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Cronaca

Atac: "Buco da 23 mln del precedente Cda, valutare responsabilità"

Un'operazione finanziaria che risale al Cda del 2003 e che, secondo Atac, avrebbe causato una perdita di 23 milioni di euro. La municipalizzata ha chiesto al Campidoglio di "valutare l'esistenza di un'azione di responsabilità nei confronti dei componenti del precedente cda"

Si tratterebbe di un buco di 23 milioni di euro, un saldo negativo da imputare a un'operazione di "finanza creativa" in cui si è imbarcato nel 2003 il Cda dell'Atac. I fascicoli sulla vicenda sono al vaglio della Corte dei Conti e in Procura e riguardano appunto la cosiddetta "Us Cross border lease", un'operazione finanziaria chiusa definitivamente nei mesi scorsi dall'attuale consiglio di amministrazione dell'azienda di trasporto pubblico della capitale, su cui l'Atac ha chiesto ufficialmente al Campidoglio di "valutare l'esistenza dei presupposti e degli elementi per l'esercizio di un'azione di responsabilità nei confronti dei componenti del cda in carica nel maggio 2003". All'epoca presidente dell'Atac era Mauro Calamante mentre il direttore generale Roberto Cavalieri. La richiesta è stata inviata a Roma Capitale in quanto azionista di Atac e quindi soggetto in grado di chiedere, in caso di gravi irregolarità nella gestione della società, un'azione di resposanbilità.

REAZIONI DAL PD - Immediata la replica del Presidente della Federazione di Roma del Partito Democratico, Eugenio Patané. "L'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori di Atac del 2003 proposta dall'attuale cda - osserva - è pretestuosa, senza fondamento giuridico e al limite della temerarietà perché assume connotati del tutto politici. Nulla si può imputare agli amministratori di Atac nel 2003 non soltanto perché l'azione è caduta in prescrizione essendo stato firmato il contratto di cross border lease ben 9 anni fa ma perché la perdita lamentata dall'attuale cda non deriva dalla stipula del contratto nel 2003 che ha avuto il merito di aver portato nelle casse dell'Atac ben 14 milioni di euro ma dalla sua inopinata chiusura nel 2010 all'acuirsi della crisi finanziaria". Il 'cross border leasing' non è altro che un finanziamento che avviene tra soggetti di due Stati diversi.

Il profitto dell'operazione deriva da benefici fiscali previsti dalla legge: in questo caso la regolamentazione statunitense ha permesso ad Atac di concludere finanziamenti tramite 'trust' che avevano come oggetto la concessione in godimento del materiale rotabile. Le operazioni finanziarie erano però diventate "sempre più rischiose a causa delle crisi internazionale dei mercati finanziari".

Per questo già nel bilancio 2010, approvato nel giugno 2011 dall'amministratore delegato Carlo Tosti, si era menzionato l'avvio di 'complesse attivita'' di negoziazione con gli investitori statunitensi beneficiari dell'US Cross Border Lease, "avvalendosi anche dell'assistenza di consulenti finanziari e legali", al fine di procedere con la chiusura anticipata dell'operazione. "Atac - si legge nel testo del bilancio - ha deciso di estinguere in via anticipata tutte le obbligazioni rinvenienti dalla complessa operazione finanziaria di US Cross Border Lease. Ciò ha determinato nel presente bilancio al 31 dicembre 2010 la necessità di stanziare al fondo rischi e oneri un ulteriore importo di euro 27,4 milioni quantificato sulla base della stima, effettuata da consulenti esterni indipendenti, di tutte le obbligazioni connesse a tale contratto".

E in questi 23 milioni di euro di saldo negativo presumibilmente sono comprese anche le penali per recesso anticipato di contratto. Per ora Atac ha inviato tutti i dati e le sue analisi in possesso, oltre che al suo azionista, alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica. La parola ora passa a quest'ultimi, che dovranno fare chiarezza sul caso e vedere se ci sono gli estremi di qualche reato, tra cui quello del danno all'erario dello stato.


(Fonte Ansa)

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