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Cronaca Ostia / Lungomare Paolo Toscanelli

Mafia ad Ostia: come è "Calata la notte sulla città"

Dal controllo del mercato delle slot machine all'assegnazione di attività balneari e stabilimenti passando per traffico di droga, armi, usura ed estorsioni. Gli 'affari' delle famiglie operanti sul litorale romano

Nessun affare era escluso dal controllo dell’organizzazione sgominata oggi dalla squadra Mobile. L’Operazione 'Nuova Alba' portata a termine nella mattinata del 26 luglio ha consentito di ricostruire tutti gli affari realizzati dall’organizzazione mafiosa gestita dalle famiglie Fasciani e Triassi andando a colpire non solo i capi ma tutta la filiera degli appartenenti che, a volte, pur agendo in autonomia, dovevano dar conto dei loro affari ai capi della cupola.

REATI CONTESTATI - Il controllo del territorio veniva attuato attraverso molteplici attività criminali dall'usura, alla gestione delle attività delittuose di traffico di armi e di stupefacenti, dal controllo delle attività economiche di balneazione e ristorazione nel litorale di Ostia, a quello del mercato delle slot machine passando per le infitrazioni in apparati amministrativi per l’assegnazione di abitazioni popolari al fine di gestire in maniera ottimale i rapporti con i vertici delle altre organizzazioni criminali operanti nel territorio di Ostia, in qualità di luogotenenti dei Cuntrera di Agrigento.

SPARTIZIONE DEGLI AFFARI - Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il clan Triassi, legato alla nota famiglia mafiosa dei Caruana - Cuntrera, gestiva il traffico di armi e di stupefacenti e controllava le attività di balneazione e ristorazione nel litorale di Ostia. I Fasciani, invece, esercitavano il controllo del territorio: chiedevano il pizzo ai commercianti, prestavano denaro a tasso di usura con l'obiettivo finale di acquisire l'attività commerciale.

RISPETTO - In particolare attraverso le intercettazioni telefoniche ed ambientali si è riuscito a scoprire come le famiglie del litorale romano puntassero 'al controllo del territorio' seguendo il codice mafioso del 'Rispetto'. In particolare venivano prese di mira le attività commerciali (con gli investigatori che hanno sequestrato beni immobili riconducibili al sodalizio criminale per 50 milioni di euro). Da sottolineare come la famiglia faceva leva sul terrore creato dal solo pronunciare il proprio nome, come emerge da un'intercettazione: "Se vuoi campare tranquillo - spiegavano al telefono - devi pagare 1000 euro al mese perchè ad Ostia comandiamo noi". Ed ancora: "Non deve mancare la parola data, se ci si assume un impegno di pagamento bisogna pagare non per i soldi, ma per una questione di rispetto. Se non paghi ti brucio il negozio".

GARANTIRSI IL FUTURO - Cupola mafiosa operante ad Ostia che pensava al futuro con l'acquisizione di esercizi commerciali 'presi' quando i titolari non erano in grado di onorare la parola data. In particolare a svolgere questa funzione ci pensava proprio il boss Carmine Fasciani che in modo bonario si presentava personalmente negli esercizi commerciali 'inadempienti' proponendogli dei prestiti (a tassi usurai) per cercare di versare quanto pattuito. Interessi che nella maggior parte dei casi 'strozzavano' i titolari degli esercizi con l'organizzazione che si faceva intestare, tramite prestanome, le stesse attività trasformando il proprietario legittimo in un vero e proprio dipendente.

NOME E PAURA - Attività che le famiglie portavano avanti da almeno due decenni che hanno permesso alle stesse di incutere terrore a tutti coloro che rientravano nei 'loro interessi' solamente attraverso il loro nome, come constatato da altre intercettazioni telefoniche nei quali i boss affermavano testualmente "Che la gente ha sempre pagato", in quanto era necessario dire loro il nome della famiglia, tanto che i ricorsi alle violenze e alle intimidazioni avvenivano in casi rari "Una o due volte su dieci".

50 MILIONI DI BENI IMMOBILI - Operazione 'Nuova Alba' denominata in questo modo per ridare luce ad un territorio nel quale era 'Calata la notte della città'. Sono infatti 50 i milioni di euro di beni immobili sequestrati dagli investigatori nel corso dell'operazione con negozi che andavano dai forni, agli autosaloni, passando per centri estetici, ristoranti e stabilimenti balneari.

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