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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Il legale di Carminati attacca la Procura: "Con imputati in videoconferenza leso il diritto alla difesa"

L'avvocato attacca la Procura ai microfoni di Radio Cusano Campus. E sui tempi rapidissimi (quattro udienze a settimana fino a luglio) commenta: "Strategia precisa per evitare scarcerazione"

Il legale di Carminati si scaglia contro la Procura a poche settimane dall'avvio del maxi processo di Mafia Capitale. Il 5 Novembre 34 imputati, tra cui il "ciecato", verranno giudicati nell'aula bunker di Rebibbia. Centotrentasei udienze a ritmo serratissimo, quattro a settimana fino a luglio. 

"Davanti ad un provvedimento del genere è evidente che si vuole trattare questo processo come se fosse diverso dagli altri - ha commentato l'avvocato Giosuè Bruno Naso ai microfoni di Radio Cusano Campus - e questo è il frutto di una meditata strategia mediatica posta in essere dalla Procura, perché questo processo in realtà è di una banalità sconcertante". 

Nel mirino degli attacchi appunto, i tempi troppo rapidi. "Trenta quaranta avvocati dovrebbero chiudere lo studio, per occuparsi solo del processo legato a mafia capitale. Questa fretta ha una sola spiegazione, quella di evitare la scarcerazione per scadenza termini che matureranno per alcuni a maggio e per altri a novembre. Arrivare alle scarcerazioni per decorrenza dei termini, però, sarà inevitabile".

Poi le modalità di ascolto degli imputati. Molti in carcere fuori Roma verranno sentiti per ragioni di sicurezza tramite videoconferenza. "Se venisse data attuazione a queste disposizioni il diritto di difesa degli imputati sarebbe vanificato" prosegue Naso. "Questo rischia di essere un processo senza difesa per gli imputati. La mia affermazione è grave, ne sono consapevole, ma è grave anche negare la presenza fisica degli imputati in aula, negandogli un contatto diretto ed immediato con i propri difensori. Questo significa che la difesa non potrà contare sull'apporto diretto del proprio assistito, che attua una difesa di natura sostanziale, perché nessuno più dell'imputato può sapere come stanno le cose.  Non si può fare un processo a tappe forzate quando si è perso un anno nella inerzia più totale". 

"Dal trenta maggio ci si è convocati per la prima udienza sei mesi dopo. Questo per una studiata strategia della procura che vuole esasperare la custodia cautelare degli imputati. E' ovvio che una lunga carcerazione, durante la quale non avviene nulla, non si compiono atti istruttori finalizzati a chiarire le cose, è fatta di proposito per far stare le persone in carcere a marcire. 

Questo è un costo enorme anche per il contribuente. Ci si dimentica la presunzione di non colpevolezza prima di una sentenza passata in giudicato. La custodia cautelare dovrebbe essere una eccezione rispetto alla regola, qui si sono sovvertiti completamente i principi fondamentali della giustizia, contestando questa risibile associazione di stampo mafioso a reati comuni e purtroppo diffusi, quali la corruzione o la turbativa d'asta". 

L'AVVOCATO DI CARMINATI--->"SUBURRA? UN FILMETTO"
 
Il legale ribadisce che Carminati stavolta non utilizzerà il diritto di rimanere in silenzio, ma parlerà davanti al Giudice: "Io non vedo Carminati da agosto, è a Parma in carcere in regime di 41bis. Ho il privilegio di difendere una persona intelligente, che sa riconoscere al proprio difensore quella competenza professionale che gli ha fatto guadagnare la sua fiducia, quindi farà quel che gli suggeriremo noi difensori a seconda delle esigenze che il processo potrà offrire. Carminati quindi parlerà con il Giudice, tenendo conto ovviamente di quello che produrrà il dibattimento".
 
Naso e la sua lista dei testimoni: "La mia è molto meno corposa rispetto a quella che stanno preparando alcuni colleghi. La difesa di un imputato, secondo me, si attua attraverso un controesame dei testimoni del pubblico ministero. Noi ci dobbiamo confrontare con forti pregiudizi accusatori. Il processo che vorrebbe accusa e difesa sulla stessa linea non può prescindere da un giudice assolutamente terzo. Questo, da venticinque anni a questa parte, non si è ancora mai verificato. Il giudice non è terzo, il giudice è sbilanciato verso le ragioni dell'accusa ed è intimamente convinto di perseguire lo stesso scopo che persegue il pubblico ministero e quindi vede la difesa come un qualcosa che abbia il proposito di ostacolare la loro azione. Il giudice, invece, più della verità e della giustizia si dovrebbe preoccupare della legalità del procedimento. Il giudice dovrebbe essere il tutore della legalità". 

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