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Cronaca

21 Luglio contro il Piano Nomadi: "Violazioni dei diritti dell'infanzia"

Presentato dall'associazione il report "Rom(a) Underground. Libro bianco sulle condizioni dell'infanzia rom a Roma"

L'Associazione 21 Luglio torna a far luce sulla situazione dei minori rom della Capitale. I risultati che emergono dal report "Rom(a) Underground. Libro bianco sulle condizioni dell'infanzia rom a Roma" rilevano, tra il 2009 e il 2012 "violazioni sistematiche" dei diritti dell'infanza. Casa, scuola, diritto al gioco. Lo studio, effettuato visitando di persona i campi e raccogliendo una serie di testimonanze, "ha voluto verificare quanto il Piano Nomadi dell’ultima Amministrazione comunale abbia rispettato, nella tutela dei diritti dell’infanzia, il principio di uguaglianza tra i minori rom e i minori non rom" spiegano nel dossier. In tutto ben 3900 minori che vivono nei villaggi attrezzati e in quelli informali.

Il "Libro bianco" boccia senza appello il Piano nomadi della giunta Alemanno: in nessuna voce di questo piano "è stata declinata la parola 'diritti dell’infanzia'" scrive l'Associazione 21 Luglio. Anche i numeri parlano di un peggioramento. Basta paragonare le due fotografie, quella prima dell'inizio del Piano Nomadi e quella a tre anni di distanza. Prima dell'inagurazione del Piano Nomadi "le autorità di pubblica sicurezza avevano rilevato nella città di Roma la presenza di 7.177 rom in un centinaio di insediamenti" mentre secondo l'Associazione 21 Luglio, al 2012 si contano circa 7370 unità. Ecco invece la situazione dei campi a distanza di tre anni: i "campi attrezzati" sono passati da 7 a 8, i 14 “campi tollerati” sono stati ridotti a 8, sono stati aperti 3 "centri di raccolta rom" mentre gli 80 insediamenti informali sono diventati 200 micro-insediamenti. Questo per effetto della politica degli sgomberi, circa 480 in soli tre anni. Circa uno ogni tre giorni.

Secondo il rapporto questi "quasi 500" sgomberi hanno avuto un "forte impatto sulla salute psico-fisica dei minori rom". Prima di tutto la conseguenza "pratica" di dover sospendere le lezioni scolastiche. Non va meglio per i minori "fortunati" che vivono nei campi predisposti dall'amministrazione comunale. Quasi tutti posizionati al di fuori del Grande raccordo anulare, la lontananza da scuola e centri di aggregazione influisce negativamente sullo sviluppo dei bambini rom. "Isolare i rom in "campi" collocati al di fuori della rete dei trasporti romani, dei servizi e dei centri di aggregazione, impedisce ai bambini e agli adolescenti di recarsi a scuola autonomamente e li costringe a ricorrere a scuolabus “speciali”, utilizzati esclusivamente dai minori rom".

Sotto accusa anche le condizioni abitative nei campi. "All’interno de La Barbuta, l’ultimo «villaggio» costruito a Roma e il primo inaugurato dall’attuale Amministrazione comunale, i container sono di 24, 32 e 40 mq destinati a nuclei familiari di 4, 6 oppure 8 componenti". Ad ognuno quindi circa 5 mq. "Ma se si esclude la superficie della cucina e del bagno restano meno di 3 mq per persona. Il Comitato per la Prevenzione della Tortura, istituito dal Consiglio d’Europa, ha fissato in 7 mq lo spazio minimo nelle celle per ogni persona detenuta in carcere" denuncia l'Associazione 21 Luglio.

Grande differenza tra minori rom e minori non-rom anche per quanto riguarda le adozioni. Il "Libro bianco" dell'associazione 21 Luglio parla come in 21 anni presso i tribunali minorili italiani "siano state emesse 227 procedure di adottabilità riguardanti minori rom e sinti". Ovvero il 2,6% dei bambini dichiarati adottabili è un bambino rom. Una cifra che divenata consistente se si considera che i rom presenti in Italia sono solo lo 0,2% della popolazione nazionale. "Quindi, proporzionalmente, i minori rom dichiarati adottabili non dovrebbero essere più di 13".

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