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Da Napoli a Roma per la 'Truffa della Caparra', nove arresti

La banda aveva allargato il proprio giro anche nella Città Eterna. Decine le appropriazioni indebite a danno di persone anziane

Sono ritenuti i responsabili della cosiddetta 'Truffa della Caparra'. Un sistema che nove malviventi di Napoli attuavano a danno di persone anziane riuscendo a truffarle appropiandosi indebitamente di somme che variavano dai 2mila sino ai 6mila euro. A decapitare il sodalizio criminale i carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma che hanno dato esecuzione lo scorso 11 maggio a nove misure cautelari e altrettante perquisizioni domiciliari emesse dal Gip del Tribunale Ordinario di Roma dottor Roberto Saulino.

TRUFFA DELLA CAPARRA - Il malvivente con modalità apparentemente affabili, agganciava l’anziana vittima mentre camminava da sola per strada, fingendo di essere un amico o conoscente del figlio (o in altri casi il nipote), affermando di dover ricevere del denaro da quest’ultimo, e non potendolo avere dal congiunto si rivolgeva pertanto alla vittima chiedendogli di provvedere al versamento in luogo del congiunto, momentaneamente indisponibile.

FINTA TELEFONATA - Per rendere credibile la richiesta, il truffatore contattava telefonicamente il complice che si trovava nelle immediate vicinanze ad assistere alla scena che, interloquendo al  telefono con la vittima, simulava di essere il congiunto e, attraverso una comunicazione che peraltro era sempre molto disturbata, confermava all’anziano la necessità di versare il denaro assicurando la pronta restituzione dello stesso.

L'INTERCETTAZIONE CHOC [ascolta]
VIDEO - I pedinamenti per scegliere le vittime
VIDEO - Le perquisizioni a casa degli arrestati

LIQUIDAZIONE DELLA POLIZZA - La somma richiesta, che variava da 2.000-3.000 euro  fino in certi casi a 5.000-6.000 euro, veniva spesso prospettata come denaro occorrente per sbloccare il pagamento di una grossa somma di denaro in favore del congiunto, ovvero la liquidazione di una polizza assicurativa o un indennizzo da incidente stradale.

ACCOMPAGNATI DAL TRUFFATORE - La persona vittima del raggiro, solo in una piccola percentuale di casi aveva del contante presso la propria abitazione ed in questo caso veniva accompagnata dal malvivente che la seguiva fin dentro il suo appartamento facendosi consegnare anche preziosi in oro. Diversamente veniva  accompagnata dal truffatore presso la banca o ufficio postale ove era correntista. Li gli si faceva ritirare la somma richiesta avendo cura di sottrargli, con un pretesto, il cellulare, prima di fare ingresso presso l’istituto, al fine di impedirgli eventuali comunicazioni che avrebbero sventato la truffa.

OSSERVATORE IN BANCA - Durante l’operazione, mentre il primo malvivente, ovvero l’autore del contatto, rimaneva all’esterno della banca, l’anziano veniva seguito (senza che ne avesse consapevolezza) dal secondo complice, in qualità di “osservatore” all’interno della banca, il quale , al fine di non destare sospetti, si comportava  come un normale cliente e, avvicinandosi alla cassa, chiedeva informazioni di rito.

ALLERTA AL COMPLICE - Il compito di quest’ultimo, era l’assicurarsi dell’effettivo prelevamento di denaro,  ovvero quello di controllare che la vittima o il personale della banca, non chiedesse l’intervento delle Forze dell’Ordine .In tal caso, avvertiva il complice che attendeva fuori l’anziano al fine di farlo scappare eludendo il controllo delle eventuali forze di Polizia che sarebbero giunte in loco.

COMPLICE INCENSURATO - Il complice, ovvero colui che accedeva all’interno della banca veniva svolto solitamente da una persona incensurata, che, qualora ripresa  dal sistema  di video sorveglianza,  avrebbe avuto minore possibilità di essere individuata attraverso le foto segnaletiche.

DUE ANNI DI INDAGINE - Ad operare la truffa nove persone, tutti con precedenti per reati di analogo tenore, responsabili di associazione per delinquere; truffa aggravata per aver cagionato alle vittime un danno di rilevante entità;  sostituzione di persona aggravata per aver commesso il reato per eseguirne od occultarne un altro; circonvenzione di incapace (art. 643 c.p.); furto  aggravato in abitazione.  Nell’operazione sono stati impiegati circa 100 miliari della predetta Sezione di Polizia Giudiziaria e  delle Compagnie Carabinieri di Napoli Stella, Caserta, Pozzuoli e Santa Maria Capua Vetere.

GLI ARRESTATI - Questi i nomi degli arrestati: Vincenzo De Martino, Nicola De Martino, Gennaro Murolo, Luciano Pelliccia, Gennaro Festa, Lucio Daniele, Gennaro Giaquinto, Jean Pierre Joseph Molinaro (nato in Francia) e Antonietta Tutino, tutti nati e residenti a Napoli.  

Truffa della Caparra: la banda finita in manette

INDAGINE ARTICOLATA - I provvedimenti restrittivi scaturiscono da un’indagine particolarmente laboriosa, complessa ed articolata, denominata 'Operazione Geremia', condotta per quasi due anni dai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria, coordinati dal Procuratore Aggiunto Dottor Leonardo Frisani e dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dottor Pierluigi Cipolla, che ha consentito di acquisire numerosi elementi di responsabilità nei confronti degli indagati, i quali costituivano e partecipavano ad associazione per delinquere finalizzata ad un numero indeterminato di reati contro il patrimonio (furti, truffe, circonvenzione di incapace)  e contro la fede pubblica (sostituzione di persona) a danni di persone anziane, attraverso la reiterazione seriale di una metodica truffaldina ampiamente collaudata.   

I COLPI - Emerge dalle indagini che i reati ai danni degli anziani sono stati perpetrati nel periodo di tempo che va dal 2012 al 2013 e che le somme di denaro sottratte alle vittime sono pari a 4500-5000 euro a “colpo” portato a termine dal gruppo.

TRUFFE A ROMA - L’organizzazione criminosa, organizzata e diretta da Vincenzo De Martino che estendeva la sua attività criminale in ambito nazionale, quindi non solo nel Lazio - in particolare nelle città di Roma Viterbo -, ma anche in Puglia, nella zona di Altamura e in Liguria, nello specifico nella città di Genova, per effetto delle misure cautelari adottate  è stata completamente disarticolata.

MODUS OPERANDI - Il modus operandi del sodalizio criminale si avvaleva di un preciso copione, elaborato e collaudato da pluripregiudicati veterani e di consolidata esperienza, le vittime prescelte erano perlopiù pensionati ultrasessantenni. Altri caratteri salienti emersi dalle investigazioni, sull’associazione per delinquere ben strutturata e consolidata, sono: il carattere verticistico, stabilmente strutturato ed organizzato e lo svolgimento da parte di ognuno delle proprie mansioni, puntualmente predeterminate ed assegnate dalle figure apicali.

CELLULE OPERATIVE - La suddivisione in cellule “operative” composte di norma da 2 soli componenti, con specializzazione dei   ruoli; l’uso per comunicare tra di loro, allo scopo di eludere eventuali investigazioni di Polizia a loro carico, di utenze telefoniche intestate a personaggi stranieri di fantasia, sostituite con cadenza mensile, unitamente alle card telefoniche ed agli apparecchi cellulari; il trasferirsi ogni settimana, dal lunedì al venerdì, nelle città prescelte per operare,  utilizzando esclusivamente autovetture con targhe di cui non risultano intestatari; l’ingente valore del fatturato criminoso del gruppo, stimabile oltre un milione di euro l’anno, frutto della incessante reiterazione dell’attività criminosa in varie parti del territorio nazionale.

LE INTERCETTAZIONI - Come risulta anche evidenziato in alcuni stralci di intercettazioni audio diffuse previa autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria inquirente, gli indagati dimostravano totale insensibilità e particolare spietatezza e accanimento nei confronti delle anziane vittime, anche quando queste manifestavano visibili precarie condizioni di salute fisica e mentale e, pur di condurre a termine l’attività criminosa, non si facevano scrupolo di usare contro di loro strumenti di odiosa sopraffazione, con vessazioni di carattere psicologico e verbale, fino al conseguimento dell’ingiusto profitto. In tale contesto, nei numerosi casi in cui abusavano dello stato di deficienza psichica e di minorata resistenza dovuta all’avanzato stato di età delle vittime, è stato loro contestato il più grave reato di circonvenzione di incapace, in luogo di quello di truffa.

I RUOLI - Vincenzo De Martino, oltre al suo ruolo direttivo, partecipava attivamente allo sviluppo dinamico dell’azione unitamente al figlio Nicola, al Murolo e al Molinaro. solitamente nel ruolo di artefici dell’inganno; Pelliccia, Festa, Daniele e Giaquinto, svolgevano in linea di massima la funzione di “pali”. A prescindere dal ruolo ricoperto, gli stessi lavorano con perfetta intesa e sincronia nella esecuzione delle metodiche standardizzate anzi descritte, caratterizzate come già detto, da particolare ferocia e capacità persecutoria volta ad ottenere una completa soggezione della vittima.

IL FIGLIO DEL CAPO - Nicole De Martino, figlio dell’organizzatore, veniva inoltre contattato in caso di difficoltà dagli altri consociati e si è di mostrato, in una occasione, come il soggetto al quale era demandata l’organizzazione della fuga dei complici, al fine di sfuggire all’arresto da parte delle Forze dell’Ordine.La Tutino, pur non partecipando di regola alla fase esecutiva, aveva un ruolo attivo nell’associazione. Veniva infatti sempre ragguagliata sull’esito delle truffe, decideva in ordine alle somme da consegnare ai “pali”, e si occupa inoltre di dividere tra i partecipanti il provento dei reati.

PROVENTI - I proventi dei reati risultano ripartiti secondo precise percentuali, ad esempio al “palo” competeva una percentuale del 20%, che nel corso della vita del sodalizio risaltava poi essere stata ridotta in misura del 17-18 per cento.

SEQUESTRI - A seguito delle perquisizioni  domiciliari eseguite, sono stati rinvenuti e sequestrati vari capi di abbigliamento ed accessori utilizzati per la consumazione dei reati, due orologi Rolex e un libretto postale per un valore complessivo di oltre 30 mila euro, ed alcune sim card.

APPARTAMENTI DI LUSSO - Come evidenziato dalle immagini acquisite, le case degli indagati, che dall’esterno sarebbero potute apparire come comuni abitazioni ubicate nel quartiere Arenaccia di Napoli, una volta varcato l’ingresso degli ampi appartamenti, rivestiti di pavimenti di pregiato marmo, si presentavano come abitazioni caratterizzate da un livello di lusso estremo:  arredi e complementi  sfarzosi, pavimenti, porte, oggettistica, soprammobili, quadri e lampadari, tutti composti di materiali di lusso e pregiati, di  stile composito oscillante tra il Luigi XV per il mobilio e l’high-tech  per l’illuminazione, in un misto di pezzi unici e marchi esibiti in bella vista; tutti elementi che stridono con la condizione, ufficialmente di disoccupati e nullatenenti, rivestita dagli indagati,  inducendo a sospettare siano stati acquistati con denaro di provenienza illecita.

CIRCONVENZIONE DI INCAPACE - Occorre  precisare che la più grave imputazione di circonvenzione di incapace (art 643 c.p.) , è stata contestata in luogo della truffa in tutti quei casi in cui dagli elementi investigativi raccolti, integrati con l’esito delle consulenze tecniche disposte dal Pubblico Ministero, gli autori abusavano dello stato di deficienza psichica della persona, sfruttando le condizioni di minorata resistenza e vulnerabilità, di volta in volta riconducibili alla accentuata involuzione senile,  alla diminuita capacità critica, alla particolare emotività, al disorientamento e confusione mentale, alla ipoacusia, alla debilitazione fisica ed altro.

NOVE ARRESTI - Tutti gli arrestati sono stati reclusi presso il  carcere di Poggio Reale di Napoli, ad eccezione di  Gennaro Giaquinto al quale stata notificata la misura dell’obbligo di firma presso il Comando Carabinieri competente per territorio.

CONSIGLI PER EVITARE LE TRUFFE, AGLI ANZIANI - Diffidate degli sconosciuti che vi fermano per strada e che, a qualsiasi titolo, vi chiedono soldi per conto di vostri figli, nipoti o parenti, anche se si presentano in qualità di amici dei vostri congiunti; Diffidate se vi cedono il proprio telefonino affermando che il vostro congiunto è in linea e intende parlare con voi, in relazione alla richiesta di soldi; Se intendete parlare con i vostri figli, nipoti o parenti, chiamateli   direttamente col vostro telefono e mai tramite quello dello sconosciuto; Non consegnate mai per nessun motivo il vostro telefono allo sconosciuto, anche se offre di comporre il numero al vostro posto ; Non abbiate timore o vergogna di ammettere di non riconoscere una persona che afferma di conoscervi.

 AI PARENTI DEGLI ANZIANI - Non lasciate soli i vostri anziani, anche se non abitate con loro fatevi sentire spesso e interessatevi ai loro problemi quotidiani. Ricordate loro sempre di adottare tutte le cautele necessarie nei contatti con gli sconosciuti. Se hanno il minimo dubbio fate capire loro che è important6e chiedere aiuto a voi, a un vicino di casa oppure contattare le forze di polizia. Ricordate che, anche se non ve lo chiedono, hanno bisogno di voi.

 AGLI IMPIEGATI DI BANCHE E UFFICI POSTALI - Quando allo sportello si presenta un anziano e fa una richiesta spropositata di denaro contante, perdete un minuto a parlare con lui. Basta poco per evitare un dramma. Per ogni minimo dubbio esortateli a contattare i propri congiunti o i Carabinieri

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