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Cronaca

Arresto Gambino, il legale: "Il suo è calvario giudiziario"

Arrestato nuovamente a 48 ore dalla scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare, il boss mafioso italo-americano è stato rintracciato in un clinica e si trova ora a Regina Coeli

Quarantotto ore appena di libertà, poi il nuovo arresto: è la sorte toccata al boss della mafia italo-americana Rosario Gambino, che - scarcerato due giorni fa per scadenza dei termini di custodia cautelare, dopo una condanna, non ancora definitiva, a vent'anni per traffico internazionale di stupefacenti- è ora recluso nel carcere romano di Regina Coeli. Gambino è arrestato la scorsa notte in un clinica della Capitale, dove il boss (che ha 69 anni) era ricoverato in "gravi condizioni di salute" , come sostiene il suo legale Daniele Lelli, che per questo parla dell' "ultima puntata di un calvario giudiziario" per il suo assistito. Sono stati gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Roma a mettergli di nuovo le manette ai polsi, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Corte di Appello di Palermo per pericolo di fuga; per evitare cioè che Gambino, il quale aveva lasciato il carcere di Parma due giorni fa, si rendesse irreperibile prima del 4 aprile, data in cui la Corte di Cassazione dirà la parola definitiva sulla sua vicenda giudiziaria.

Una vicenda controversa, cominciata nel 1983, quando il Tribunale di Palermo, lo condannò per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e possesso di ingente quantitativo di droga: 20 anni di reclusione, poi ridotti a 16 in appello, in un processo celebrato in contumacia. Si trattava di fatti per i quali Gambino, sostiene Lelli, "era stato in precedenza assolto dalla Corte distrettuale di New York". Fu proprio il suo legale nel 2006 a ottenere la rimessione nei termini per presentare appello, sostenendo che il suo cliente, che all'epoca si trovava negli Stati Uniti, non poteva essere considerato latitante, eppure era stato giudicato in contumacia. Ma quattro anni dopo una sentenza dichiarò l'inammissibilità dell'atto di impugnazione, con il risultato che a Gambino rimase la condanna a 20 anni di reclusione, su cui ora ad aprile dovrà pronunciarsi la Cassazione.

"È una vicenda paradossale - lamenta Lelli- Basti pensare che dopo ben quattro annullamenti della Cassazione il Tribunale della Libertà lo scorso 24 ottobre aveva finalmente scarcerato il mio assistito dichiarandone illegittima la detenzione subita finora in Italia, visto che i termini di custodia cautelare, anche considerando il periodo detentivo negli Stati Uniti, erano ampiamente scaduti". Una decisione cancellata ora dall'ordinanza della Corte d'appello di Palermo nel timore di una fuga di Gambino. (Fonte Ansa)

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