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Cronaca Tor Bella Monaca

Tor Bella Monaca: 100 euro al giorno per le vedette e 200 per i pusher. Come funziona lo spaccio h24 nel Ferro di Cavallo

Il lavoro era suddiviso su quattro turni, in ognuno dei quali era sempre presente almeno un pusher, ed una o più vedette

Le sirene dei carabinieri e le pale degli elicotteri hanno svegliato Tor Bella Monaca all'alba del 23 ottobre per un blitz che ha visto come scenario uno dei quartieri principali di Roma, punto di riferimento dello spaccio, portando all'arresto 16 persone (di cui 2 donne e tre minori divenuti maggiorenni nel corso delle indagini), tutti appartenenti a un'organizzazione criminale. Un sodalizio che si organizzava con paghe e turni di lavoro tanto che per i pusher e le vedette ormai quell'incarico era una vera e propria professione. 

L'avvio delle indagini 

Le indagini, condotte dall'agosto 2015 al febbraio 2016 dai carabinieri, traggono origine dalla denuncia presentata da un marocchino, che raccontava di essere vittima di continue estorsioni da parte di Gaetano Moccia, noto pregiudicato della zona, e fratello del defunto boss di Tor Bella Monaca Vincenzo Moccia, detto Vincenzino, morto in carcere nel 2008. 

Moccia, secondo quanto riferito dalla vittima, si recava sistematicamente presso la sua abitazione in via dell'Archeologia, 106 - un appartamento Ater regolarmente assegnato al marocchino - per riscuotere 100 euro a settimana, minacciando di togliergli la casa, nel caso in cui non avesse ceduto alle sue richieste. Nonostante il forte stato di paura, la vittima ha avuto però il coraggio di denunciare ai carabinieri le continue richieste estorsive ed a sguito delle indagini svolte, nel luglio 2015, Moccia fu arrestato. 

Le sbarre, però, non hanno fermato i loschi affari. Moccia dal carcere continuava a far sentire la propria voce tant'è che è emerso come ricoprisse un ruolo di spicco all'interno di quella che poi è risultata essere una vera e propria organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti attiva proprio al civico 160 di via dell'Archeologia, nel cuore del cosiddetto Ferro di Cavallo

I colloqui in carcere svelano la struttura criminale

I continui colloqui intercettati in carcere tra Moccia e la moglie hanno nei fatti illustrato il quadro agli inquirenti che hanno così iniziato a tessere la tela. Nel corso delle indagini si è determinato come l'organizzazione facesse capo a due fratelli di cui uno già noto, legato ai Moccia perché sposato con la sorella di Gaetano. A gennaio 2016, uscito dal carcere Gaetano tornò tuttavia a stazionare nella piazza di spaccio per riprendere attivamente un ruolo da protagonista, fino al giorno del suo nuovo arresto. 

Operazione Ferro di Cavallo a Tor Bella Monaca

Il video del blitz a Tor Bella Monaca

Il 'buco' di via dell'Archeologia 

La compravendita di droga avveniva in quello che, in gergo, è conosciuto come il 'buco': una fessura nella parte inferiore del telaio delle cassette della posta, presenti all'interno dell'ingresso della palazzina di via dell'Archeologia, appositamente praticata per consentire il passaggio denaro/stupefacente tra l'acquirente ed il pusher, con quest'ultimo che rimaneva nel corso del suo turno di lavoro, barricato nell'androne, con il portone d'ingresso condominiale sbarrato da una serie di chiavistelli montati ad arte ed apribili manualmente solo dall'interno.

Uno stratagemma che consentiva al pusher di ricevere, attraverso il 'buco', il denaro dal cliente a cui consegnava lo stupefacente richiesto. Modalità che gli consentiva di non essere visto, quindi riconosciuto e soprattutto di essere protetto da un'eventuale azione a sorpresa delle forze dell'ordine. 

I turni di lavoro e la paga  

Sebbene il monitoraggio, con intercettazioni e videoriprese, sia stato effettuato per soli 4 mesi (da ottobre 2015 a febbraio 2016) la frequenza delle cessioni rilevate è stata elevata. Una attività quotidiana suddivisa su quattro turni (09:00/17:30 – 17:30/20:30 – 20:30/04:30 – 04:30/09:00). In ognuno dei quali era sempre presente almeno un pusher ed una o più vedette, che avevano sia il compito di indirizzare i clienti verso lo spacciatore che stava nascosto tra gli androni per non farsi notare, sia quello di avvisarlo in caso di eventuale arrivo delle forze dell'ordine. 

La sostanza stupefacente era venduta con due diverse pesature: l'involucro contenente 0,3 grammi di cocaina venduto per 30 euro e l'involucro da 0,5 grammi venduto per 50 euro

E poi c'erano quelli che potevano essere definiti dei veri e propri stipendi. La paga, stabilita per ogni sodale, veniva determinata in relazione al ruolo svolto: per il palo (o vedetta) era previsto un guadagno di 100 euro giornalieri, mentre il pusher fino a 200 euro al giorno. Chi aveva ruoli di responsabilità si metteva in tasca tra i 4mila e i 15mila euro al mese. Tra i clienti vi erano sia uomini che donne di diverse estrazioni sociali e età (dai 18 ai 55 anni) e non si esclude anche alcuni minorenni.

Lo spaccio a Tor Bella Monaca 

Nel corso delle indagini si sono documentati oltre 400 episodi giornalieri di spaccio di stupefacente, in particolare cocaina ed hashish, per un volume di affari pari a circa 15.000 euro giornalieri, con punte di 20 mila nel fine settimana. Oltre agli arresti sono stati sequestrati 1,6 chili di droga, un fucile ed una pistola con matricole abrase, 35 mila euro in contanti, materiale idoneo al taglio e al confezionamento dello stupefacente e numerosi cellulari.

Questa è solo l'ultima (in ordine di tempo) di una serie di attività investigative condotte dai carabinieri e dalla Direzione Distrettuale Antimafia a Tor Bella Monaca, finalizzate a disarticolare i sodalizi criminali che, per anni, hanno gestito il traffico di sostanze stupefacenti nel quartiere, rendendolo terreno fertile, proficuo e tristemente noto per lo spaccio tra le palazzine popolari. 

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