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Cronaca Tor Bella Monaca / Via Giovanni Battista Scozza

Blitz nel fortino di via Quaglia: a Tor Bella Monaca smantellata la banda della zia

L'indagine dei Carabinieri costituisce la prosecuzione di quella condotta a seguito dell'omicidio del 17enne Federico Caranzetti, avvenuto la sera dell'Epifania del 2014 a Roma attinto al capo da un colpo d'arma da fuoco

Blitz a Tor Bella Monaca. Sgominata una banda di narcotrafficanti che spacciava con l'aiuto di giovani vedette. Ben 19 le persone arrestate dai carabinieri di Frascati che hanno smantellato un traffico di cocaina con base nel fortino di via Scozza. Un organizzato mercato della coca aperto 24 ore al giorno, e che lavorava a pieno ritmo, specie il sabato sera, "per sfamà la piazza" come rivelano le intercettazioni.

A capo di tutto una donna di 46 anni, da tutti chiamata "la zia", che insieme al figlio gestiva il traffico, si procurava la droga dalla Campania, organizzava i turni di vedette e pusher e comandava con "pugno duro".

OMICIDIO CARANZETTI - L'indagine dei Carabinieri costituisce la prosecuzione di quella condotta a seguito dell’omicidio del 17enne Federico Caranzetti, avvenuto la sera dell’Epifania del 2014 a Roma, nel quartiere di Tor Bella Monaca, attinto al capo da un colpo d’arma da fuoco.

Dagli accertamenti dei Carabinieri è emerso che il giovane, poco prima di essere ucciso, aveva avuto una violenta lite proprio con alcuni spacciatori della zona. Per quella tragedia, a marzo 2014, fu arrestata una persona

>>> IL VIDEO DEL BLITZ <<<

OPERAZIONE DRONE - Dopo due anni di serrate e complesse indagini oggi si è chiuso il cerchio. Oltre al presunto autore dell'omicidio Caranzetti, i militari definirono anche il contesto dello spaccio di droga nel cui ambito era maturato l'omicidio, che aveva luogo nel definito confine territoriale compreso tra i palazzi con numero civico 15 e 17 della Via Giovanni Battista Scozza, nel comprensorio noto come R10 del quartiere capitolino Tor Bella Monaca.

Nonostante le enormi difficoltà riscontrate dagli inquirenti a causa dell'impermeabilità informativa del contesto e la morfologia dei luoghi di ostacolo a controlli visivi diretti, le indagini hanno consentito di ricostruire con esattezza l'organigramma del sodalizio e a documentare numerosissime attività di spaccio riuscendo a vedere dall'alto senza essere visti, di qui il nome dellindagine "Drone".

A CAPO UNA DONNA - Si è appurato che il vertice dell'organizzazione, una donna 45enne del posto con precedenti penali, abbia trattato costantemente solo rilevanti quantitativi di cocaina occorrenti per soddisfare l'avviato mercato al minuto che ha luogo in via Scozza.

Le modalità dello spaccio sono ripetitive e rispondono a un modulo collaudato. Per i quantitativi maggiori, i sodali consegnavano alla donna di volta in volta il denaro necessario che gli spacciatori raccoglievano anticipatamente dai clienti. Per lo spaccio al minuto, invece, concorrevano nell'azione due o tre pusher, di cui due come vedette e uno incaricato della consegna dello stupefacente, dopo essere andato a prelevarlo presso un nascondiglio.

La donna, poi, provvedeva a retribuire gli spacciatori. I cui turni venivano organizzati preventivamente sulle 24 ore, mediante una percentuale sulle dosi di droga vendute. A tal proposito, proprio i vertici del gruppo hanno commentato tale forma di ricompensa come "particolarmente fruttuosa" poiché i singoli pusher sarebbero incentivati a sempre maggior impegno per ampliare le vendite e conseguire maggiori guadagni personali.

>>> COSI' SI SPACCIA A TOR BELLA MONACA <<<

Il denaro ricavato dai pusher attraverso le vendite delle singole dosi, poi, veniva consegnato a sodali più vicini alla donna la quale teneva puntuali annotazioni scritte delle entrate in relazione alle consegne di dosi ai singoli collaboratori. A questi chiedeva poi conto del "non venduto". Proprio per questo, nell'organigramma del gruppo vi era anche la figura dei "magazzinieri" responsabili della riscossione dei guadagni giornalieri, della distribuzione della droga ai pusher e del ritiro del non venduto.

I TRE LIVELLI DELLA BANDA - L'organizzazione prevedeva tre livelli. Un primo livello, costituito dalla donna e dal figlio 25enne, con ruolo propriamente direttivo. Erano loro a dirigere con pugno di ferro il gruppo, assumendo decisioni di tipo strategico sulle attività. Vi era poi un secondo livello, cui appartenevano i tre sodali di maggiore fiducia dei due capi, cui era demandato un ruolo di raccordo tra i vertici e gli spacciatori al dettaglio. 

I contatti con la "piazza di spaccio" venivano tenuti esclusivamente da loro tre, sempre rapidi nel dar conto ai capi,  della concreta turnazione dei pusher, del buon andamento dell’attività di spaccio o dell’esistenza di eventuali criticità. Vi era infine il terzo livello, ovviamente costituito da tutti quei soggetti cui erano assegnate mansioni operative ed esecutive della cessione al dettaglio dello stupefacente.

COLLEGAMENTI CON CRIMINALITA' CAMPANA - Il fatto che l'organizzazione sia risultata in grado di movimentare in pochi mesi chili di cocaina a flusso continuo e solo nella ristrettissima zona di via Scozza, con acquisti per decine di migliaia di euro, evidenzia con nitidezza che la stessa rappresenti la propaggine di una più ampia organizzazione con aderenze a gruppi criminali radicati in Campania.

GLI ARRESTI - A riscontro delle attività del gruppo, nel corso delle indagini sono già state arrestate 23 persone per spaccio nella flagranza del reato e recuperato un quantitativo di cocaina pari a circa 4500 dosi.

Uno dei destinatari della misura cautelare in carcere è stato rintracciato nel corso della notte in provincia di Messina, suo luogo di origine, dai Carabinieri di quel Comando Provinciale e ristretto presso il carcere di Messina Gazzi.

L’operazione ha interessato oltre centocinquanta militari dell'Arma con l’ausilio dei cinofili, di un elicottero dell’Arma e di personale dell’8° Reggimento Carabinieri Lazio.


 

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