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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Lavorare e "vivere tranquilli": la protezione dei Casamonica costa 10mila euro

Le indagini dei Carabinieri hanno portato all'arresto di Guerino Casamonica e di un suo complice, colpevoli di aver estorto con il metodo mafioso denaro da due fratelli imprenditori in via Tuscolana

Se vuoi lavorare "tranquillo", nel territorio dei Casamonica, devi pagare. Non solo, chiamare le forze dell'ordine o assumere una guardia del corpo non serve a nulla perché "non è così che funziona, loro sono tanti". A finire nella tela del ragno, quella tessuta dal clan nella zona della Romanina, sono stati due fratelli, titolari di una nota concessionaria d'auto in via Tuscolana

Una estorsione, fatta con il metodo mafioso, scoperta dai Carabinieri che hanno arrestato Guerino Casamonica, 59anni e già noto alla giustizia, e un suo complice di 38 anni. Nel corso della notte, a Roma e Monterotondo, i militari del Nucleo Investigativo di Roma hanno infatti eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale DDA. I due soggetti accusati di "tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso".

I due imprenditori erano "colpevoli", secondo i loro aguzzini, di aver avviato dei lavori di ristrutturazione per ampliare la loro concessionaria nella zona dei Casamonica. E lì, chi vuole lavorare e non ha intenzione di affrontare problemi, deve pagare. Almeno secondo le intenzioni del clan. 

Tutto ha inizio a giugno dello scorso anno quando un uomo di 38 anni, un vecchio cliente dell'autosalone, si era recato nella concessionaria dicendo che tale "Casamonica" voleva conoscerli, ma i due titolari si sono rifiutati. Il 10 luglio una nuova visita. Qui, quell'uomo, si è presentato nell'esercizio riferendo di aver fatto da mediatore, da "garante" e che fosse "tutto apposto". Una iniziativa personale, che aveva una risposta chiara: 10mila euro per "vivere tranquilli"

A quel punto uno dei due fratelli, comprese le intenzioni, davanti ad una richiesta estorsiva, ha fatto sapere che prima avrebbe denunciato il tutto ai Carabinieri, quindi assunto una guardia del corpo. Ma niente. Non è così che funziona. Almeno secondo le logiche estorsive, collaudate, del clan.

A spiegarlo è lo stesso complice dei Casamonica, come si legge in una intercettazione: "Questo non è un problema personale, non serve a nulla quello che fai". Anche perché le attenzione della famiglia sinti si sarebbero concentrate puramente sui loro beni patrimoniali. 

Gli imprenditori, tuttavia, a luglio hanno deciso di presentare denuncia. E' proprio da qui che sono iniziate le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma. Gli approfondimenti, con attività tecniche e assunzione di informazioni, hanno anche consentito di acquisire gli elementi necessari a comporre a carico degli indagati un grave quadro indiziario.

Lo scenario, era chiaro, fin da subito. Guerino Casamonica e il suo complice 38enne, incensurato, hanno richiesto ai due imprenditori di versare 10mila euro per poter continuare senza problemi i lavori su via Tuscolana che, a detta dei due, avevano creato dei "danni a degli appartenenti alla famiglia Casamonica che vivono in abitazioni limitrofe al cantiere". 

Le richieste di denaro, da quanto emerso dalle indagini, sono state molto insistenti e molteplici, e tanti sono stati i "richiami all'impossibilità di sottrarsi alla richiesta estorsiva poiché proveniente dai Casamonica", prospettando, in caso di rifiuto, possibili danneggiamenti ai beni aziendali dei due fratelli.

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"Parliamo di gente pericolosa, di delinquenti. Quello di potrebbe dare una coltellate. Ti potrebbero sparare, è gente molto pericolosa. Si potrebbero presentare ancora, li conosco tutti da una vita. Ci provano fin quando non gli dai i soldi. Basta che non ci sparano ecco, sono molto agitato. Non vorrei ritorsioni fisiche. Girare con la guardia del corpo non mi va. Casamonica è entrato nel cantiere anche con un bastone", si raccontano i due fratelli in una delle conversazioni acquisite dai militari dell'Arma.

Dalle conversazioni, secondo le indagini, emerge come l'estorsione sia un risarcimento per il "danno" arrecato al clan. "Abbiamo sentito le vibrazioni. Le polveri dei lavori sono entrate dentro casa", è la motivazione principale di Guerino Casamonica che, con il supporto del 38enne, il quale già conosceva i due imprenditori, ha iniziato la macchina estorsiva che, secondo l'accusa, si è poi rivelata una di quelle eseguire con il "metodo mafioso" tra il giugno ed il novembre 2018. 

I provvedimenti eseguiti oggi, che dispongono la custodia cautelare in carcere per Guerino Casamonica e il suo complice, sono stati notificati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma presso l'abitazione e presso l'ospedale dove uno dei due è attualmente ricoverato e piantonato. 

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