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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Guidonia Montecelio

La Mafia a Tivoli e Guidonia, ecco la Cosa Nostra Tiburtina: 39 arresti

L'associazione era finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti armi ed estorsioni, aggravati dal metodo mafioso

Miravano ad avere il controllo totale dei territori di Tivoli e Guidonia Montecelio mediante il traffico di cocaina e la loro forza intimidatrice, attuata anche con "metodo mafioso". Un'associazione finalizzata al narcotrafficico ed alle estorsioni anche mediante la minaccia delle armi. A decapitare la "Cosa Nostra Tiburtina" sono stati i carabinieri del Comando Provinciale di Roma che hanno arrestato 39 persone (32 uomini e 7 donne). 

Cosa Nostra a Tivoli

Le indagini, condotte prima sotto l’egida della Procura della Repubblica di Tivoli (febbraio 2016) e dal maggio 2016 coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, hanno consentito (mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali, localizzazioni gps, telecamere, servizi di  pedinamento, osservazione e attività di riscontro)  agli investigatori, di ricostruire i tasselli di un mosaico che ha portato alla luce un pericoloso panorama criminale. A capo dell'organizzazione un 54enne di Tivoli, sotto di lui (in una struttura gerarchica piramide) due vice capi: un 36enne di Tivoli che gestiva il business nel Comune della Città dell'Arte ed un 25enne di Guidonia, a capo dell'area del Comune della Città dell'Aria. Le due basi logistiche a Villa Adriana di Tivoli  (sino ad arrivare a Settecamini a Roma) ed a Villanova di Guidonia. 

"Cosa Nostra Tiburtina"

Gli esiti dell'operazione sulla "Cosa Nostra Tiburtina" sono stati presentati questa mattina al Comando Provinciale dei Carabinieri alla presenza del comandante Antonio De Vita​, del comandante della Compagnia dei Carabinieri di Tivoli, Capitano Marco Beraldo e del Procuratore Aggiunto della DDA di Roma Michele Prestipino.

Pedinati i carabinieri che stavano svolgendo le indagini

Conoscenza delle attività investigative

Proprio il magistrato ha sottolineato la pericolosità del sodalizio criminale, indicandolo come "una associazione agguerrita". Rilevante è "la capacità dei componenti di questo gruppo criminale - le parole di Prestipino - soprattutto al vertice, di venire a conoscenza delle attività investigative, sia pure non nel dettaglio, di individuare la forza di polizia che conduceva le indagini, di capire chi erano i militari più impegnati nell'indagine e di effettuare nei confronti di questi militari un'attività di intimidazione estremamente seria e grave, costituita in attività di pedinamento dei militari che procedevano nell'attività di indagine e di individuazione delle rispettive abitazioni". 

Utilizzo del metodo mafioso 

"Tutto questo - ha aggiunto Michele Prestipino - è stato scoperto nel corso dell'attività e ovviamente ha determinato non solo motivo di preoccupazione, ma è stato oggetto di valutazione in considerazione del livello di gravità e di utilizzo di un metodo mafioso da parte di questo gruppo, nel segnare la propria presenza sul territorio". Secondo quanto riscontrato dagli investitgatori gli indagati avrebbero infatti studiato spostamenti ed abitudini delle forze dell'ordine arrivando ad individuare anche lo loro abitazioni al fine di "adottare azioni ritorsive nei loro confronti come risposta ai numerosi arresti e sequestri eseguiti nei confronti di appartenenti del sodalizio". 

Elicotteri a Tivoli e Guidonia 

Dopo due anni di indagini stamattina è scattato il blitz con gli elicotteri delle forze dell'ordine a risvegliare gli abitanti dei due Comuni della provincia nord est della Capitale. Dalle prime ore del mattino infatti, circa 300 carabinieri del Comando Provinciale di Roma, coadiuvati dal  Nucleo Elicotteri Carabinieri, dalle unità cinofile e da militari dell’8 reggimento Lazio,  sono stati impegnati nell’esecuzione di 39 ordinanze di custodia Cautelare (emesse dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica) nonché di 46 decreti di perquisizione domiciliare nei confronti di altrettanti soggetti, tutti indagati a vario titolo dei reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, armi ed estorsioni, aggravati dal metodo mafioso. 

Aggravante del metodo mafioso 

L’operazione odierna è l’esito di un’articolata attività investigativa, condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile  della Compagnia Carabinieri Tivoli, avviata nel febbraio del 2016, che ha delineato l’esistenza di un’organizzazione dai connotati mafiosi, dedita principalmente alla gestione del monopolio del traffico e dello spaccio di sostanze stupefacenti, nell’area est della Capitale. 

 

Cosa Nostra Tiburtina

Piazze di spaccio a Tivoli e Guidonia 

Gli investigatori, superando un inaspettato muro d’omertà, frutto della forza di intimidazione dell’organizzazione criminale che gestiva le piazze di spaccio di Tivoli e Guidonia, riuscivano dapprima a sequestrare 1 chilo di cocaina a due giovani “spacciatori”, e poi a dimostrare che entrambi erano disciplinati soldati di una più ampia organizzazione, che ha nel suo nucleo dirigente, persone legate dal vincolo di sangue, ed inseriti in un’ampia rete criminale di tipo piramidale. 

Forza intimidatrice del sodalizio 

L’associazione ricostruita attraverso le attività investigative ha fortemente condizionato le cittadine di Tivoli e Guidonia avvalendosi del cosiddetto metodo mafioso per controllare il territorio, predisponendo vedette e servizi di pedinamento in danno di appartenenti alle Forze dell’Ordine, così da tentare di guadagnare l’impunità per la commissione di più fatti/reato come estorsioni, incendi alle autovetture, minacce, pestaggi, sfregi al volto, utili a garantire l’egemonia che consentiva loro di dedicarsi appieno al core business della consorteria: il traffico e lo spaccio di stupefacenti. Come accertato dagli investigatori i "traditori" o coloro che non rispettavano le "regole" venivano sequestrati, condotti davanti al capo del sodalizio che dava vita ad un processo sommario, a volte terminato con lo sfregio al volto al "cattivo soldato" quale segnale forte per gli altri appartenenti all'associazione. 

Il vertice dell'organizzazione 

Le  investigazioni hanno evidenziato la predisposizione di veri e propri processi sommari, dove coloro che non si allineavano a voleri del “capo”, venivano  a lui condotti dagli altri membri  del sodalizio, sottoposti innanzi ai vertici del gruppo ad un vero e proprio contraddittorio ed in caso di “condanna”, puniti con pestaggi o sfregi al volto: l’associazione, ancorché autoctona, assumeva i tratti tipici di una cosca.  Ed invero è lo stesso leader,  identificato in un noto pluripregiudicato tiburtino G.C.,  che auto-rappresentava la sua organizzazione come corroborata da “determinati ideali e valori” criminali. Accanto al capo, emergono i suoi colonnelli: C.D.A. (per l'area di Tivoli) e M.P. (per l'area di Guidonia Montecelio), che si occupavano dell’operatività delle piazze di spaccio, dirigendo le vedette e i pusher. Una struttura piramidale familiare, con il capo ed i due vicecapi che si avvalevano della collaborazione di mogli, compagne, figli, fratelli e parenti. 

Organizzazione gerarcica piramidale 

Alla base della piramide, infine, vi sono i ragazzi, una pletora organizzata ed irreggimentata di giovanissimi autoctoni con specifici incarichi: lo spaccio, il controllo del territorio, la commissione di spedizioni punitive per chi sfida il sodalizio. Secondo quanto emerso dalle indagini le punizioni venivano perpetrate sia nei confronti di coloro che invadevano il loro "territorio" sia nei confronti degli stessi solidali che "sgarravano". 

Azioni ritorsive nei confronti dei carabinieri 

Questa consorteria si connota come pericolosa per l’ordine e la sicurezza pubblica, dove si consideri il contenuto delle intercettazioni, nelle quali venivano discusse, tra i capi, il compimento e l’attuazione di azioni ritorsive nei confronti dei Carabinieri che, a loro dire mettevano sotto pressione il sodalizio, procedendo a pedinamenti in danno dei Militari, utili al fine di individuarne le abitazioni, minacciarne le famiglie ed incendiarne le autovetture. "Un aspetto che indica la pericolosità del sodalizio - ha sottolineato ancora Michele Prestipino - soprattutto alla luce del fatto che la scoperta dell'operato dei carabinieri nei loro confronti non è avvenuta a causa di qualche infedele, ma grazie al controllo del territorio che erano riusciti ad attuare mediante la loro organizzazione". 

Holding della droga a Tivoli e Guidonia 

L’indagine ha consentito di disarticolare questa holding della droga operando 25 arresti in flagranza di reato, innumerevoli sanzioni amministrative, il sequestro di ingenti quantitativi di più tipologie di stupefacente e di una pistola. Il GIP del Tribunale di Roma, ha infine emesso 39 ordinanze di custodia cautelare, 33 in carcere e 6 agli arresti domiciliari.           


 

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