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Cronaca Centro Storico / Piazza di San Lorenzo in Lucina

Carabinieri: il Generale Antonio De Vita nuovo Comandante Provinciale di Roma

Il 57enne nato a Palermo prende il posto di Salvatore Luongo, passato al comando dell'Ufficio Legislastivo del Ministero della Difesa

"Dobbiamo partire dal territorio per garantire maggiore sicurezza alla città di Roma", queste le prime parole alla stampa del Generale di Brigata Antonio De Vita, da due giorni nuovo comandante Provinciale dei Carabinieri di Roma. Il 57enne nato a Palermo prende il posto del Generele Salvatore Luongo, passato al comando dell'Ufficio Legislativo del Ministero della Difesa. 

Figlio di un Appuntato dei Carabinieri, il Generale Antonio De Vita ha iniziato la carriera militare nel 1979, frequentando i corsi dell’Accademia Militare di Modena e della Scuola di Applicazione Carabinieri di Roma. Laureato in “Giurisprudenza” e in “Scienze della Sicurezza Interna ed Esterna”, ha conseguito altresì il “Master in Scienze Strategiche”, ha frequentato il Corso di “Consigliere Giuridico nelle Forze Armate”, il “Master in Studi Internazionali Strategico Militari” nonché il Corso di “Istituto Superiore Stato Maggiore Interforze” presso l’Istituto Alti Studi per la Difesa.

Ha iniziato a maturare esperienza operativa da giovanissimo Capitano al vertice della Sezione Anticrimine (R.O.S.) della Sardegna con sede a Cagliari per poi assumere il comando della Compagnia di Torino Oltre Dora.

Antonio De Vita nuovo Comandante Provinciale Carabinieri

A Napoli, al Comando del Nucleo Operativo del Comando Provinciale dal 1997 al 2001, ha diretto importanti azioni investigative quali la disarticolazione del clan Giuliano; l’operazione Sirena a Barra; contro i clan Lago e Marfella; l’arresto di Bruno Rossi ‘o corvo; contro Alleanza di Secondigliano; contro il clan Sacco-Bocchetti con arresto del super latitante Gennaro Sacco; nei Quartieri Spagnoli contro il clan Misso e Tolomelli-Vastarella; contro il clan Contini (arresto in Spagna del reggente Antonio Cristiano, tra i protagonisti della faida Contini/Mazzarella); nel settore delle indagini patrimoniali con durissimi colpi ai clan Polverino e Nuvoletta.

A Torino è stato al vertice del Comando Territoriale da settembre 2003 a ottobre 2006, periodo in cui nel capoluogo piemontese si sono svolti eventi come le Olimpiadi nel 2006, l’Ostensione della Sindone e le manifestazioni, con forti momenti di tensione, contro l’Alta Velocità.

Da Comandante Provinciale di Torino, dall’11 ottobre 2006 al 30 ottobre 2011, ha voluto, avviato e coordinato le investigazioni nell’inchiesta Minotauro, che ha portato a 142 arresti e alla condanna in giudicato di oltre cento appartenenti alla ‘ndrangheta calabrese ramificatasi in Piemonte. La stessa operazione ha inoltre documentato per la prima volta la presenza e l’operosità delle mafie meridionali in Piemonte.

Dal 31 ottobre 2011 al dicembre 2013 è stato Capo Ufficio Personale Brigadieri, Appuntati e Carabinieri del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri; dal dicembre 2013 al 21 settembre 2014 Capo Ufficio del Capo di Stato Maggiore del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.

E’ ritornato a Napoli, al vertice del Comando Provinciale, dal 22 settembre 2014 al 6 settembre 2016, dando un forte impulso alle indagini per contrastare i clan di camorra e il narcotraffico conseguendo importanti risultati con la cattura di trenta latitanti di altissimo profilo criminale quali i fratelli Cuccaro arrestati nella loro roccaforte a Barra; Valentino Gionta, Salvatore De Micco, Luigi Cimmino, Carlo Leone, Lucio Morrone, Vincenzo Capezzuto, Luigi Cuccaro, Michele Cuccaro, Vincenzo Nettuno, Pasquale Brunese, Pietro Maoloni, Salvatore Mariano e non da ultimo Umberto Accurso – clan “Vinella Grassi” – ricercato da due anni, latitante per omicidio, associazione di tipo mafioso, droga e altro. Sospettato inoltre di essere il mandante del raid contro la caserma di Secondigliano, catturato a Napoli.

Il momento più drammatico del suo incarico napoletano è stato l'omicidio di Anatolij Korov, l'uomo che il 29 agosto del 2015, durante una rapina ad un supermercato di Castello di Cisterna, nel Napoletano, fu ucciso mentre difendeva una cassiera dai malviventi. "Un eroe civile - come lo definisce il Generale De Vita- morto per difendere i valori della legalità”.

Il Generale De Vita è stato insignito delle seguenti onorificenze: Croce d’Oro per anzianità di Servizio Militare; Medaglia Mauriziana al Merito Militare di 10 Lustri; Medaglia d’oro al Merito di Lungo Comando; Medaglia NATO per servizio prestato in relazione alle operazioni nella ex-Jugoslavia; Commendatore di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

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