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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

La banda di Rindi e Qorri: il metodo albanese per spacciare la droga a Roma

I bar erano luoghi di incontro per i summit, mentre gli appartamenti usati per nascondere la droga

Utilizzavano bar per i summit e per decidere le strategie, appartamenti sicuri per nascondere la droga, cellulari criptati anche da 1500 euro ogni sei mesi - per ogni aggiornamento - e vantavano amicizie importanti, sia con la criminalità albanese a Roma, ma anche con famiglie e gruppi che nella capitale, da anni, fanno affari. Un gruppo compatto che vantava tra le fila anche un ex pugile, amico di Fabrizio Piscitelli, e una cantante albanese. 

A sgominare la nuova banda di trafficanti gli agenti della squadra mobili e gli investigatori della direzione distrettuale antimafia, che nella mattinata del 16 marzo ha arrestato 9 persone a Roma. Tredici quelle indagate, tra questi anche un latitante, un albanese che si avvaleva della collaborazione di connazionali – deputati al confezionamento, stoccaggio e spaccio dello stupefacente, alle consegne e alla tenuta della contabilità – ma anche di cittadini italiani. Un gruppo a cui la droga non mancava mai, come loro stessi ripetevano: "Noi ce l'abbiamo sempre". 

I summit al bar e la droga comprata dal canale giusto

Per organizzare lo spaccio, il gruppo si dava appuntamento davanti a due bar in particolare, uno ad Acilia e l'altro in zona Giardino di Roma. È durante gli appuntamenti al bar che venivano gestiti gli appuntamenti con i clienti e fissati gli acquisti per le nuove partite di stupefacente da mettere sul mercato. Un filo dello 'sballo' che toccava diversi quartieri periferici della città, dalla Marranella a Torrevecchia, passando per Acilia e Torpignattara, fino a Boccea e Primavalle. 

Non è un caso che tra i soggetti colpiti dall'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip Maria Paola Tomaselli figuri anche un elemento di spicco della criminalità romana come Fabrizio Capogna appartenente alla nota famiglia Capogna, già nei guai per l'operazione Lucifero e per il suo "metodo".

La banda di italo albanesi 

L'indagine è partita, nel 2019, proprio da Capogna che riforniva di droga il gruppo. Da lì gli inquirenti sono arrivati a Bardi Petrit, pugile dilettantistico albanese, detto 'Titi', nel 2015 era già stato coinvolto in indagini della finanza che lo avevano visto protagonista anche della banda di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, il capo ultrà Laziale ucciso nell'agosto 2019.

Risalendo la matassa, gli inquirenti si sono trovati a scoperchiare un gruppo di spacciatori coordinati da 'Rindi' e 'Qorri', due albanesi di 36 e 33 anni. Insieme al loro, nel gruppo, tra gli altri c'erano anche 'Cesk', braccio destro di 'Rindi' e un romano di 48 anni che aveva il compito di custodire la droga in quello che era diventato un magazzino, a Torrevecchia. Le altre basi per lo stoccaggio, invece, erano a Vitinia e Acilia. D'altronde che gli albanesi, a Roma, siano tanti e forti lo sottolinea anche la mappa della malavita nella Capitale, firmata dalla direzione investigativa antimafia nel 2021.

La cantante albanese arrestata

Arrestati, anche due personaggi noti: Alessandro Corvesi e Lila Elsa. Il primo, 32 anni, ex calciatore finito nei guai nel 2021 perché trovato con oltre 26 chili di cocaina che, secondo gli investigatori, "avrebbe potuto fruttare quasi 5 milioni di euro ed era destinato a rifornire le principali piazze di spaccio di Roma e del litorale". 

Lila Elsa, 41 anni, è una cantante molto nota in Albania, che teneva la contabilità dello spaccio. Anche lei arrestata, nel 2003 aveva cantato nella categoria Giovani di Sanremo e nel 2014 aveva ricoperto il ruolo di giudice nella quarta edizione di "The Voice of Albania". Nei Balcani è famosissima. Lei, secondo gli inquirenti, era "custode dei proventi illeciti del gruppo tenendo il cosiddetto libro contabile e fornì disponibilità a 'Rindi' nella fase finale delle indagini, per eludere le ricerche delle forze dell'ordine", dicendogli di andare nella sua casa a San Lorenzo mentre lei era in ferie con il compagno.

Non risultano, su di lei, contatti diretti con la droga. Spesso consigliava 'Rindi' anche su come evitare i controlli, insomma, una persona stimata dal gruppo che teneva il denaro e all'occorrenza dava qualche appoggio e suggerimento utile: "Come in Albania, pure qui serve un amico, un aggancio con lo Stato, perché ti salva. Qualsiasi sia chi governa, bisogna trovarlo. Anche qui c'è tanta gente venduta", raccontava in una intercettazione con 'Rindi', che le aveva consegnato la "scatola di Babbo Natale", con dentro i soldi della banda

La cocaina Spongebob 

Nel corso dell'indagine sono stati sottoposti a sequestro complessivamente 5 chili di cocaina, 43 chili di marijuana e 82 chili di hashish. In un caso, il 30 gennaio del 2019, un romano viene arrestato dopo aver acquistato mezzo chilo di coca. La droga gli era stata ceduta di 'Titi' e 'Cesk', incaricati da 'Rindi' e 'Qorri'. Il panetto di cocaina riportava raffigurato sull'involucro la parte inferiore del personaggio dei cartoni animati Spongebob, da qui il nome dell'operazione. 

I cellulari criptati

Il sodalizio di 'Rindi' e 'Qorri' aveva la disponibilità anche di una serie di cellulari criptati. Alcuni utilizzavano il BQ Aquaris, altri il Nokia Android One. Entrambi con sistema operativo clandestino, sullo schermo dei quali era visibile la scritta "questo dispositivo è gestito dalla tua organizzazione". Un elemento che, secondo l'accusa, certifica la presenza di una "associazione criminale". Per aggiornare i software che garantivano l'anonimato, bisognava sborsare 1500 euro ogni sei mesi.

'Titi', intercettato in una situazione ambientale mentre parla con un amico, ne loda le qualità: "Pago 1500 euro ogni sei mesi, tipo un contratto. Ma se lo aprono fanno un carcere nuovo a Roma". Una frase che, secondo gli inquirenti, testimonierebbe come il gruppo aveva contatti e coinvolgeva personaggi di calibro della malavita romana. D'altronde, anche nell'ordinanza, i nomi che si fanno - non indagati in questa indagine - sono noti alle forze dell'ordine, come Michele Senese, Elvis Demce e Arbe Zogu detto 'Riccardino' e Leandro Bennato, tra gli altri. 

I nove arrestati, a vario titolo, sono accusati "di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e cessione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana". Il tutto ricordando che si è una prima fase di indagine, considerando la presunzione di innocenza degli indagati.

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