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Cronaca Velletri / Via Appia Nuova

Omicidio Di Meo: 'Federichetto' ucciso per l'egemonia dello spaccio di cocaina

L'assassinio si consumò a Velletri nel settembre del 2013. Ucciso da un killer diventato collaboratore di giustizia, il 37enne venne eliminato su mandato di un pericoloso pregiudicato residente ai Castelli Romani

L'egemonia dello spaccio di cocaina sulla piazza dei Castelli Romani ed in particolare nella città di Velletri. Questo il quadro che emerge in relazione all'omicidio di Federico Di Meo, 37enne veliterno freddato a colpi di pistola il 24 settembre del 2013 al chilometro 48 della via Appia Nuova, poco distante dall'abitazione dei propri genitori. Un assassinio efferato con 'Federichetto' freddato con cinque colpi di pistola che lo attinsero al torace e alla testa non dandogli scampo. Dopo sedici mesi di indagini gli investigatori hanno dato un nome all'assassino, al suo complice, ed al mandante risalendo al movente che ha portato all'omicidio del 37enne.

FREDDATO IN STRADA - L'assassinio di Federico Di Meo si consumò alle 11:45 del mattino, quando un uomo con il volto travisato dal casco, qualificatosi come Ufficiale Giudiziario, sparò cinque colpi di pistola a 'Federichetto' cagionandone la morte e dandosi poi alla fuga a bordo di un motociclo. Le indagini sul caso furono assunte dalla Squadra Mobile della Questura di Roma. Un delitto efferato con la vittima costretta a scendere dall'auto e lasciata in una pozza di sangue davanti all'affollato supermercato Conad dove venne ucciso.

PASSATO DELLA VITTIMA - Delle indagini complesse, che portarono gli investigatori ad indagare nel passato della vittima. Il 37enne aveva infatti dei piccoli precedenti per droga, e tra le ipotesi più accreditate prese corpo quella di un possibile 'sgarbo' ad un 'pezzo grosso', con conseguente 'punizione' del fruttivendolo di 37 anni. Poi l'arresto di Giancarlo Orsini, colpevole di aver ucciso nel gennaio del 2014 Roberto Musci a Casalotti.

CONFESSIONE DEL KILLER - In sede di collaborazione con la giustizia, Giancarlo Orsini ha poi confessato di avere personalmente assassinato il Di Meo su mandato di Elvis Demce, 29enne di origini albanesi, residente a Velletri, il quale in tal modo "intendeva rafforzare il suo predominio sulla piazza di spaccio di stupefacenti di Velletri". Per l’organizzazione dell’omicidio, Giancarlo Orsini si avvalse del supporto di Carlo Gentile che, sempre secondo gli inquirenti, gli fornì le indicazioni sulle abitudini di vita della vittima e il motociclo e l’arma utilizzate durante l’azione delittuosa. Il particolare il Demce ricompensò Orsini e Gentile per l'esecuzione dell'omicidio con le somme contanti di 17mila euro e tremila.
 

IL MANDANTE - Infatti, dalle attività tecniche poste in essere è emerso che Elvis Demce è stato indicato come mandante dell’omicidio, malgrado sin dagli inizi si è avuta difficoltà nel cercare di ricostruire quanto accaduto e le motivazioni per cui 'Federichetto' fosse stato ammazzato a causa della reticenza dei testi che nel tempo venivano ascoltati, trovandosi di fronte ad un “muro di gomma” dovuto alla pericolosità del 29enne albanese riconosciutagli diffusamente da tutte le persone interpellate, alcune delle quali avevano repentinamente abbandonato il territorio nazionale al fine di non essere escusse in merito a quanto accaduto.

EGEMONIA DELLO SPACCIO - A confermare la pista della droga Renato Cortese, primo dirigente della Squadra Mobile di Roma che nel corso della conferenza stampa tenutasi al Comando Provinciale dei Carabinieri sui delitti commessi da Giancarlo Orsini ha precisato: "Di Meo è stato ucciso per l'egemonia dello spaccio di cocaina nella zona di Velletri e dei Castelli Romani. L'ennesima dimostrazione che il 90 per cento delle volte in cui a Roma si spara lo si fa per l'egemonia delle piazze dello spaccio, in particolar modo della cocaina".

PREGIUDICATO PERICOLOSO - Renato Cortese ha poi spiegato come Elvis Demce, il mandante dell'assassinio Di Meo, "volesse rivendicare una posizione di supremazia dello spaccio di cocaina a Velletri". Un asssasinio arrivato "dopo reciproche intimidazioni tra i 'cavalli' ed i pusher dei due". Un criminale di spessore, come ha concluso Cortese "con diversi testimoni letteralmente scappati alle nostre domande per paura dell'albanese".

UN ARRESTO ED UN RICERCATO - Al termine delle indagini Elvis Demce è stato riconosciuto colpevole delle accuse ed associato in carcere. Irreperibile invece Carlo Gentile, ricercato attivamente dalla polizia.

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