Aggressioni sugli autobus, sindacato organizza corsi di autodifesa per gli autisti
La sigla sindacale Faisa Sicel ha diffuso un volantino ai suoi iscritti sottolineando come si sentano abbandonati dalle istituzioni
Corsi di autodifesa personale, esercizi di lotta, tecniche di base di arti marziali miste per gli autisti degli autobus di Roma. Provocazione o no, la sigla sindacale Faisa Sicel ha diffuso un volantino puntando i fari sul tema della mancata sicurezza a bordo dei mezzi pubblici. I recenti fatti di cronaca hanno nei farri riportato alla luce una questione affrontata più volte, l'ultima l'anno scorso, ma mai definitivamente risolta.
Gli ultimi due episodi di violenza si sono verificati sulla linea della Roma Tpl. Il primo in via Merlini, dove una nigeriana senza mascherina ha aggredito il conducente del bus, l'altro a Tor Cervara dove un passeggero, anche lui senza mascherina, ha pensato bene anche di accendersi una sigaretta a bordo.
Gli autisti sono lasciati soli, come sottolinea Claudio De Francesco, segretario regionale di Faisa Sicel che ha promosso l'idea dei corsi di difesa personale: "Siamo abbandonati da tutte le istituzioni. Ora facciamo da soli, chi fa da sè fa per tre. Adesso basta".
Nel volantino diffuso si legge anche la motivazione della scelta del sindacato: "Ormai dobbiamo difenderci da soli". L'anno scorso, dopo una serie di aggressioni agli autisti Atac e Roma Tpl, si era anche tenuto un tavolo tecnico con il prefetto di Roma per "per migliorare le condizioni di sicurezza dei cittadini che utilizzano il trasporto pubblico locale e intensificare un percorso di collaborazione tra Atac e forze di Polizia".
Un sistema di videosorveglianza che colleghi gli autobus di Roma con le Sale Operative delle forze dell'ordine, mettendo in condizione gli operatori di polizia di intervenire tempestivamente. Cellulari subito in dotazione ai verificatori dell'Atac per l'utilizzo di una app dedicata alle chiamate di emergenza al 112 Nue, da estendere successivamente, previa formazione, ai conducenti dei mezzi.
In un documento redatto furono illustrate una serie di linee guida. Un protocollo di intesa attuato sì "ma a rilento", denunciano i sindacati. Ecco perché c'è qualcuno che ha deciso di mettersi in proprio.