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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Atef non è un terrorista. Qualcuno pagherà per quella lettera anonima"

Parla l'avvocato di Atef Mathlouthi. La Questura di Roma: "Il tunisino al momento non è ritenuto un pericolo concreto e attuale"

"Atef Mathlouthi non è un terrorista". A parlare è Antonino Cacioppo, avvocato di Palermo, che sta seguendo la vicenda del 41enne tunisino accusato di aver "manifestato l'intenzione di compiere una serie di attentati nel centro di Roma". Almeno è quanto si leggeva in una lettera anonima inviata all'ambasciata italiana a Tunisi e poi consegnata ai Carabinieri

Una missiva che ha fatto immediatamente scattare l'allerta. E così, in poche ore, la sua foto segnaletica è stata diramata a tutti gli uffici investigativi e alle pattuglie sul territorio della Capitale e di altre città. In poco tempo l'immagine di Atef era in tv, sui giornali e sui quotidiani on line. Una vera e propria caccia all'uomo.

Mathlouthi, più volte arrestato a Palermo per spaccio di droga, è stato rintracciato in Tunisia dove attualmente vive. E' stato interrogato. Non è ancora chiaro se il 41enne abbia contatti nel mondo jihadista oppure no, ma una nota della Questura ha ridimensionato il tutto: "Il cittadino tunisino al momento non è ritenuto un pericolo concreto e attuale. La vicenda è in fase di ulteriore approfondimento". 

L'allarme è rientrato ma l'allerta, in ogni caso, resta elevata anche in vista "dell'innalzamento standard della misure di sicurezza per Pasqua era stato già pianificato". Ma com'è possibile che una lettera anonima faccia scattare immediatamente il livello di attenzione? Segnalazioni come queste, fanno sapere le forze dell'ordine, sono abbastanza frequenti e negli ultimi mesi sono stati svolti molti accertamenti su persone ritenute più o meno sospette.

Per saperne di più RomaToday ha contattato l'avvocato Antonino Cacioppo che difende i diritti di Atef Mathlouthi, della moglie Beatrice (intervistata da PalermoToday) e della loro famiglia. "Non si tratta assolutamente di terrorismo. E' vero, ha commesso reati quando era in Italia ma ha cambiato vita. Da quasi 6 anni non vive più a Palermo, è tornato in Tunisia perché il permesso di soggiorno gli era scaduto. Ha chiesto più volte, senza successo, di tornare in Italia per scontare il piccolo residuo di pena che gli è rimasto ma non gli è mai stata concessa questa possibilità. Forse per il sovraffollamento delle carceri". 

Il telefono dell'avvocato squilla in continuazione. Tv, radio e giornali vogliono sapere la storia di Atef. Già perché sembrerebbe, almeno secondo la versione del tunisino, un grosso equivoco. "Ora denuncio tutti", ha detto a 'Chi l'ha visto?'. Ma c'è dell'altro.

Già perché secondo la moglie Beatrice e l'avvocato Cacioppo a mandare la lettera anonima sarebbe stata una donna, moglie di un uomo che ha un contenzioso economico aperto con il 41enne tunisino: "Si tratterebbe di una vecchia storia, forse la missiva è una ritorsione per un mancato pagamento. Il condizionale è d'obbligo perché nulla è certo al momento - dice il legale 35enne iscritto al Foro di Palermo - ma tutto ci fa pensare a questo. Di sicuro posso dire che Atef lavora in un bar a Mahdia per mandare i soldi alla moglie ed ai loro 4 figli. Dal 2012 non è più uscito dalla Tunisia, ogni giorno parla al telefono con la famiglia. E' un uomo diverso rispetto a quando faceva lo spacciatore e chiamarlo latitante non è corretto".

Lo scenario, se così fosse, sarebbe diverso. "Non escludo neppure che la lettera anonima sia stata scritta da terze persone. Di certo c'è che questa storia ha catapultato una famiglia in dinamiche terroristiche di cui non fanno assolutamente parte della loro vita e cultura".

Ed allora come si difenderà Atef Mathlouthi? "Prima di tutto fermeremo questa emorragia raccontando i fatti, veri. Una volta analizzate le carte presenteremo una denuncia querela prima contro ignoti, poi vedremo. Di certo c'è l'enorme danno di immagine. Qualcuno dovrà rispondere di quella lettera, anonima, ma infondata". 

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