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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Cimitero dei feti, Radicali e Libera di Abortire presentano azione popolare: "Raggi tuteli la città in tribunale"

Un anno fa la scoperta del cimitero dei feti al Flaminio. Il 13 settembre prima udienza per la causa di risarcimento nei confronti di San Giovanni, Asl e Ama

Un'azione popolare per impedire che altre donne a Roma vengano tenute all'oscuro della sepoltura dei feti abortiti, come scoperto un anno fa all'interno di un campo del cimitero Flaminio. E' quanto presentato stamattina nella sede dei Radicali a via Bargoni dall'associazione Libera di Abortire

"Questa è una vera e propria azione giudiziaria - ha spiegato l'avvocato Francesco Migliardi - con cui i cittadini vestono la fascia della sindaca per tutelare gli interessi della comunità cittadina, perché questo trattamento lede i diritti di Roma Capitale e di tutta la cittadinanza". L'azione popolare, infatti, chiede a Virginia Raggi di sostituirsi nell'ambito del processo che inizierà lunedì 13 settembre. "Ci auguriamo che la sindaca decida di intervenire - continua l'avvocato - perché non siano tre cittadine, ma lei stessa a portare avanti questo tipo di tutela contro una pratica medievale". Alla sbarra vengono portate l'azienda ospedaliera San Giovanni, l'Asl e Ama. 

Alla conferenza stampa era presente la promotrice di Libera di Abortire, Francesca Tolino. Candidata alle elezioni del 3 e 4 ottobre in Campidoglio con la lista Roma Futura, la 37enne è stata una delle prime donne a fare l'orrenda scoperta di una croce con il suo nome, quasi un anno dopo aver effettuato l'aborto terapeutico. "A Roma cambiano le generazioni, ma le storie sono sempre le stesse - ha detto Tolino - , con stessa morale: in questa città non è possibile abortire in modo civile. Quella schifosissima croce di ferro con il mio nome ha avuto merito di riaprire la questione. Scandaloso è il silenzio della politica e non basta un sindaco donna. La sindaca si pronunci. Non ci serve città femminile, vogliamo città femminista".

Ospite della giornata anche Nastassja Habdank, consigliera uscente in III Municipio e presidente della commissione Pari Opportunità, candidata con il Pd per un secondo mandato a Montesacro: "Ho presentato un ordine del giorno - ha raccontato - che chiedeva alla sindaca e alla Regione di eliminare i nomi delle donne dalle croci e di toglierle proprio. Ad oggi quell'odg è carta straccia". 

Nella Converti, candidata al consiglio comunale per il Pd: “Dare sepoltura a un feto non deve essere un obbligo ma una scelta, pretendiamo chiarezza di regole. E che la sindaca si pronunci a difesa di tutte le donne”. 

Flavia Restivo, candidata all'assemblea capitolina nelle fila del Pd, ha definito "vergognoso che nel 2021 ci sia una situazione di questo tipo. Le lotte che portiamo avanti sono sempre legate alla laicità dello Stato. Sul corpo della donna non può decidere nessuno che non sia la donna".

"La farmacia possa diventare un luogo importante per le donne - queste le parole di Alessandra Marchese, farmacista e candidata con la lista Sinistra Civica Ecologista - . La libertà passa per l'informazione".

Isabella Borrelli, in corsa per un seggio in assemblea capitolina con Roma Futura, ha fornito alcuni numeri sull'obiezione di coscienza del personale sanitario: "In alcune regioni si arriva al 93% - ha fatto sapere - in media siamo al 73%. Alle donne viene chiesto di abortire all'estero, per fare una cosa che è nostro diritto da 43 anni. Siamo qui a parlare di un diritto che ci è già garantito per legge. Le associazioni 'Pro Vita' hanno le mani sporche del sangue di tutte noi: per l'Istat, le donne che praticano l'aborto clandestino sono 13.000 e mettono a repentaglio la propria vita."

Infine, Simone Sapienza, candidato al consiglio comunale per la lista Roma Futura, ha descritto le difficoltà incontrate nel tentativo di sensibilizzazione sul tema: "Chi ha fatto queste lotte in questi anni e soprattutto negli anni '70 e ha resistito al clima in cui pochissimi ginecologi garantiscono questo servizio a Roma - ha spiegato - vede critiche a questo servizio come accuse. Non è così: questa campagna è in aiuto delle poche ginecologhe che lo fanno".

L'azione popolare promossa da Radicali e Libera di Abortire chiede un risarcimento del Comune perché "sono state umiliate e offese migliaia di donne. Quello che succede a Roma è un atto di intimidazione verso tutte le donne che devono abortire o lo stanno facendo in questo momento. 

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