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Cronaca Albano Laziale

La banda dell'App: adescavano gay in una chat d'incontri per rapinarli. Undici le vittime

I tre in trasferta da Perugia ai Castelli Romani sono stati arrestati dai carabinieri

Adescavano ragazzi in una app di incontri omosessuali. Una volta fatti cadere nella rete li portavano in un luogo isolato a bordo di un'auto. Qui, dal sedile posteriore e dal bagagliaio, comparivano altri due uomini che bloccavano le vittime, le derubavano di quanto in possesso, per poi abbandonarle per strada e darsi alla fuga. Orologi, cellulari, catenine e denaro, anche sotto la minaccia di botte o di picchiare le vittime con una bottiglia. Undici le vittime accertate, tutte nella zona dei Castelli Romani. A sgominare la banda i carabinieri. 

I tre - giovani ragazzi romeni - contattavano giovani uomini attraverso l'applicazione social di incontri per poi rapinarli dei loro effetti personali e in alcuni casi li costringevano a prelevare denaro dagli sportelli bancomat o a reperire oggetti di valore da consegnare. Acquisite le prime denunce all’inizio del mese di marzo 2023, gli investigatori della compagnia di Castel Gandolfo, dopo un’immediata e articolata attività di indagine, coordinata dalla procura della Repubblica di Velletri, hanno dato esecuzione a un provvedimento di fermo, emesso dal pm, nei confronti di tre uomini ventenni di Perugia, perché gravemente indiziati dei reati di rapina ed estorsione.

Le indagini condotte dai carabinieri di Castel Gandolfo si sono sviluppate attraverso le dichiarazioni delle persone informate sui fatti, l’analisi di innumerevoli sistemi di videosorveglianza e il tracciamento delle persone fermate. Le vittime hanno denunciato che, dopo essere state adescate attraverso un’applicazione di incontri, venivano fatte salire a bordo di una macchina e condotte in luoghi appartati. Qui, dal sedile posteriore e dal bagagliaio, comparivano altri due uomini che bloccavano le vittime, le derubavano di quanto in possesso, per poi abbandonarle per strada e darsi alla fuga. 

Rapine banda app incontri

In un’occasione un uomo è stato accompagnato presso uno sportello Atm e costretto a prelevare del denaro da consegnare ai malviventi, in un altro caso, invece, un uomo è stato riaccompagnato a casa per prendere, sotto minaccia, alcuni oggetti di valore.

Il solido quadro indiziario acquisito dai carabinieri ha permesso alla procura della Repubblica di Velletri di emettere il fermo nei confronti dei tre indiziati, ritenuti particolarmente pericolosi per le circostanze e le modalità delle azioni subite dalle vittime, compiute di notte, in gruppo, in luoghi appartati e nei confronti di vittime vulnerabili. I tre sono stati fermati a Perugia con il supporto dei carabinieri locali.

Nel corso dell’udienza di fronte al Gip del tribunale di Perugia, i tre uomini hanno ammesso le loro responsabilità ed è stata emessa un’ordinanza che dispone per loro la misura cautelare degli arresti domiciliari. Nel prosieguo delle investigazioni i carabinieri potranno avvalersi anche della collaborazione di personale specializzato della sezione atti persecutori del raggruppamento investigazioni scientifiche carabinieri di Roma, per ascoltare le vittime e fornire loro la necessaria assistenza. Ora si continua a indagare, infatti, per verificare ulteriori responsabilità per eventuali altri analoghi episodi.

Le segnalazioni al Gay Center

"Arrestati tre giovani che avevano organizzato violenze e rapine contro almeno 11 ragazzi gay, utilizzando una chat di incontri per LGBT+. Nel mese di febbraio e marzo il servizio Gay Help Line, numero verde 800 713 713 di Gay Center contro l’omobistransfobia, attivo con il supporto di UNAR – Ministero delle Pari Opportunità, Regione Lazio, Comune di Roma e Chiesa Valdese, ha raccolto le segnalazioni di 8 ragazzi gay che hanno raccontato di essere stati vittima di rapine, minacce e insulti durante gli incontri - scrivono su Gay Center -. I fatti sono accaduti nel territorio di Roma e dintorni. I tre sospettati contattavano le vittime su una chat di incontri per ragazzi gay, su cui avevano creato un profilo falso. All’appuntamento però, si presentavano in tre: uno alla guida di un’auto grigia e due nascosti nei sedili posteriori. Quando il ragazzo entrava nel veicolo, lo braccavano e con pugni e botte lo costringevano a consegnare il portafoglio, il telefono o oggetti di valore".

Le minacce sull'orientamento sessuale 

Come scrivono ancora sul portale dei uno dei principali centri italiani per i servizi rivolti alla comunità LGBT: "Quasi sempre, l’azione era accompagnata da insulti omofobi, sputi e atti di scherno: “hai visto cosa succede a fare il frocio!”, “Sei un frocio di merda”. In alcuni casi veniva anche utilizzata la minaccia di rivelare l’orientamento sessuale della vittima o di diffondere fotografie compromettenti scambiate in chat per costringere la persona a prelevare soldi dal bancomat o in casa. Gay Help Line ha coinvolto l’ OSCAD, osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, ufficio interforze del dipartimento di pubblica sicurezza, che si è immediatamente attivato al fine di fare da raccordo con riferimento agli episodi delittuosi ponendoli all’attenzione delle forze di Polizia Procedenti".

Supporto legale e psicologico 

“Gay Help Line ha offerto subito supporto legale e psicologico alle persone coinvolte, sostenendo tanto chi ha denunciato quanto chi non ha ancora trovato il coraggio di farlo. L’azione violenta verso l’orientamento sessuale infatti, crea nelle vittime un forte trauma e una condizione di paura che scoraggia e ostacola la denuncia, determinando una sottostima (under-reporting) degli atti d’odio omotransfobico commessi nel nostro Paese” dichiara Alessandra Rossi – Coordinatrice Gay Help Line 800 713 713.

Fermare le azioni violente 

“Il lavoro di Oscad e la nostra mediazione con le vittime è fondamentale per fermare le azioni violente che espongono al pericolo moltissimi ragazzi” – dichiara l’Avvocato Alessandro Cataldi, Responsabile dell’area legale della Gay Help Line 800 713 713–  “Nei casi che abbiamo seguito, il disegno criminoso colpisce ragazzi gay, meschinamente tratti in inganno attraverso l’espediente dell’appuntamento, per approfittare poi della difficoltà che avrebbe incontrato la vittima nel combattere il senso di colpa e chiedere giustizia. Pertanto, ringraziamo sinceramente tutte le vittime che nell’ultimo mese hanno facilitato la ricostruzione dei fatti, mostrandosi disponibili a condividere un’esperienza dolorosa con l’intento di supportarsi vicendevolmente. Riteniamo che le vittime accertate siano inferiori a quelle effettive. Faccio quindi appello a tutti coloro che non hanno ancora denunciato: chiedete sostegno anche attraverso il servizio della Gay Help Line 800 713 713, vi accompagneremo nel percorso verso la denuncia". 


 

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