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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Francesco Vitale sequestrato per un debito, poi la caduta dal palazzo: c'è un arresto

L'accusa è di sequestro di persona a scopo di estorsione con l'aggravante del decesso della vittima. Il fermato non è il proprietario dell'appartamento

Un uomo di 37 anni è stato arrestato in merito all'inchiesta per la morte di Francesco Vitale, il pr di Bari morto il 22 febbraio scorso dopo essere precipitato da un palazzo in via Pescaglia, nella zona di un complesso di edilizia popolare alla Magliana. I carabinieri del nucleo investigativo hanno arrestato un italiano di 37 anni, dando esecuzione ad un decreto di fermo del pubblico ministero della Procura della Repubblica di Roma, con l'accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione con l'aggravante del decesso della vittima.

Il debito e il sequestro di persona

Secondo quanto emerso, non si tratta del proprietario dell'appartamento analizzato dai ris dei carabinieri, quello dal quale - secondo la ricostruzione - è caduto Vitale. Le indagini hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico del 37enne in ordine al sequestro di persona che sarebbe avvenuto per dissidi probabilmente di natura economica, un debito da mezzo milione di euro, forse contratto al gioco anche se non si esclude la pista della droga.

Le indagini continuano

Le indagini tuttavia continuano. Gli inquirenti sono al lavoro in primo luogo per capire se la vittima è deceduta nel tentativo di fuggire al suo aguzzino. Non solo. Si stanno valutando anche altre posizioni. Non è escluso infatti che anche altre persone erano presenti nell'appartamento al momento in cui Francesco Vitale è precipitato di sotto.

Sulla vicenda sono al lavoro i pm dell'antimafia di piazzale Clodio, segno che la morte di Vitale si sarebbe consumata nell'ambito di una vicenda legata alla criminalità organizzata.

Le tracce di sangue

Il sospetto è che Ciccio Barbuto, così si faceva chiamare, avesse raggiunto Roma proprio per incontrare chi avrebbe dovuto restituire il denaro. Nel corso di un sopralluogo svolto all'interno dell'appartamento di via Pescaglia gli investigatori nella giornata di mercoledì, avevano individuato tracce di sangue. Tracce che il proprietario, finito poi nel registro degli indagati, aveva tentato di nascondere utilizzando anche della candeggina. In quell'appartamento Francesco Vitale potrebbe, quindi, essere rimasto in balia dell'arrestato che però, con ogni probabilità, era in compagnia di altre persone. Questo è un punto ancora da chiarire. Così come bisognerà capire chi ha preso lo smartphone di Vitale e che fine abbia fatto. 

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