al giorno con uno smercio che arrivava ad oltre un chilo di cocaina a settimana. Sostanza pura, al 90 per cento, così buona da essere acquistata da uomini e donne della 'Roma Bene', che arrivavano sino alla periferia est della Capitale per acquistare la 'merce' considerata tra le migliori di Roma. A capo dell'organizzazione criminale un 24enne romano, conosciuto come "Benny Capoccione", che pusher, vedette e luogotenenti chiamavano "Boss". Un giovane capo residente nelle stesse case popolari di via San Biagio Platani divenute con il passare degli anni una delle più importanti piazze di spaccio di droga di tutte l'Urbe con modalità indentiche a quelle divenuti famose sul piccolo schermo con la fiction Gomorra, ambientata nella zona di Scampia a Napoli e presente nella realtà nella zona dei Due Leoni, dove l'organizzazione criminale aveva stabilito la propria base per gli affari. 

DUE LEONI COME GOMORRA - Nonostante la giovane età, boss indiscusso era, come detto, "Benny Capoccione" appena 24 anni ma già un lungo curriculum criminale con lo stesso arrestato diverse volte "ed evaso almeno sette volte per andare ad approvigionarsi di hashish, marijuana ma soprattutto cocaina attraverso un canale napoletano". Un 'sistema' oliato, per parafrasare ancora la fiction Gomorra, con una organizzione piramidale con a capo il 24enne romano, seguito da luogotenenti, pusher e vedette, attraverso una contabilità che veniva fatta ad ogni fine turno in una sala scommesse sempre ai Due Leoni. 

RETTE E STIPENDI - Uno "stipendio sicuro", per tutti i membri dell'organizzazione criminale che coinvolgeva anche cittadini incensurati residenti nelle stesse palazzine popolari, remunerati con 700 euro settimanali per fare la cosiddetta "retta", ovvero detenere la droga in casa al riparo dal possibile sequestro delle forze dell'ordine. Ad essere stipendiati dal boss anche pusher e vedette pagate anche loro 700 euro a settimana, con i pusher che avevano invece uno stipendio fisso di 100 euro al giorno, oltre alla provigione per la quantità di merce venduta. 

REDDITO DI CITTADINANZA - Ai sodali era inoltre garantito una sorta di "reddito di cittadinanza", con l'organizzazione che garantiva, in caso di arresto, l’erogazione di una vera e propria “indennità” e la tutela legale, differenziata a seconda che si trattasse di custodia cautelare in carcere o di arresti domiciliari con accollo anche delle spese legali. L’arresto dello spacciatore costituiva per altro un momento significativo di compattamento dell’associazione sia per la ricerca di un difensore, sia per la sostituzione dello spacciatore stesso sia per l’esigenza di mantenimento economico.

Spaccio di droga ai Due Leoni

"BEVUTO DALLE GUARDIE IN DIVISA" - Trattamento diverso veniva invece riservato a coloro che si facevano arrestare dalle forze dell'ordine in divisa, con nessuna forma di “tutela” prevista.  Segno di mancata attenzione sia da parte del pusher che della vedetta, con gli stessi redarguiti e puniti dalla stessa organizzazione. Una banda che non disdegnava minacce ed estorsioni come nel caso di una guardia giurata, assiduo cliente degli spacciatori. Con problemi di dipendenza dalla cocaina il vigilantes era arrivato a non poter più onorare i suoi debiti e per questo, dopo ripetute minacce, fu costretto a dare al gruppo due pistole, compresa quello di servizio, per ripagara il "buffo". L'uomo è stato poi rimosso dal prorpio incarico di guardia giurata. 

PALAZZINE BLINDATE - Nonostante decine di arresti da parte di carabinieri e polizia il "Boss" dei Due Leoni aveva trovato come rimedio quello della blindatura degli androni dei palazzi dove avveniva l'attività di spaccio. Qui diverse volte le forze dell'ordine avevano fatto smontare cancellate di cinque metri per tre dietro alle quali i pusher vendevano la 'merce' in sicurezza.

I DUE LEONI COME GOMORRA | VIDEO 1

DUE ANNI DI INDAGINI - Nonostante le capacità organizzative la holding criminale di "Benny Capoccione" è stata sgominata dai carabinieri del Gruppo di Frascati al termine di due anni di indagini, culminate in quasi 500 pagine di ordinanza. Alle prime luci dell'alba di questa mattina il blitz, con l'intervento di 400 carabinieri con l'ausilio di Unità Cinofile e gli elicotteri dell'Arma. I militari hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 33 soggetti (di cui 4 donne), appartenenti a un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico, radicata nella città di Roma con base operativa e logistica in via San Biagio Platani. Centocinqe i capi di imputazione contestati agli indagati. 

OPERAZIONE TORRI GEMELLE - Le indagini, condotte dai Carabinieri della Stazione di Tor Bella Monaca, hanno consentito di accertare come l’illecita attività di spaccio di stupefacenti avvenisse tutti i giorni, dalle prime ore del mattino sino a tarda notte, con veri e propri turni di “servizio” svolti dai vari pusher negli androni condominiali e nei parcheggi di due palazzine popolari contigue, ubicate in via San Biagio Platani – da cui il nome dell’indagine “Torri Gemelle” - luoghi divenuti un vero e proprio “supermercato a cielo aperto” del traffico di stupefacenti. Un giro d'affari da 20mila euro al giorno che si svolgeva tutto tra i civici 322 e 338 della strada del VI Municipio delle Torri. 

SPACCIO H24 - Lo spaccio al minuto degli stupefacenti e in particolare della cocaina da parte dei numerosi soggetti identificati, molti dei quali tratti in arresto in flagranza di reato, avveniva con un ricorrente e collaudato modus operandi, cristallizzato dai Carabinieri nelle immagini delle videoriprese: i pusher, ciascuno all’inizio del proprio turno di lavoro, raggiungevano la postazione assegnata, lì rimanendovi in piedi, occultando gli involucri di cocaina sulla propria persona o in alcuni nascondigli naturali - aiuole, giardini condominiali, auto in sosta o negli androni stessi - facilmente e rapidamente raggiungibili all’arrivo del cliente. 

PUSHER E VEDETTE - Vicino e a tutela del pusher stazionavano le vedette, incaricate di vigilare sull’eventuale sopraggiungere delle forze dell’ordine al fine di prevenire e scongiurare arresti e sequestri, con perdita quindi anche di denaro e stupefacente. L’acquirente, una volta giunto sulla piazza, rigorosamente a piedi, veniva fatto avvicinare, su indicazione delle vedette stesse, al pusher, dal quale, previa consegna della somma di 20 e 50 euro riceveva un involucro di cocaina del peso variabile di 0,2, 0,3, 0,6 e 0,7 grammi circa. Terminata la vendita degli involucri assegnati a ciascun pusher nel loro orario di lavoro, questi consegnavano l’intero provento ai luogotenenti del cassiere, mentre altri provvedevano a rifornire di altri involucri un altro pusher, nel frattempo subentrato in un nuovo turno di spaccio.

I DUE LEONI COME GOMORRA | VIDEO 2

SPACCIO DAVANTI AI BAMBINI - L’attività criminale avveniva anche in presenza di bambini, che occasionalmente si trovavano a transitare, così facendo apparire normale ciò che invece è solo devianza da modelli educativi e sociali sani con ricadute gravissime sul contesto di crescita dei minori del quartiere di cui gli spacciatori diventano i principali modelli comportamentali. Nonostante le enormi difficoltà riscontrate dai Carabinieri di Tor Bella Monaca a causa dell’impermeabilità informativa del contesto e della morfologia dei luoghi di ostacolo a controlli visivi diretti, il linguaggio criptico delle conversazioni, le indagini, grazie anche al supporto della DCSA (Direzione Centrale Servizi Antidroga) hanno consentito di ricostruire con esattezza l’organigramma del sodalizio e a documentare numerosissime attività di spaccio riuscendo a “vedere” senza essere visti e cristallizzandone le attività con intercettazioni telefoniche e ambientali.

LE RETRIBZIONI - Il "boss" provvedeva a retribuire gli spacciatori - i cui turni venivano organizzati preventivamente sulle 24ore - mediante una percentuale sulle dosi di droga che erano riusciti a vendere. Il denaro consegnato dai pusher al termine di ciascun turno, veniva prelevato dall’incaricato del delicato compito e consegnato all’uomo che, coadiuvato da altro fedelissimo, teneva puntuali annotazioni scritte delle entrate – analogamente a una scrittura contabile aziendale – in relazione alle consegne di dosi ai singoli pusher. A questi, poi, chiedeva conto anche dell’eventuale “non venduto”. Proprio per questo, nell’organigramma del gruppo vi era anche la figura dei “magazzinieri” responsabili della riscossione dei guadagni giornalieri, della distribuzione della droga ai pusher e del ritiro del non venduto.

ORGANIZZAZIONE PIRAMIDALE - In sintesi, l’organizzazione può essere suddivisa su tre livelli piramidali: il vertice: costituito dal giovane 24enne, Capo del sodalizio criminoso, con ruolo propriamente direttivo, scrupolosamente attento ad evitare materiali contatti con lo stupefacente trafficato, a dirigere con pugno ferro il gruppo con decisioni di tipo strategico sull’attività di spaccio. i luogotenenti: cinque sodali di maggiore fiducia del giovane (quattro uomini e una donna con età compresa tra i 20 e i 40 anni), cui era demandato il ruolo di raccordo tra vertice e pusher. I contatti venivano tenuti esclusivamente da loro cinque ed erano volti a mettere al corrente il capo della concreta turnazione degli spacciatori e delle vedette, del buon andamento dell’attività di spaccio o dell’esistenza di eventuali criticità;
la manovalanza: pusher e vedette – queste ultime a piedi e anche impiegate su auto e moto – con mansioni operative ed esecutive sulla cessione al dettaglio dello stupefacente.

SEQUESTRO DELLA COCAINA - Nel corso delle indagini dei Carabinieri della Stazione di Roma Tor Bella Monaca  sono già state arrestate in flagranza 28 persone e recuperato un quantitativo di cocaina pari a circa 6000 dosi. Decine di perquisizioni, anche nei confronti di indagati non colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare. L’operazione ha interessato circa 400 Carabinieri coadiuvati dai cinofili, da un elicottero dell’Arma e da personale dell’8° Reggimento Carabinieri “Lazio”. I risultati sono poi stati presentati al Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma alla presenza del Tenente Colonnello Luciano Magrini, del Colonnello Giovanni Donnarumma, del Generale Salvatore Luongo e del comandante della Compagnia dei Carabinieri di Frascati Capitano Melissa Sipala. 
 

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