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Cronaca

Assan a nuoto dalla Siria all'Europa: "A Casal Palocco costruisco il mio futuro"

E' la storia di un rifugiato siriano e di una Roma che accoglie. Grazie alla solidarietà di Marco e Oliver, Assan lavora in un vivaio e manda i soldi in patria alla sua famiglia

A Casal Palocco, quartiere residenziale  fra la Colombo e via dei Pescatori ci sono storie  che aspettano solo di essere raccontate. Come quella di Assan il rifugiato siriano di 43 anni che è riuscito a raggiungere l’Europa e poi l’Italia,  grazie ad un’impresa straordinaria: arrivando a nuoto, bracciata dopo bracciata, dalla spiaggia turca di Bodrum a quella greca di Kos. 

Alto, occhi scuri, sulla quarantina ci accoglie con un sorriso timido e riservato. Il viso, ora tranquillo e rilassato, mai farebbe immaginare i momenti di tensione, preoccupazione  e pericolo attraversati durante la sua incredibile storia.. Lo incontriamo nel vivaio dove lavora grazie all’accoglienza di una famiglia romana, che oltre a dargli un posto dove dormire, gli  ha offerto anche un impiego  per condurre una vita dignitosa ed onesta.  Segno concreto e tangibile di come  l’accoglienza e la sensibilità dei romani sia oggim come ieri, più viva che mai.

Assan grazie al tuo coraggio e alla tua voglia di riscatto anche la fortuna ha deciso, diciamo così di strizzarti l’occhiolino mettendo sulla tua strada delle persone come Marco, proprietario del vivaio in cui lavori e suo cognato,  Oliver. Entrambi romani, residenti nella zona  di Casal Palocco,  ti hanno accolto  con loro dal mese di ottobre. E, cosa rara,  non come un estraneo, ma da subito come uno di famiglia.

Si. Loro e le loro famiglie sono ormai per me dei veri fratelli. Grazie a Marco e Oliver da ottobre ho un posto sicuro dove dormire e un lavoro dignitoso che mi permette di inviare i soldi necessari ai miei cari.  Con loro sto facendo tutte le pratiche burocratiche per far sì che mia moglie e i miei figli possano al più presto raggiungermi.  Da solo sarebbe tutto più difficile visto che non parlo ancora bene la vostra lingua. Marco e Oliver sono per me  un sostegno fondamentale nella mia nuova vita qui. 

In Italia e a Roma non tutti  sarebbero così accoglienti e generosi come Marco ed Oliver, ne sei consapevole?

Sì e posso comprenderne le motivazioni. Il più delle volte dettate dalla paura, quella stessa paura che  costringe le persone come me a scappare, fuggire, dalle proprie città.  Territori martoriati  da conflitti  che sembrano essere diventati eterni e  dove la pace sembra essere ancora troppo lontana.

A dicembre hanno organizzato per te anche una cena. Una specie di raccolta fondi che ti ha permesso poi di mandare qualche soldo in più alla tua famiglia
C’era tantissima gente. Il calore e la generosità di tutte quelle persone che hanno preso a cuore la mia storia mi hanno stupito e commosso.  Sentirsi accolto in questo maniera,  da persone straniere in un paese straniero,  è  un’emozione, una sensazione  così difficile da descrivere. Ed è quello che mi fa andare avanti, giorno dopo giorno. 

Assan,  grazie al tuo coraggio, e alla tua forza di volontà sei riuscito a fuggire da Aleppo, la città siriana al centro di una guerra civile che dura ormai da 4 anni.  Oltre la paura,  quale è stata la tua motivazione più forte? 

La speranza di un futuro migliore.  Il mio obiettivo era quello di raggiungere  l’Europa e poi l’Italia. Qui ho la possibilità di offrire un’esistenza più serena alla mia famiglia: mia moglie e i nostri tre figli di 4,5 e 7 anni.  Anche loro sono fuggiti da Aleppo, vivono ora da mia cognata in Turchia in attesa di raggiungermi al più presto. Così spero, almeno.

La tua fuga, se così possiamo definirla è avvenuta in completa autonomia.  Nessun trafficante è riuscito a lucrare su di te... 
Si, è così. Ho lasciato la Siria , come molti altri  insieme a me, viaggiando in autobus. Solo al momento in cui siamo arrivati in Turchia abbiamo trovato ad aspettarci i trafficanti pronti a chiederci i soldi per portarci dalla spiaggia di Bodrum a quella di Kos. Per ognuno di noi  volevano  1.500 euro.  Io ne avevo con me a malapena 200. Lasciare la costa turca stava diventato per me pura utopia. Non avevo idea di come fare. 

Bracciata dopo bracciata hai  poi percorso a nuoto quasi tutta la distanza di 5 chilometri dalla spiaggia di  Bodrum a quella di Kos .
Erano ormai dieci giorni, che ero lì e non era rimasto quasi più nessuno. Dormivo a volte nella moschea al coperto e altre direttamente sulla spiaggia. Ho cominciato ad allenarmi tutti i giorni, un tratto a nuoto in più alla volta. Quando sono stato più sicuro ho tentato il tutto e per tutto.  A metà della traversata sono stato soccorso da una barca privata di una famiglia italiana, toscana. Stremato mi hanno fatto salire a bordo portandomi fino a Kos. Sono stato fortunato, lo ammetto. Non pensavo che sarebbe andata così. 


Quando finalmente la tua famiglia ti raggiungerà intendi rimanere a Roma, in  Italia o trasferirti come fanno in molti in Francia, Germania o Svizzera? 

Se lo Stato e le istituzioni competenti mi permetteranno di vivere nel vostro Paese che ormai sento come il mio, vorrei tanto che i miei figli potessero studiare e vivere serenamente qui a Roma.  Il lavoro e la fatica non mi spaventano.  Sono un grande lavoratore. Prima della guerra ho lavorato nei giacimenti di petrolio a Malta, e in altri posti con altre e diverse mansioni. Grazie al lavoro spero di poter ridare alla mia famiglia l’opportunità di vivere nuovamente un’esistenza serena e felice. Senza più lo spettro della paura. Mi mancano molto. Non voglio più stare senza di loro. Ed è proprio la speranza di un futuro migliore che fa andare avanti Assan, giorno, dopo giorno. Bracciata, dopo bracciata… 

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