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Cronaca

Caso Hasib Omerovic: resta agli arresti domiciliari il poliziotto accusato di tortura

Il tribunale del Riesame di Roma ha rigettato il ricorso della difesa dell’assistente capo della polizia

Resta ai domiciliari Andrea Pellegrini, l’agente di polizia del commissariato di Primavalle accusato di tortura per la vicenda di Hasib Omerovic il 36enne precipitato dalla finestra il 25 luglio scorso. Il tribunale del riesame di Roma ha rigettato il ricorso della difesa dell’assistente capo della polizia che aveva chiesto l’annullamento dell’ordinanza del gip Ezio Damizia. La misura per Pellegrini era stata disposta dopo l’inchiesta della Procura di Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal pm Stefano Luciani.

Incapacità di autocontrollo 

Secondo il gip, “Pellegrini non ha avuto alcuna remora di fronte ad un ragazzo sordomuto e una ragazza con disabilità cognitiva (la sorella di Omerovic ndr) compiendo ripetuti atti violenti, sia sulla persone che sulle cose e gravemente minatori, così da denotare pervicacia e incapacità di autocontrollo”. 

L'interrogatorio di garanzia

Lo scorso 27 dicembre, davanti al gip, Pellegrini aveva scaricato la colpa sul suo collega accusandolo di aver fornito "dichiarazioni non veritiere" e che fosse lui il più vicino ad Hasib quando è caduto. L'agente, rispondendo alle domande del gip, aveva negato qualsiasi forma di violenze, schiaffi o polsi legati, spiegavano a suo tempo gli avvocati Eugenio Pini e Remo Pannain difensori del poliziotto, respingendo quindi le contestazioni che gli venivano mosse.

Le accuse nei confronti del poliziotto 

Secondo quanto emerso al poliziotto arrestato viene contestato di avere causato ad Hasib, affetto da sordomutismo, "un verificabile trauma psichico, in virtù del quale precipitava nel vuoto dopo aver scavalcato il davanzale della finestra della stanza da letto nel tentativo di darsi alla fuga per sottrarsi alle condotte violente e minacciose in atto nei suoi confronti". Tutto ciò è avvenuto "con abuso dei poteri e in violazione della funzione, nel corso dell'attività volta all'identificazione". Un'attività nel corso della quale si sarebbe accertato "il compimento di plurime e gravi condotte di violenza e minaccia.

I fatti di Primavalle 

I pm, coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, hanno accertato che l'agente sarebbe entrato "all'interno dell'abitazione, e immediatamente e senza alcun apparente motivo" avrebbe colpito Omerovic "con due schiaffi". Contemporaneamente si sarebbe rivolto ad Hasib con la seguente frase: "Non ti azzardare mai più a fare quelle cose, a scattare foto a quella ragazzina'". Quindi avrebbe brandito un coltello contro Hasib.

Sempre secondo quanto si legge nell'ordinanza riportata dalle agenzie di stampa, il poliziotto avrebbe poi sfondato la porta della stanza da letto di Omerovic, sebbene quest'ultimo "si fosse prontamente attivato per consegnare le chiavi". Una volta dentro la stanza ha costretto il 36enne a sedere su una sedia e dopo avere strappato un filo della corrente del ventilatore "lo utilizzava per legare i polsi di Omerovic brandendo" ancora una volta "all'indirizzo dell'uomo il coltello da cucina, minacciandolo, urlando al suo indirizzo la seguente frase 'se lo rifai, te lo ficco nel c…' e "lo colpiva nuovamente con uno schiaffo e continuava ad urlare nei suoi confronti, dicendogli ripetutamente 'non lo fare più'".

Hasib Omerovic, dunque, non avrebbe cercato il suicidio buttandosi dalla finestra della sua stanza da letto per "sfuggire" dalle sue presunte responsabilità di molestatore di ragazze che gli venivano "imputate" sui social network e dalle voci di quartiere, ma a causa delle "gravi condotte poste in essere nei suoi confronti dall'agente Pellegrini all'atto dell'intervento compiuto dagli appartenenti al commissariato". 

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