Contagiò donne con l'Hiv: processo bis a Valentino Talluto per valutare un aumento della pena
Condannato a 24 anni, con la pena poi ridotta a 22, la Cassazione ha confermato le sue responsabilità per quattro casi nei quali era stato assolto in Appello
Processo bis ed una possibile pena più severa. I giudici della I sezione penale della Cassazione hanno confermato la responsabilità di Valentino Talluto nel contagio con l'Hiv delle sue partner in seguito a rapporti sessuali non protetti. Accogliendo i ricorsi delle parti civili, i giudici della Suprema Corte hanno anche disposto un nuovo processo davanti a un'altra sezione della Corte d'Appello che dovrà valutare se aggravare la pena in relazione a quattro episodi che gli erano stati contestati e dai quali era stato assolto in Appello.
A presentare il ricorso in Cassazione oltre allo stesso Talluto, erano state alcuni parti civili e la Procura Generale della Capitale che chiedeva di riconoscere l'epidemia dolosa. Richiesta non accolta sia dal Pg che dai giudici della I sezione nella sentenza pronunciata nel pomeriggio del 30 ottobre.
Talluto era stato condannato in primo grado il 27 ottobre del 2017 a 24 anni di carcere quando i giudici lo avevano riconosciuto colpevole del reato di lesioni gravissime ma non di quello di epidemia dolosa.
L'11 dicembre 2018 la pena era poi stata ridotta in Appello a 22 anni per lesioni gravissime con dolo eventuale e assolto dalla Corte d'Assise d'Appello per 4 casi di ragazze che secondo l'accusa erano state contagiate da lui. Ora un nuovo processo dovrà rivalutare le assoluzioni.
"Le ragazze possono a questo punto guardare avanti e ritenere conclusa questa vicenda". A dirlo all'Adnkronos l'avvocato Irma Conti, legale di oltre 15 parti civili nel processo a Valentino Talluto accusato di aver contagiato consapevolmente con l'Hiv una trentina di ragazze attraverso rapporti sessuali non protetti.
I giudici della Cassazione nel confermarne la responsabilità del contagio per il quale è stato condannato a 22 anni di carcere hanno disposto un nuovo processo d'Appello che dovrà valutare se aggravare la pena in relazione a quattro episodi che gli erano stati contestati e dai quali era stato assolto in secondo grado.
"Al termine di questa vicenda voglio ricordare - dice l'avvocato Conti - che tutto è partito dalla denuncia di una giovane donna che ha permesso di arrestare il contagio ad opera dell'imputato".