Tor Bella Monaca: auto sportive e lo yacht 'Magnafoco'. Così i pusher si godevano i soldi della droga
Le barche lunga anche nove metri avevano valore di oltre quattrocentomila euro. Sigilli anche per una tabaccheria di Tor Bella Monaca
"A barca mia è a più bella di tutto er rimessaggio". Un natante di 9 metri, uno yacht ormeggiato a Fiumicino chiamato 'Magnafoco'. Era uno dei vanti di Marco Maruca detto 'Ciuchino' (o 'Jack' per qualcuno), che secondo il Gip Pierluigi Balestrieri, era "capo indiscusso" della piazza di spaccio di via Camassei, a Tor Bella Monaca, capace di guadagnare 200mila euro a settimana e che poteva contare anche su una raffineria della cocaina. Quella di Maruca, anzi dei Maruca intesa come famiglia, è una storia al limite. Di quelle della periferia più estrema.
La tragedia di Manuel Maruca
Nel 2016, proprio l'anno in cui iniziarono le indagini, Manuel Maruca morì a 18 in un incidente stradale. Un frontale con un'auto della polizia. Era alla guida della sua Fiat 500 quando all'alt della Polizia, avrebbe fatto un'inversione di marcia. Da qui la fuga e l'inseguimento per le strade del quartiere. Gli agenti chiedono rinforzi e le volanti aumento di numero. Fino al tentativo del giovane di raggiungere il raccordo imboccando la rampa in salita da via di Tor Bella Monaca. Qui, contromano, lo schianto contro gli altri veicoli. Manuel Maruca morì sul colpo.
Il fratello Marco, all'epoca dei fatti 27enne, non lo ha mai dimenticato. Così come non ha messo da parte l'ambizione di farsi un nome, fare gruppo con la propria famiglia, creare prima e difendere poi lo spazio conquistato nella piazza di spaccio di via Camassei. E così, con i soldi della droga, ecco il regalo: lo yacht 'Magnafoco', dedicato al fratello morto al quale era stato dato quel soprannome.
D'altronde dalle indagini è emerso il giro d'affari del gruppo a tinte familiari si aggirava sui 220 mila euro a settimana, con circa 200 clienti al giorno, molti dei quali rifornivano poi le zone della movida, soprattutto nell'epoca pre Covid.
Il ruolo di 'Taricone'
Sulle carte dell'ordinanza, sfogliando le pagine, emerge forte anche il nome di Pietro Maruca, detto 'Taricone', un nome noto. Non solo nel quartiere. Pochi giorni fa è stato condannato a 8 anni di carcere per avere accoltellato il poliziotto Yuri Sannino che stava cercando di soccorrere la moglie dalla quale si stava separando. L'aggressione andò in scena il 28 giugno del 2019. Era un venerdì. La piazza di spaccio dei Maruca aveva già subito arresti. Proprio il giudice che firmò l'arresto di Pietro Maruca, raccontando l'aggressione al poliziotto, aveva tratteggiato la personalità di 'Taricone' come "prepotente, aggressiva e priva di freni inibitori".
Secondo gli inquirenti, nell'operazione Alcatraz, 'Taricone' "aveva il ruolo di esattore di somme di denaro provento di spaccio, di percettore in prima persona di alcune dosi di stupefacente, e di consigliere del gruppo". Tra i ruoli apicali anche quello di Roberta Maruca, l'altra sorella di Marco. In carcere il compagno Daniele Leoniello, che è riuscito a scoprire una microspia su una Mercedes di famiglia.
Dagli accertamenti dei carabinieri è anche emerso come il denaro frutto dello spaccio sia stato investito in attività come un bar-tabacchi (sequestrato a Tor Bella Monaca), case, nel noleggio di auto sportive, come le Lamborghini, Rolex e imbarcazioni a motore da dieci metri. Tre in totale quelle sequestrate a Fiumicino, dal valore di 450mila euro. Uno sfarzo non nuovo e già raccontato nel precedente blitz che portò l'arresto di 51 persone a Tor Bella Monaca.